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Il premier si autoelogia e fa persino rimpiangere le slide di Renzi

Conte in conferenza si autoelogia come sempre e chiede agli italiani di non avere “risentimenti” verso il governo, l'Europa, le regioni e i politici...

Il premier si autoelogia e fa persino rimpiangere le slide di Renzi

Delle due l’una: o ci sono cose che il governo non dice, oppure non sa cosa fare e la cosa più semplice è aprire sulle attività produttive (altrimenti l’Italia precipita in una crisi irreversibile) e tenere chiuso, quasi come prima, tutto il resto. Infatti la prima sensazione che i poveri italiani hanno tratto dal monologo di Conte, che ormai è una sorta di sostituto del posticipo del campionato di calcio della domenica sera sia pure travestito da conferenza stampa, è la grande paura della ricaduta. Quindi il mantra del distanziamento sociale, la favola bella delle mascherine a prezzo calmierato, addirittura a 0,50 euro (quelle di cui il commissario Arcuri ha promesso già per cinque volte la disponibilità, che tuttora non c’è), le “soglie sentinella”, le regioni che devono comunicare i propri dati Covid-19 ogni giorno (ma ora non lo fanno?) e il contentino di poter correre un pò più lontani da casa per chi vuole e può tenersi in forma.

 

Dal 4 maggio si comincia a tornare al lavoro, ma per chi non è compreso (come dipendente o come titolare)  nelle attività produttive che riaprono cambia dunque poco o nulla, a cominciare dall’autocertificazione per spostarsi. Si potrà far visita ai familiari purchè non si facciano “party” (niente musica di sottofondo quando ci si rivede?), i funerali potranno tenersi ma entro il limite delle 15 persone, e chissà come e quanto tempo ci ha messo il Comitato Colao a stabilire questo tetto. Ma ancora niente cerimonie religiose a partire dalla Santa Messa. E poi ciascuno potrà divertirsi sfogliando il decreto definitivo, cercando magari di capirne la logica. 

 

E poi il solito vizio: bozze che circolano, conferenza stampa con pochissime domande generiche che, loro malgrado, appaiono concordate, mentre sarebbe normale approvare e diffondere i testi definitivi e poi fare un vero incontro con i giornalisti, discutendo in modo aperto delle diverse e importanti questioni che riguardano la vita di tutti.

 

C’è stata però una grossa novità: Conte si è scusato, velocissimamente ma lo ha fatto, per i ritardi nell’erogazione dei (pochi) soldi a partite Iva e imprese poichè, ha detto, si è trattato di una situazione senza precedenti ed ha buttato lì un paragone temporale che, se vero, dovrebbe prevedere il licenziamento immediato di tutti i vertici dell’Inps: l’istituto, ha scandito il premier, ha fatto in un mese quello che di solito fa in 5 (cinque) anni. 

 

Ma è stato solo un attimo, mentre il compiaciuto autoelogio toccava vette sinora nemmeno sfiorate: “gli altri Paesi ci stanno guardando con ammirazione e già ci stanno chiedendo, ammirati, copia di questo dpcm”; il piano “è ben pensato”; lo potremmo chiamare “SbloccaPaese”; il sostegno alle imprese è sempre “poderoso”; “sono orgoglioso del risultato storico raggiunto in Europa. E’ stata una prova di orgoglio, di dignità e di forza di carattere dell’Italia di cui io sono solo la punta del sistema”, salvo poi aggiungere che al Recovery fund “va data consistenza economica e va evitato che si crei più debito”.

 

Ad un certo punto, travolto dalla voglia di far bene e dalla mancanza di telecamere per più di una settimana, ha promesso anche “una stagione intensa di riforme” per cambiare tutte le cose che non vanno. E i poveri italiani che devono fare? Qui Conte è stato sublime: devono “evitare il risentimento”, proprio perchè sarebbe facile, ha detto, inveire contro il governo, le regioni, l’Europa e i politici. E non ha risparmiato nemmeno lo slogan da Mulino Bianco Barilla: “se ami l’Italia mantieni le distanze”. Matteo Renzi, almeno, faceva i suoi show munito delle fatidiche e famigerate slide. Conte, va detto, riesce a farne a meno. E stavolta non ha citato Churchill, ma ci ha detto di chiederci cosa possiamo fare noi per il Paese, in tal modo lasciandoci liberi di pensare che abbia evocato John Kennedy. (Ade)

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