Cosa farà adesso?

La fine dell’era Merkel. Il saluto: “Combattere per la democrazia”

La cancelliera tedesca esce di scena dopo 16 anni. Alla cerimonia la canzone preferita e il ringraziamento. Ora fornelli, terme, libri riposo (e pensione)

La fine dell’era Merkel. Il saluto: “Combattere per la democrazia”

“Guardate sempre il mondo con gli occhi degli altri”.

Le parole scandite dalla ormai ex cancelliera tedesca, Angela Merkel, hanno accompagnato la cerimonia d’addio alla scena politica. Almeno per ora.

Colei che ha guidato la Germania negli ultimi 16 anni e che è stata protagonista fin dal crollo del Muro di Berlino, è riuscita a controllare l’emozione, ma non ha rinunciato a inviare messaggi forti a pochi giorni dall’insediamento ufficiale del suo successore, Olaf Scholz, la prossima settimana.

 

La fine di un’era: dalla politica ai fornelli?

Mentre Merkel ormai è pronta al congedo, dopo aver saluto i leader mondiali in occasione degli ultimi incontri internazionali del G7, ora in molti si interrogano su cosa farà la 67enne. Difficile che riesce a chiudere del tutto i rapporti con la politica proprio lei che in questo mondo ha vissuto una vita intera.

C’è chi scommette che, da appassionata di cucina, si sposterà ai fornelli, lei che cucina zuppe di patate e torte di prugne, due piatti tipici tedeschi. Ama anche libri e terme, ma come ammesso da lei stessa nelle scorse settimane, “Cercherò di leggere e mi si chiuderanno gli occhi perché sono stanca. Allora dormirò e dopo vedrò dove mi sveglio”.

A casa l’aspetta il marito, Joachim Sauer, che però proseguirà il suo incarico lavorativo come ricercatore senior all’Università Humboldt di Berlino fino al 2022, fresco di rinnovo di contratto. Per lei, invece, inizierà la vita da pensionata, potendo contare su un assegno da circa 15.000 euro al mese, oltre al diritto a una “protezione personale e un’auto di servizio con autista, un ufficio nel Parlamento, un assistente personale e due assistenti tecnici” come ha fatto sapere una fonte del Parlamento tedesco.

 

Merkel: “Grazie per la fiducia”

Intanto restano le parole pronunciate da Angela Merkel alla cerimonia di congedo da cancelliera, lo Zapfenstreich, avvenuto a Berlino al ministero della Difesa, a pochi giorni dall’insediamento del suo successore e proprio mentre la Germania vive un momento di nuova crisi sanitaria. "Oggi provo innanzitutto gratitudine e umiltà di fronte all'incarico che così a lungo ho tenuto". Merkel, dunque, si è detta "grata per la fiducia ricevuta", perché la "fiducia è il più grande capitale in politica".

 

Poche parole, ma intense

Non è stato un lungo discorso, quello di Angela Merkel, che così chiude un’era durata 16 anni durante i quali lei ha saputo guidare la Germania e rafforzarla, sia in campo internazionale che interno. Ma proprio in questi giorni ecco che il Paese vive momenti di apprensione, citati dalla ormai ex cancelliera, il cui pensiero è andato a chi in queste ore "sta lottando per salvare vite", negli ospedali tedeschi sovraccaricati dall'emergenza pandemica.

Merkel ha rievocato le sfide che l'hanno impegnata "sul piano politico e umano".

A scandire la cerimonia, in un clima meteorologicamente rigido ed emotivamente di forte impatto nonostante Merkel non l’abbia voluto lasciar trasparire, c’è stata anche la musica.

 

La musica della gioventù come colonna sonora

Esattamente come da tradizione, seguita anche dai predecessori Helmut Kohl e Gerhard Schroeder (che però non aveva trattenuto le lacrime sulle note di 'My way') anche Angela Merkel ha scelto la sua colonna sonora per la cerimonia di addio. In particolare ha chiesto che la banda dell'esercito eseguisse "Per me dovrebbero piovere rose rosse", cantata da Hildegard Knef nel 1968. Un brano che non era nello spartito dei musicisti, ma che a Merkel ha ricordato la sua gioventù.

In scaletta, però, anche un brano punk di Nina Hagen, del 1974, "Du hast den Farbenfilm vergessen": "Una hit della giovinezza nella DDR", ha spiegato in conferenza stampa qualche ora prima. Infine un inno religioso, il “Te Deum”, prima di quello nazionale.

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