213esimo giorno di guerra

Gaza: stallo nei negoziati, inizia l’“evacuazione temporanea” di Rafah

Israele e Hamas non trovano accordo, e gli USA bloccano aiuti militari per Tel Aviv. Volantini, messaggi e telefonate avvertono i residenti di evacuare

Gaza: stallo nei negoziati, inizia l’“evacuazione temporanea” di Rafah

In un clima di crescente tensione, la città di Rafah si trova al centro di un ordine di evacuazione mentre i negoziati per la pace tra Israele e Hamas rimangono in stallo. La situazione si complica ulteriormente con la decisione degli Stati Uniti di interrompere l’invio di armi a Israele, segnando un momento cruciale nelle relazioni internazionali e nella sicurezza della regione.

 

Evacuazione imminente a Rafah

La città di Rafah, situata nella parte meridionale della Striscia di Gaza, è stata testimone di una serie di misure precauzionali adottate dall’esercito israeliano. Volantini, messaggi e telefonate hanno raggiunto i residenti, comunicando l’ordine di evacuare determinate zone della città. Questa “evacuazione temporanea” ha interessato circa 100mila persone, un segnale chiaro della gravità della situazione. Il Times of Israel riporta che l’operazione di evacuazione è stata descritta come “temporanea” e di “portata limitata”, ma le implicazioni per i civili coinvolti sono tutt’altro che marginali.

 

L’Idf ha dunue iniziato il controverso processo di evacuazione dei residenti dalla parte orientale di Rafah, in previsione di un’offensiva terrestre nella città strategica della Striscia di Gaza. La decisione, che ha colpito profondamente la comunità locale, è stata presa in risposta alla crescente tensione e all’impasse nei negoziati di pace. Mentre l’Organizzazione mondiale della sanità segnala che circa 1,2 milioni di persone hanno trovato rifugio a Rafah, l’evacuazione attuale sottolinea la gravità della situazione umanitaria che si sta sviluppando.

 

Negoziati di pace ad un punto morto

Parallelamente, il processo di pace è bloccato. Israele ha respinto le richieste di Hamas per porre fine al conflitto, con il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant che afferma che “Hamas non ha lasciato altra scelta che Rafah”. L’offensiva su Rafah sembra imminente, e le speranze per un cessate il fuoco si assottigliano.

 

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha sospeso per la prima volta dal 7 ottobre l’invio di munizioni ad Israele, mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito la sua posizione rigida contro le richieste di Hamas, sottolineando la necessità di mantenere la sicurezza di Israele e di riportare a casa i prigionieri israeliani.

 

Un funzionario israeliano, parlando in condizioni di anonimato al New York Times, ha rivelato che le recenti dichiarazioni del primo ministro Benjamin Netanyahu hanno avuto l’effetto di irrigidire la posizione di Hamas nei negoziati. Una rivelazione questa che getta luce su una crisi negoziale che si sta intensificando, con Hamas che cerca garanzie più solide per evitare un’offensiva israeliana a Rafah. Sempre il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, questa volta in una conversazione con il suo omologo statunitense Lloyd Austin, ha ribadito la posizione di Israele: senza un accordo soddisfacente, l’operazione a Rafah diventa inevitabile. Gallant ha poi sottolineato l’impegno di Israele a negoziare per il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco, ma ha anche evidenziato la resistenza di Hamas a qualsiasi proposta che potrebbe portare a una soluzione pacifica.

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