Arrivano le sospensioni

Medici no vax, via alle sospensioni. Primi provvedimenti dalle Asl

Arrivano le prime azioni da parte degli ospedali nei confronti dei 45mila sanitari in ritardo con i vaccini anti-Covid. Burioni: “Doloroso e indispensabile”

Medici no vax, via alle sospensioni. Primi provvedimenti dalle Asl

Sono oltre 45mila i medici in ritardo con le vaccinazioni contro il Covid, che non hanno ancora ricevuto la prima dose o la dose unica. Una situazione inaccettabile, secondo le autorità sanitarie, che hanno fatto scattare i primi provvedimenti, ossia le sospensioni.

 

Si tratta delle prime azioni, che arrivano a due mesi dal decreto che impone l’obbligo di immunizzazione per il personale sanitario, che conta complessivamente 1,9 milioni di operatori, tra medici, infermieri e personale vario, a contatto con i pazienti.

 

Nelle scorse settimane lli Ordini professionali, gli ospedali e le Rsa hanno fornito e stanno ancora fornendo i nominativi dei cosiddetti “no vax” alle Asl, che hanno fatto partire le prime sospensioni.

 

La mappa dei no vax

La Regione che conta il maggior numero di operatori che non sono ancora vaccinati è l’Emilia Romagna, come oltre 14mila tra medici e infermieri, pari a quasi l'8% del totale; a seguire si trovano la Sicilia con 9.214 (6,5%) e la Puglia con 9mila (6,5%).

Ma proprio in questo territorio sono anche stati “scoperti” i no vax, tanto che a fine maggio a Brindisi 5 dipendenti dell'Azienda sanitaria sono stati sospesi dal lavoro senza stipendio, dopo aver rifiutato il vaccino anti-Covid.

 

Dalla sanzione al licenziamento

La legge prevede sanzioni, come la sospensione dal lavoro, per coloro che rifiutano il vaccino senza una valida motivazione, come per esempio i motivi di salute. È in ogni caso previsto un allontanamento dai pazienti, per non mettere a rischio questi ultimi dal contrarre la malattia.

 

Il personale non vaccinato, dunque, deve essere trasferito ad altra mansione, per un incarico amministrativo. Nel caso in cui non ci fosse questa possibilità, però, si può arrivare anche al licenziamento.


In provincia di Trevisto cinque operatori no vax, in servizio presso la Residenza per anziani Villa Belvedere di Crocetta del Montelli e che erano stati sospesi, hanno fatto ricorso al Tar, ma quest’ultimo ha dato ragione alla Rsa.

 

Una questione “deontologica”

“In questi mesi al nostro Ordine sono arrivate diverse segnalazioni di infermieri, liberi professionisti, che hanno avuto difficoltà a vaccinarsi, ad esempio chi lavora per l'Inps. Detto questo noi abbiamo sempre detto, senza se e senza ma, che il vaccino va fatto.

 

Indipendentemente dalla legge sull'obbligo, c'è una deontologia che va rispettata” ha spiegato ad Adnkronos Pietro Giurdanella, presidente dell'Ordine degli infermieri della provincia di Bologna.

 

Più duro, invece, Roberto Burioni: "Incredibile, doloroso ma indispensabile per la sicurezza dei pazienti. Forse bisognerebbe guidare tutti questi sanitari verso un lavoro differente, più adatto a loro" ha twittato il virologo dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

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