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Il bilancio

11 settembre in numeri: vittime, indagini, ricercati e costi economici

È tempo di bilanci nel ventennale della ricorrenza degli attentati alle Torri Gemelle, compresi quelli di chi ha iniziato a studiare il Medio Oriente

11 settembre in numeri: vittime, indagini, ricercati e costi economici

Se a New York si scatenava l’infermo, l’11 settembre fu un giorno terribile per il mondo intero.

Dopo lo shock iniziale, in seguito allo schianto del primo aereo, seguirono ore di apprensione scandite dalle notizie divulgate dalle tv in tutto il Pianeta. Immagini alle quali seguirono valutazioni, inchieste e numeri, come quello delle vittime.

Vent’anno dopo è tempo di bilanci, che riguardano il costo in termini di vite umane perse, di impatto sull’economia statunitense (e non solo), ma anche di conseguenze, come quella di spingere più giovani a iscriversi a corsi universitari sul Medio Oriente.

Eccoli.

 

Le vittime

Il bilancio definitivo, a 20 anni dall’11 settembre 2001, indica in 2.977 per le persone che persero la vita nel crollo nelle Twin Towers a New York. Furono le vittime 184 nello schianto contro il Pentagono, 40 tra i passeggeri del volo 93 della United Airlines caduto in Pennsylvania.

La più giovane tra i passeggeri dei voli dirottati dai terroristi fu Christine Hanson, a bordo del United Airlines Flight 175, che aveva due anni ed era diretta con la famiglia a Disneyland. Il più anziano era Robert Norton, 82 anni, imbarcato sul volo dell’American Airlines Flight 11.

Il dipartimento dei vigili del fuoco di New York perse 343 vigili, circa la metà delle vittime registrate dal personale in servizio in 100 anni di storia del dipartimento.

 

I danni materiali

Oltre alle perdite in termini di vite umane, nel crollo delle Torri Gemelle andarono distrutti 1.337 veicoli, compresi 91 mezzi dei vigili del fuoco. L’impatto dei due velivoli e in conseguente cedimento degli edifici provocò anche un sisma di magnitudo 2.1 per la Torre Nord, registrato dai sismografi americani, e di 2.3 per la Torre sud, come riferito dalla Columbia University di New York.

 

Il “costo” economico e lavorativo

Per rimuovere tutti i detriti dal World Trade Center ci sono voluti 1,5 milioni di ore di lavoro, per un totale di 261 giorni. A ottobre del 2001 si stima che siano stati persi 55.000 posti di lavoro a livello nazionale, soprattutto negli esercizi commerciali e nel settore della ristorazione. In tutti gli Stati Uniti le vendite dei locali diminuirono di 6 miliardi di dollari, nel solo mese di settembre 2001, soprattutto a causa della paura legata alla possibilità di nuovi attentati e alle restrizioni dovute a motivi di sicurezza.

 

Uomini e mezzi dispiegati nelle inchieste

Immediate scattarono le inchieste per accertare i fatti e individuare i responsabili. Si calcola che l’FBI, il Federal Bureau of Investigation, distaccò oltre 2.500 degli 11.500 agenti per riservarli a operazioni antiterrorismo.

Per chiarire se fossero state falle nella sicurezza, furono prodotti dossier per un totale di 350.000 pagine da parte della CIA e 20.000 pagine per l’FBI, poi presentate al Congresso americano.

Ne emerse che 11 soggetti avevano condiviso gli indirizzi con almeno uno dei dirottatori e 7 di questi erano piloti e già nella lista delle persone da monitorare (la cosiddetta “watch list”).

 

I ricercati

Le forze di sicurezza e intelligence Usa misero a punto una lista di persone ricercate, fissando ricompense fino a 25 milioni di dollari, liquidate dal programma Rewards for Justice, per chiunque avesse fornito informazioni utili per localizzare l’allora capo della rete terroristica di al-Qaeda, Osama bin Laden.

Negli elenchi dei presunti terroristi finirono 300 nomi ogni mese, segnalati dalla Cia ad agenzie di sicurezza interne ed estere, destinati a salire tra settembre e fine ottobre 2001 fino a 1.400, per poi stabilizzarsi nei mesi successivi intorno ai 900.

 

Boom di studi mediorientali

Infine, il dato curioso riguarda il fatto che, in seguito agli attentati dell’11 settembre, ci fu un boom di iscrizioni ai corsi di studio dedicati al Medio Oriente e al “Vicino Oriente”, attivati dalla New York University, con un incremento del 53% nell’autunno 2002.

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