La pandemia alla prova della seconda estate

Ma perché non c’è evidenza scientifica sui vantaggi del coprifuoco?

Si discute sul coprifuoco. Anche il Comitato tecnico-scientifico si sfila: decisione politica, non siamo stati consultati. Le chiusure iniziano dal Medioevo

Ma perché non c’è evidenza scientifica sui vantaggi del coprifuoco?

Si parla e si decide sul coprifuoco, in assenza di dimostrazioni scientifiche, di un’analisi costo-benefici, e di una relazione causa-effetto tra le situazioni, i comportamenti e il contenimento del contagio. In Italia, Istituto superiore di sanità  e ministero della Salute non hanno pubblicato uno studio né generico né dettagliato in merito. Diversi esperti hanno manifestato un certo scetticismo sul coprifuoco. Alcuni hanno osservato che ipoteticamente dovrebbe essere una misura che funziona, ma nella pratica è complicato dimostrarlo.  L’oggetto del dibattito politico di questi giorni, mentre l’epidemia è ancora in corso, sembra dunque essersi impantanato sull’ora alla quale dovrebbe scattare il coprifuoco. Una deliberazione che, frenando mobilità e occasioni di assembramento, dovrebbe (nei desideri del governo) mettere un limite al contagio, in particolare  tra i più giovani.

 
Non è solo l’Italia ad aver  adottato  tale disposizione: altre nazioni nella seconda ondata hanno scelto questa misura (insieme ad altre) nel tentativo di evitare nuovi lockdown nazionali. Proprio in questi giorni  un giovane di 24 anni ha vinto il ricorso per una multa che gli era stata elevata per aver violato il coprifuoco. È accaduto in provincia di Macerata, nelle Marche. Il ragazzo era stato fermato e sanzionato dai carabinieri all’una di notte mentre tornava a casa dopo essere stato dalla fidanzata. A presentare il ricorso un giovanissimo studente di Giurisprudenza, Marco Dialuce, 21 anni di San Severino, che frequenta il secondo anno all’università di Camerino.


Il termine coprifuoco ha origine nel Medioevo. Si deve ad un editto di Guglielmo il Conquistatore, Duca di Normandia e Re d’Inghilterra che imponeva a tutti i cittadini il “cur-few”( il coprifuoco) a cominciare da una determinata ora della sera, notificata dal rintocco di una campana, da un araldo o da un banditore. Gli inglesi avrebbero importato la parola dal francese “couvre-feu” (chiudi fuoco). Il Conquistatore, dopo la battaglia di Hastings (1066), guadagnò l ‘Inghilterra e decretò lo spegnimento di tutti i fuochi dalle otto di sera onde soffocare la nascita di gruppi rivoluzionari. Siamo nell’XI secolo e, allora, la maggioranza delle case erano perlopiù capanne di legno: il riscaldamento era assicurato dal focolare.

Succedeva, che durante le ore notturne, scintille scaturite dal camino provocassero il fuoco all’abitazione, con incendi che potevano coinvolgere interi quartieri o gran parte della cittadina. Da questo, l’imposizione di “coprire il fuoco” con le ceneri, in modo da prevenire la fuoriuscita delle scintille, così tanto insidiose. Ecco da dove deriva l’uso del coprifuoco, ordinato dalle autorità, quale divieto straordinario di circolare di sera e di notte in alcune situazioni.


Abitualmente il coprifuoco si utilizza in guerra, dopo colpi di stato militari, per problemi di ordine pubblico, per bloccare rivoluzioni e/o insurrezioni,  o dopo tragici eventi naturali, ma quasi mai in corso di  malattie epidemiche, almeno fino ad oggi. Nei mesi trascorsi è stata dichiarata, appunto, la  “guerra” contro il Covid-19. Con le misure di nuovi lockdown ristretti o generalizzati,  si avvertono i segnali di un “atmosfera bellicosa”. In Italia, l’ultimo coprifuoco fu istituito il 26 luglio del 1943, dopo il crollo del Duce: fino al giorno dell’Armistizio (8 settembre) furono chiusi centri di ritrovo, locali  e luoghi sportivi, cinema e teatri, col divieto di uscire di casa dalle 21 alle 5 del mattino, a meno che non si avesse un lasciapassare (facevano eccezione i medici,  le ostetriche/levatrici in servizio, i sacerdoti).  La punizione/multa, in caso di circolazione  per strada senza giustificazione, era l ‘arresto, il giudizio presso il tribunale militare, e addirittura la pena capitale.


Ovviamente non sono giustificati i paragoni con le guerre ma esiste comunque un impatto psicologico molto forte sulle persone, con pesanti effetti collaterali, da parte delle chiusure a causa del virus. Si tratta di una buona cosa? Al momento, purtroppo, non abbiamo numeri certi, che oltrepassano gli episodi scritti e raccontati, per poter dare una risposta precisa. E’ oggettivamente complicato filtrare l’effetto dei vari provvedimenti e comprendere quale percentuale dei nuovi infettati sia dipeso dalle scuole, o dai mezzi pubblici, o dalle tavolate familiari. Nè esistono simulazioni sugli effetti del differimento di qualche ora dallo scattare del coprifuoco. E’ noto che per limitare la diffusione dell’epidemia è necessario intervenire sulla mobilità delle persone. 

 

La scelta di un coprifuoco notturno vuole tutelare sia la salute dei cittadini sia la produttività del paese. Si cerca di sacrificare la parte  legata al divertimento, eliminando  ciò  che non è “necessario”. Durante gli approcci serali, tra i vari luoghi, è più facile distrarsi, abbassare la guardia e ridurre il distanziamento. Il coprifuoco tenta di rimediare con meno cene e uscite serali, meno movida e vuole  ricordarci che dobbiamo fare delle rinunce, dei sacrifici.

 

La gestione di una fase pandemica  è difficile, ancor più quando gli indicatori sono imprecisi: dove avviene maggiormente  il contagio?  durante la movida, sul posto di lavoro e/o nelle mense, a casa coi parenti, sui mezzi di trasporto pubblici, nei centri sanitari, nelle scuole,etc? Gli interrogativi  sull’importanza del coprifuoco hanno un certo fondamento, ma essendo la situazione complessa , non c’è una sola risposta risolutiva. Una cosa possiamo affermare: il coprifuoco, da solo, non può essere il toccasana. Per vari ricercatori infatti non è tanto semplice capire se il coprifuoco sia davvero necessario, considerato che viene utilizzato insieme ad altre tipologie di protezione.

Pertanto diversi infettivologi, epidemiologi e biostatistici si chiedono se  gli eventuali  benefici, dopo un mese, siano dovuti  al coprifuoco o a  tutte le altre misure associate? Un articolo riportato su Science su di una indagine condotta a Wuhan ha mostrato che il coprifuoco e il lockdown mentre abbassavano i contagi all’esterno, li incentivavano in famiglia. Sembra infatti che al chiuso il virus evolva maggiormente.

 

“Non ci sono evidenze scientifiche”  vuole significare che, allo stato, siamo sprovvisti di dati ufficiali (esatti e purificati) sul tracciamento e sui luoghi  dove avverrebbe  il contagio. Quello che possiamo valutare (anche se in modo incompleto, in quanto non conosciamo i contagiati non calcolati) sarebbero i dati rapportati al parametro demografico. Però, anche con questo sistema restano i grattacapi: i numeri dicono che, complessivamente, l’11,8% dei contagi riguarda persone nella fascia d’età compresa tra 0 e 18 anni e il 47%  persone nella fascia d’età compresa tra 19 e 50 anni: appare logico ammettere che sia questa la fetta di popolazione più soggetta al coprifuoco. 

 

La motivazione assunta dal governo per mantenere le restrizioni è quella di limitare le interazioni sociali, specie tra i giovani che sono coloro che si vaccineranno in ultimo. Il Comitato tecnico scientifico ha detto due cose diverse: da un lato che “alla luce della situazione epidemiologica attuale ritiene opportuno che venga privilegiata una gradualità e progressività di allentamento delle misure di contenimento, ivi compreso l’orario d’inizio delle restrizioni di movimento”. 

Dunque per il Cts un’ora in più di libertà significherebbe maggiori occasioni di contagio. Dall’altro lato, sulla questione dell'orario ha poi chiarito: mantenere il limite del coprifuoco alle 22 non è un'indicazione del Comitato tecnico-scientifico, che non è stato mai consultato su questo specifico aspetto che "è sempre stata una decisione politica. In realtà noi del coprifuoco non abbiamo mai parlato, è sempre stata una valutazione politica, non ci è mai stata sottoposta alcuna istanza in tal senso".


Secondo il francese Le Figaro, il presidente dell'Accademia di medicina Jean-François Mattéi dice che “il coprifuoco resta soprattutto una misura complementare alla mascherina e alle misure di allontanamento sociale. Di conseguenza,  affinchè’  il coprifuoco sia realmente efficace, occorre  soprattutto combinare il "lockdown individuale" (distanziamento e la mascherina), con il "lockdown parziale" (per località in rapporto alla soglia di allarme) e "lockdown notturno": quest’ultimo,  un sinonimo  "meno battagliero e meno aggressivo" per significare "coprifuoco". La docente di economia Maria Polyak di UniStanford ha scritto che quando i locali sono chiusi non si può impedire a una famiglia di fare una passeggiata.
Anche l’altra misura del nuovo decreto, il “green pass” che dà la possibilità alle persone  vaccinate, guarite e monitorate con i tamponi di muoversi liberamente nelle Regioni arancioni e rosse, presenta non poche problematiche  dal punto di vista giuridico, e non è sostenuto da sufficienti basi scientifiche. Dopo mesi di chiusure e di vaccinazioni, andiamo incontro ad un’estate con maggiori restrizioni del 2020.

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