Legge magiara nel mirino

Ue, Lgbt: Bruxelles avvia procedura d’infrazione contro l’Ungheria

Commissione Ue risponde a diniego di Orban a ritirare la legge ungherese applicabile ai minori. Per Von der Leyen, stop a “discriminazione minoranze”.

Ue, Lgbt: Bruxelles avvia procedura d’infrazione contro l’Ungheria

Il diritto dei genitori di educare i loro figli non dev’essere oggetto di discussioni”, ha detto la Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, nell’annunciare che la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro l’Ungheria.

 

A causare la tensione culminata nella tale decisione  di Bruxelles è la legge contro “la promozione dell’omosessualità”, un documento che il Parlamento magiaro ha approvato nei giorni scorsi e che vieta ai minorenni di accedere a qualsiasi contenuto che descriva comportamenti diversi dall’eterosessualità.

 

Articolo 2 del Trattato: tutela delle minoranze

Eppure a Bruxelles il dibattito continua, dopo gli emendamenti introdotti dal Governo di Viktor Orban ad una serie di altre leggi connesse a quella in questione che, in Ungheria, sono già entrare in vigore “discriminando le minoranze”.

 

Lo ha spiegato la Von der Leyen mettendo in chiaro che “la tutela delle minoranze è uno dei principi fondanti dell’Unione europea” sulla base di quanto stabilito dall’articolo 2 del Trattato di Lisbona. “Come guardiano dei Trattati”, l’Esecutivo Ue “sta inviando una lettera di messa in mora per discriminazione delle minoranze”. Così si legge nel comunicato della Presidente in cui illustra la risoluzione ufficiale.

 

Le reazioni in Europa

È questa politica di Budapest che ha scatenato la reazione di 17 leader europei che hanno portato al centro dei tavoli del Consiglio europeo del 24-25 giugno discussioni sfociate in una sorta di “accerchiamento” del Premier Orban. Tra i più decisi a fargli cambiare rotta, spiccano Angela Merkel, Emmanuel Macron e Mario Draghi. Sono loro gli autori e firmatari di una lettera che denuncia le ‘legge della discordia’ preparata a difesa dei diritti di omossessuali, bisessuali e transgender.

 

A questo si aggiungono le iniziative organizzate da vere e proprie campagne e movimenti contro la legge stessa, con l’auspicio che Orban cambi direzione. Anche Vera Jourova, Commissaria competente per il dossier all’esame di Bruxelles, ha confermato l’invio della lettera alle autorità ungheresi, avanzando una posizione netta su una legge che “discrimina le persone in base al loro orientamento sessuale e viola la libertà di espressione”.

 

Cosa rischia (e non rischia) Budapest

Sugli sviluppi e effetti della procedura, l’unica attesa della Jourova è sentire presto che il Governo ungherese faccia un passo indietro annunciando “che la legge non entrerà in vigore”. Ha poi aggiunto che, ad ogni modo, “se la risposta non sarà soddisfacente non esiteremo ad andare avanti” con gli step successivi previsti dalla procedura.

 

Uno scenario che potrebbe considera anche l’ipotesi di aprire il file alla valutazione della Corte europea di Giustizia e che, quindi, non esclude possibili “sanzioni economiche” contro le autorità di Budapest. Tuttavia, Budapest può tirare un sospiro di sollievo dato che la story non dovrebbe complicare ulteriormente perché - per lo meno – non interferirebbe con il meccanismo che vincola l’accesso e l’erogazione dei fondi europei (tra cui il NextGenerationEU a sostegno della ripresa) al rispetto delle clausole relative allo Stato di diritto. È quanto detto da Vera Jourova in sala stampa al Berlaymont

 

Ma nel mirino della Commissione Von der Leyen ricadono in questi giorni anche quelle zone a cui non possono accedere gli Lgbt (cosiddette free zones introdotte nel Sud-Est Polonia a partire dal 2019) in cui alcune municipalità, province, contee e regioni negano i diritti chi si dichiari non-etero.

 

Ecco perché la situazione per il Governo di Morawiecki potrebbe complicarsi attuando nuovi dissidi e azioni di Bruxelles contro Varsavia. A crearne il presupposto, sarebbe la potenziale sussistenza di violazioni delle norme dell’Ue. Ma la Commissione su questo non sta speculando e, anche per non far alimentare i focolai di tensione, ha evitato quindi di rilasciare dichiarazioni.

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