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La ripresa oltre la pandemia

Ecco con quali strumenti l’Italia può favorire digitale e innovazione

L’indagine Ced sulle grandi aziende: potenziare Industria 4.0 per mettere il Paese in grado di utilizzare davvero le risorse del Next Generation Ue

Ecco con quali strumenti l’Italia può favorire digitale e innovazione

Non possiamo più limitarci all’allocazione di risorse necessarie per arginare gli effetti devastanti della nuova ondata della pandemia, ma, urgentemente, occorre mettere in campo misure strutturali per il potenziamento della competitività del sistema produttivo del Paese. La crisi sanitaria colpisce l’economia nel mezzo di una trasformazione epocale legata alla doppia transizione verso il digitale e verso l’economia verde.

 

Questi processi non si sono fermati, anzi, sono stati drasticamente accelerati dall’emergenza da Covid-19. Le risorse europee che, si spera, verranno nei prossimi anni, saranno fortemente orientate in questa direzione. Tuttavia, l’Italia è chiamata ad agire anche in autonomia e tempestivamente per evitare che nell’attesa che i fondi europei abbiano ricadute concrete, gli investimenti innovativi delle imprese subiscano una frenata significativa e blocchino il processo di upgrade tecnologico avviato negli ultimi anni anche grazie alle politiche sugli investimenti 4.0.

 

I principali paesi europei stanno accelerando in questa direzione anche per cercare di accorciare le filiere produttive e aumentare il livello di autonomia strategica. Questo in un contesto globale caratterizzato da tensioni significative, dove la competizione tecnologica diventa lo strumento più rilevante in chiave strategica.

 

In questo contesto si colloca l'iniziativa del Centro Economia Digitale che ha svolto un’analisi sulle principali misure di policy gestite dal Ministero dello Sviluppo Economico al fine di:

  • effettuare una valutazione della diffusione e dell’impatto degli strumenti in essere; 

  • individuare le misure su cui concentrare gli aumenti di risorse che si renderanno disponibili all’interno della manovra di bilancio; 

  • fornire proposte per migliorare il disegno complessivo del quadro di policy gestito dal MISE.

 

L’analisi è stata realizzata raccogliendo le valutazioni di alcune tra le più importanti imprese italiane: Enel, Eni, InfoCert, Leonardo e Tim. A queste è stato chiesto di valutare l’impatto delle politiche sulle attività del proprio gruppo e per le aziende operanti nella filiera produttiva di riferimento. Si tratta quindi di una valutazione qualificata, che riguarda alcune tra le più grandi realtà produttive del paese e che abbraccia alcune delle filiere più avanzate del nostro sistema economico. Per questo auspichiamo che le linee di indirizzo qui suggerite possano essere attentamente valutate e contribuire a definire la prossima manovra di bilancio.

 

Dall’analisi effettuata emerge un giudizio nel complesso positivo sul grado di diffusione e di efficacia del quadro di policy oggetto di indagine, pur in presenza di qualche eterogeneità evidenziata nell’analisi. L’impatto percepito delle misure appare, inoltre, essere superiore per le imprese coinvolte nella filiera rispetto a quello diretto sui grandi gruppi intervistati. Un risultato in ogni caso importante, considerato che un aumento degli investimenti realizzati dalle imprese nelle filiere considerate si traduce in effetti di upgrade tecnologici e produttivi lungo tutta la supply chain, che indirettamente ricadono anche sulle performance e la competitività dei grandi gruppi considerati.

 

Tra le diverse misure analizzate, più rilevanti sembrano gli effetti relativi al credito d’imposta per la ricerca, lo sviluppo, l’innovazione e design (giudizio medio pari a 8 su 10), ma sono apprezzate anche politiche di sistema come il piano Network 4.0 (stesso punteggio medio), ovvero un insieme di strumenti volti a migliorare la conoscenza dei centri di eccellenza presenti sul territorio nazionale.

 

Buono il giudizio complessivo sull'impatto della c.d. "Nuova Sabatini" (punteggio medio 7,5), una misura che ha l’obiettivo di sostenere gli investimenti per l’acquisto di macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo, software e tecnologie digitali.

 

Anche le misure che favoriscono la transizione digitale (digital transformation) registrano un giudizio complessivamente favorevole. Tutte le aziende consultate per questa indagine concordano su un effetto significativo sugli investimenti generato da questi strumenti (punteggio medio pari a 7,5). Per quanto riguarda, invece, lo strumento a favore dell’acquisto di macchinari innovativi per le imprese del Mezzogiorno, mentre è unanime la percezione di una buona diffusione di questa agevolazione (media 7,5), non tutte le imprese consultate hanno espresso una valutazione nettamente positiva circa l’ampiezza dell’impatto effettivo di questa misura (punteggio medio 6,5).

 

Infine, tra gli strumenti analizzati, quello più controverso appare il c.d. “voucher innovazione” (valutazione media pari a 5,6). Si tratta di uno strumento messo in campo per favorire i processi di trasformazione tecnologica e digitale delle PMI, attraverso l’introduzione di figure manageriali in grado di implementare le tecnologie abilitanti “Industria 4.0” e ammodernare gli assetti gestionali e organizzativi, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali. In questo caso l’impatto della misura è percepito, in generale, come abbastanza limitato.

 

È stato, infine, chiesto di esprimere un giudizio sul grado di priorità delle misure analizzate in termini di necessità di aumentare le risorse erogate rispetto a quanto già previsto. Le imprese intervistate hanno collocato in graduatoria (dalla prima all’ultima) le misure su cui puntare, assegnando un punto per l’ultima a salire fino a cinque per la prima.

 

Tra i principali strumenti adottati nel piano transizione 4.0 e negli altri interventi collegati, per quali si dovrebbero aumentare le risorse erogate rispetto quanto già previsto? Era questa la domanda alle aziende e la risposta prevedeva valori in scala da minima priorità relativa (pari a 1) a massima priorità relativa (pari a 5). Ne è emersa una preferenza verso maggiori finanziamenti in primo luogo per le misure legate alla trasformazione digitale e ai crediti d’imposta, in particolare quelli riferiti agli investimenti in ricerca e innovazione. L’indagine condotta dal Centro Economia Digitale ha riguardato le seguenti misure di policy:

 

  • Crediti d’imposta per favorire gli investimenti di transizione verso “industria 4.0”, relativi agli interventi legati all’innovazione, agli investimenti green e alle attività di design;

  • La misura Beni strumentali ("Nuova Sabatini"), messa a disposizione con l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito delle imprese e accrescere la competitività del sistema produttivo del Paese attraverso il sostegno per l’acquisto di macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo, software e tecnologie digitali;

  • Gli interventi sulla Digital Trasformation, finalizzati a sostenere la trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi delle PMI attraverso la realizzazione di progetti diretti all'implementazione delle tecnologie abilitanti e di altre tecnologie relative a soluzioni tecnologiche digitali di filiera;

  • La misura Voucher per consulenza in innovazione per il sostegno dei processi di trasformazione tecnologica e digitale delle PMI e delle reti di impresa attraverso l’introduzione in azienda di figure manageriali in grado di implementare le tecnologie abilitanti nei processi produttivi e di ammodernare gli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali;

  • La misura “Macchinari innovativi”, che sostiene la realizzazione, nei territori delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, di programmi di investimento diretti a consentire la trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa ovvero a favorire la transizione del settore manifatturiero verso il paradigma dell’economia circolare.

  • La realizzazione e il potenziamento del Network 4.0, finalizzato ad orientare gli imprenditori a identificare le principali strutture esistenti che supportano i processi di trasferimento tecnologico 4.0 (Istituti Tecnici Superiori, Competence Center (CC), Digital Innovation Hub (DIH), Ecosistema Digitale per l’Innovazione (EDI) delle Associazioni di categoria, Punti Impresa Digitale (PID) delle Camere di commercio, Centri di Trasferimento Tecnologico (CTT) certificati da Unioncamere; FabLAB per la manifattura additiva; incubatori Certificati per le startup innovative; istituti Tecnici Superiori (ITS).

 

 In base all'analisi effettuata ecco le proposte: 

 

  • 1) Estendere i fondi 4.0 all’acquisto di servizi e non limitare le agevolazioni ai soli beni. Le anticipazioni sul nuovo Piano che entrerà nella legge di bilancio segnalano un passo avanti in tal senso, anche se sarà bene tener presente che i processi di digitalizzazione realizzati attraverso modalità "as a service" vanno ben oltre l'acquisto di software;

  • 2) Prevedere maggiori agevolazioni sia in termini di aumento delle percentuali di agevolazione sia in termini di dimensione massima degli investimenti agevolati per quanto riguarda il credito d’imposta per ricerca e sviluppo, innovazione e design. Su questo sembra che l'interlocuzione tra Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell'Economia vada nella giusta direzione. Sarebbe importante definire un quadro di certezza pluriperiodale sulle risorse messe in campo in questo ambito, anche al fine di favorire investimenti con orizzonte temporale di medio-lungo termine.

  • 3) Introdurre modifiche ai c.d. “voucher innovazione” al fine di migliorarne diffusione ed efficacia;

  • 4) Esplicitare i collegamenti tra gli strumenti, ad es. tra quelli per la Digital Transformation e i Voucher per l'Innovazione. Occorre infatti favorire effetti di complementarietà tra le politiche anche prevedendo, ad esempio, incentivi ulteriori per chi utilizza più misure contemporaneamente.

  • 5) Integrare le politiche di incentivo alle imprese con politiche di sistema attraverso iniziative capaci di sviluppare sinergie orizzontali (tra settori e ambiti diversi) e sinergie verticali collegando meglio le attività di ricerca a quelle di implementazione industriale.

 

Questo ultimo tipo di azioni appare fondamentale per rafforzare ulteriormente il posizionamento competitivo su scala globale dei grandi gruppi industriali del Paese, in modo che questi possano trainare con ancor più efficacia importanti comparti dell’economia. Un’iniziativa in tale senso potrebbe essere quella di identificare un numero limitato di aree strategiche su cui concentrare iniziative mirate. Tra queste, un’opzione potrebbe essere quella di istituire nelle aree chiave identificate alcuni Centri di Eccellenza tematici gestiti in maniera manageriale e in grado di coinvolgere in attività di ricerca e innovazione organizzazioni sia pubbliche sia private. Bene sarebbe inserire tali iniziative nel contesto europeo, dove la UE ha già lanciato, ad esempio, importanti iniziative a favore dello sviluppo di tre Strategic Supply Chain (SVC) nei seguenti ambiti: nuove batterie elettriche, super computer, microelettronica. A queste si aggiungono aree strategiche strutturali quali l’Intelligenza Artificiale e le biotecnologie.

 

L’Italia è dunque chiamata ad agire in autonomia e tempestivamente su questi temi, ma gli interventi adottati dovranno necessariamente integrarsi con le strategie europee e i relativi fondi a esse destinati. Solo in questo modo il Paese potrà massimizzare gli effetti del Next Generation EU.

 

Un’occasione da non perdere, e su cui bisogna intervenire ora.

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