l’appello

Stop alle ricette digitali dal 2023: l’appello dei medici. Cosa cambia

Senza una proroga alla misura, prevista per fronteggiare la pandemia, si tornerà alle “vecchie” ricette cartacee, con disagi specie per gli anziani

Stop alle ricette digitali dal 2023: l’appello dei medici. Cosa cambia

Sul fronte delle ricette sanitarie si rischia un dietrofront che potrebbe riportare il settore della sanità indietro almeno di due anni, ossia alla cosiddetta “era pre pandemia”.

La possibilità di fare ricorso alle impegnative elettroniche, infatti, scade il 31 dicembre 2022 e, se non si farà ricorso a qualche provvedimento specifico in tempi rapidi, il rischio è di tornare ai vecchi ricettari in formato cartaceo.

A lanciare l’allarme sono soprattutto i medici di famiglia, che temono il caos ed enormi disagi, specie per i pazienti più anziani.

Senza contare il fatto che si tratterebbe di un passo indietro nell'ambito del percorso di digitalizzazione e dematerializzazione del Paese.

Per questo il sindacato dei medici di famiglia ha scritto una lettera al ministro della Salute, Orazio Schillaci, per chiedere un intervento urgente. 

In particolare, come richiesto anche dal Segretario nazionale dei medici di medicina generale, Scotti, occorrerebbe una proroga urgente.

 

Stop alle ricette elettroniche?

La ricetta in formato elettronica era prevista da un provvedimento in scadenza a fine anno e firmato, invece, in piena pandemia. Serviva a evitare di doversi recare negli studi medici e ambulatoriali per il ritiro delle impegnative o delle prescrizioni di farmaci, potendo contare, invece, sulla trasmissione delle ricette direttamente tramite computer alle farmacie.

Questa novità era contenuta in una ordinanza della presidenza del Consiglio che, secondo il sindacato dei medici Smi e di Cittadinanza attiva, andrebbe rinnovata e prorogata. "Chiediamo al ministro della Salute, Orazio Schillaci, la proroga oltre la scadenza del 31 dicembre 2022, dell'utilizzo della ricetta dematerializzata almeno per un anno e un provvedimento che renda il suo utilizzo strutturale". In questo modo, come spiegato da Pina Onotri, segretario Generale del Sindacato Medici italiani (Smi), si potrà continuare a "liberare" i medici "da impropri carichi burocratici".

 

Pochi medici e molto lavoro da sbrigare

Come spiega ancora il sindacato, "I medici di famiglia, di continuità assistenziale e dell'emergenza territoriale sono carenti in tutta Italia e al tempo stesso sono sempre più oberati da impropri carichi burocratici, con una sempre minore disponibilità di tempo per l'attività clinica", come sottolineato da Onotri.

Se si dovesse tornare alla vecchia impegnativa cartacea, dunque, ciò "rappresenterebbe un salto indietro, causando lunghe attese negli studi medici. La soluzione temporanea che auspichiamo è quella di una proroga di almeno un anno del provvedimento", conclude Onotri.

 

L’appello dei medici di famiglia

"Abbiamo interpellato sul provvedimento la segreteria del Ministro, facendo presente la scadenza, e ci aspettiamo una risposta positiva su una eventuale proroga", ha spiegato il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli. "Sappiamo che il tema è sul tavolo e sicuri che il Ministro mostrerà la sua attenzione verso l'argomento", gli ha fatto eco Silvestro Scotti, Segretario nazionale dei medici di medicina generale.

Un passo indietro nella digitalizzazione del Paese

Un altro aspetto critico riguarda la digitalizzazione generale del Paese, che così segnerebbe un passo indietro, come spiega la segretaria generale di Cittadinanzattiva, Anna Lisa Mandorino: "La sanità digitale, in generale e nel suo piccolo anche la ricetta dematerializzata è di enorme beneficio soprattutto in contesti, come le aree interne, in cui la distanza dallo studio del medico, o le condizioni disagiate che talvolta sussistono per raggiungerlo, costringerebbero ad esempio le persone anziane a chiedere aiuto ad un familiare".

 

Cos’è la ricetta elettronica e come nasce

La ricetta dematerializzata, altro nome per indicare la versione elettronica, è stata prevista da un'ordinanza della presidenza del consiglio dei Ministri, pubblicata in Gazzetta del 21 marzo 2020. Veniva predisposta la possibilità di usare strumenti alternativi al promemoria cartaceo, che fino al 2020 veniva rilasciato in formato cartaceo al paziente al momento della cosiddetta impegnativa. Quindi, pur risultando a computer nel sistema sanitario regionale una prescrizione o richiesta di visita specialistica, doveva essere ritirata in studio la versione cartacea.

La ricetta elettronica, invece, ha consentito la completa eliminazione del supporto cartaceo (dematerializzazione).

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