EditorialiOpinioniAnalisiInchiesteIntervisteScenariFirme
Comitati di garanzia

Parlamento, quegli strani equilibri molto in bilico nelle minoranze

Presidenze Copasir e Vigilanza Rai, serrate trattative tra le forze di opposizione. Mai come stavolta contano più i nomi del partito di appartenenza

Parlamento, quegli strani equilibri molto in bilico nelle minoranze

Dunque gli organismi bicamerali di garanzia sono al centro in questi giorni di serrate trattative tra i partiti di opposizione. Che, in qualche modo, si stanno intrecciando con i rapporti buoni, o meno buoni, che gli stessi hanno nelle regioni che andranno presto al voto, come il Lazio e la Lombardia

 

La partita per la presidenza del Comitato per la Sicurezza della Repubblica e per la Commissione di Vigilanza Rai è dirimente anche per le candidature alle prossime elezioni regionali. Nel primo caso, come nel secondo, sciogliere i nodi non ha a che fare solo con le possibili alleanze da mettere in campo, ma soprattutto con i nomi da proporre. Potremmo dire, anche se non senza qualche semplificazione, che il personalismo nutre ancora fortemente la politica, più delle idee e degli obiettivi programmatici. E più le forze partitiche attraversano un momento di fragilità sul piano identitario, più la soluzione passa per accordi che prediligono la convergenza su determinati esponenti di partito, piuttosto che su altri.

 

Così accade che nell’opposizione il percorso accidentato del Pd dopo le elezioni politiche sta diventando un ulteriore fattore di debolezza per il partito e per le minoranze in generale. Abdicando al ruolo di artefice di intese politiche, e in attesa del congresso di primavera, non sappiamo quanto inconsapevolmente, la principale forza di centrosinistra sta agevolando l’assenza di un dibattito politico su temi fondamentali, come appunto sono la sicurezza dello Stato e la vigilanza sull’attività del servizio televisivo e radiofonico nazionale e pubblico.  Un fatto che, in qualche modo, corre a vantaggio di forze meno strutturate sul piano partitico e più improntate al leaderismo, vedi M5S e Terzo Polo

 

Ma veniamo ai nomi. Basta guardare proprio al Copasir per capire cosa accade, visto che per il M5S il punto non è se accordarsi con il Pd e lasciare che sia un suo rappresentante a guidare il Comitato, piuttosto chi il Nazareno intende scegliere e se si tratta di un candidato a loro gradito. L’ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, non lo è, potrebbe esserlo Enrico Borghi, entrambi in ogni caso membri designati rispettivamente per il Senato e per la Camera dai democratici. Peraltro, lo stallo dei Cinque Stelle su un loro candidato alla Vigilanza sta rallentando parecchio le operazioni di mediazione. E anche se un’indicazione da parte dei pentastellati si attende in queste ore, nessuno può escludere che alla fine della fiera a Palazzo San Macuto siederà la candidata del Terzo Polo, Maria Elena Boschi.

 

E’ tutto una girandola di nomi e facce, e non è ingenuo pensarlo. Certo, c’è qualcuno che potrebbe obiettare che è sempre andata così quando si discute di nomine e incarichi, seppure elettivi. Ma è altrettanto vero che questo balletto non è mai un bel vedere quando si parla di istituzioni. Lo stesso ragionamento vale per il Lazio e la Lombardia. D’Amato sì, D’Amato no. Moratti sì, Moratti no. Ma nessuno ci dice ancora cosa vorrebbero i due candidati per i loro territori. Assistiamo, ancora e sempre di più, a una politica in cui trionfa l’individuo sulle idee. A destra le cose non vanno molto diversamente ma questo personalismo esasperato è sempre segno di un vuoto sui contenuti.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA