EditorialiOpinioniAnalisiInchiesteIntervisteScenariFirme
Il dilemma

Walter Ricciardi, semplice consulente del ministero o esperto scomodo?

Le posizioni, le critiche, i riflettori della stampa. Il professore fa discutere per le sue dichiarazioni non sempre in linea con il ministro Speranza

Walter Ricciardi, semplice consulente del ministero o esperto scomodo?

Rilascia interviste e dichiarazioni con la disinvoltura di un navigato personaggio politico. In tv da quando è iniziata l’emergenza covid presenzia stabilmente. Ma le sue parole spesso arrivano come carpiati che invece di risolvere problemi aprono tensioni e alimentano incertezze. I toni sono di chi detta la linea politica, piuttosto che limitarsi a un parere. Walter Ricciardi, medico e docente di Igiene alla Cattolica, consulente del ministero alla Salute e già direttore dell’Istituto Superiore di Sanità da cui si è dimesso nel 2019, è un personaggio che fa discutere. Ribalta, critica, corregge, a volte persino il ministro e l’intero governo. Personale attitudine o gioco delle parti?

 

I vaccini

Sono da poco passate le 21 di domenica, il ministro della Salute Roberto Speranza intervistato da Fabio Fazio a Che tempo ha appena escluso che almeno nella prima fase il vaccino anti-covid possa essere obbligatorio. “Partiremo con la non obbligatorietà”, dice. L’obiettivo del governo è raggiungere l'immunità di gregge ma attraverso la persuasione. Una “valutazione” ulteriore “si farà nei prossimi mesi”. Il vaccino, quello Pfizer, arriverà in Italia entro la fine di gennaio. Si partirà con le categorie “più esposte e in prima linea e con i più fragili”, dice Speranza.  Circa 1,7 milioni di persone per 3,4 milioni di dosi (dopo la prima vaccinazione c’è bisogno del richiamo). Solo in primavera si potrà avviare una vaccinazione di massa. Passano pochissime ore e con puntualità Ricciardi corregge il tiro: il vaccino “sarà valutato per la sicurezza, se funziona dico sì all’obbligo”. Per il professore se “serve il 90-95% di copertura per ottenere l'immunità di gregge, senza la quale ci troveremmo di fronte alla necessità di dover bloccare la produttività e la mobilità per il Paese, l'obbligo va valutato”. 

 

Il lockdown

Altro esempio. E’ l’11 novembre, la polemica sulla necessità o meno di una lockdown generalizzato divide la politica. Lo scontro è alto, le decisioni difficili. Il premier Conte alla fine esclude una chiusura generalizzata di tutto il Paese. E in accordo con il presidente dell’ISS, Silvio Brusaferro, e quello del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, mantiene la divisione in fasce di diverso colore per le Regioni. Anche in questo caso passano poche ore e Ricciardi interviene, e lo fa a gamba tesa: il rischio di un lockdown generalizzato "non è scongiurato, dobbiamo valutare gli effetti" delle misure adottate contro la corsa di Covid-19.  

 

Napoli zona rossa

Ancora un passo indietro. E’ il 6 novembre e sull’emergenza sanitaria a Napoli si alza un polverone. “Già due o tre settimane fa avevo detto che andava chiusa, l'area metropolitana di Napoli è un’area a rischio”, dichiara nel corso di una trasmissione radiofonica Ricciardi. “Se sono rimasto dell'idea che ci vorrebbe un lockdown a Napoli? Si, perché i dati sono addirittura peggiorati, qualche governatore dice che i dati sono di dieci giorni fa, ma i dati sono tutti peggiori”. Ma il punto è che solo due giorni prima il ministro Speranza aveva confermato il capoluogo partenopeo e l’intera Campania in zona gialla. A esprimere “sconcerto” per l’assoluta discordanza tra gli atti del ministro e le parole del suo consulente è il sindaco, Luigi De Magistris. A lui si unisce Beppe Sala, per dichiarazioni simili di Ricciardi sul capoluogo lombardo.  E’ bagarre. Insieme prendono carta e penna e scrivono direttamente a Roberto Speranza. Chiedono chiarimenti sui dati delle proprie città, qualcosa non quadra. E denunciano il cortocircuito: il ministro fa una cosa, il suo consulente lo smentisce. 

 

Speranza e gli altri ministri

Anche a fine ottobre Ricciardi finisce nell’occhio del ciclone. Con un intervento molto poco tecnico commenta le divisioni all'interno del governo sui DPCM, spiegando che il ministero della Salute avrebbe voluto adottare misure più restrittive ma “in Consiglio dei ministri si confronta con ministri che tutelano e presidiano, giustamente, il proprio mondo. Questo non succede solo in Italia ma in tutta Europa”. La stessa sera Speranza è ospite a Di Martedì sulla 7. Il ministro difende l’unità di intenti del governo e le misure adottate. “Il governo ha fatto una scelta decisa. Oggi il Paese è più forte e abbiamo assunto 36mila persone che a marzo non avevamo”, spiega ai microfoni di Giovanni Floris. “Abbiamo tante persone in terapia intensiva ma stiamo occupando posti letto costruititi in questi mesi”. Nel frattempo l’opposizione attacca: “Le parole di Ricciardi dimostrano che il governo è in stato confusionale, incapace di impostare una strategia che duri più di un paio di giorni e responsabile dell’incertezza sempre più diffuse nell’opinione pubblica”. 

 

La doccia fredda dell’Oms

Lo strano caso del professore Ricciardi esplode già in primavera. L’Italia è in piena pandemia, il Paese è fermo, i volti degli esperti cominciano a diventare familiari. Tra i più assidui c’è lui e viene presentato come rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il 19 aprile la doccia fredda. Nel corso di un’intervista su Rai News 24 Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'Oms, a una domanda che chiama in causa il consulente del ministero fa una precisazione: “il mio collega Walter Ricciardi non è dell'Oms”. Lo stesso giorno arriva la nota ufficiale dell’organismo Onu:

"Ricciardi non rappresenta l'Organizzazione Mondiale della Sanità ma il governo italiano presso il comitato esecutivo dell'organizzazione”. La stampa italiana è invitata a “evitare espressioni che suggeriscano che il professor lavori per l'Oms o che la rappresenti”.  Brutta figura. Eppure il professore è persona stimata e di fama, a ottobre è stato anche nominato presidente del ‘Mission Board on cancer’ della Commissione europea che gestisce un importante fondo per la ricerca e gli interventi sociali e clinici contro i tumori. Ma finisce col cadere vittima della sua sovraesposizione mediatica. E a furia di dichiarare non si comprende quale sia il suo ruolo al ministero: di pilastro o di demolitore?

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA