Il commento dell'esperto

Vaccino anti-Covid: serve ai bambini? Quando e come sarà realizzato

Le prime dosi per gli adulti saranno pronte in Italia a gennaio, ma non per i bambini. Perché? A quando una copertura anche per i più piccoli? E come?

Vaccino anti-Covid: serve ai bambini? Quando e come sarà realizzato

Gli esperti continuano a ribadirlo: quella contro il Covid sarà la imponente vaccinazione di massa che abbia mai visto il nostro Paese, ma anche il mondo intero. Eppure inizialmente ne saranno esclusi i bambini, ossia coloro che nei mesi scorsi sono stati considerati uno dei principali veicoli di trasmissione del virus Sars-Cov2. Loro, spesso asintomatici o paucisintomatici, quindi con pochi segnali della presenza della malattia, non riceveranno il vaccino anti-Covid. Ecco perché, quando potranno avere anche loro una copertura e come comportarsi fino ad allora. 

 

Vaccino sì, ma non per i più giovani

Il Piano Vaccini Covid Italia 2021 è stato già annunciato dal ministro Speranza. Il vaccino è considerato un formidabile strumento di prevenzione contro il coronavirus e arriva in tempi rapidissimi, grazie a uno sforzo mai visto prima da parte della comunità medico-scientifica, delle aziende farmaceutiche e dei governi in tutto il mondo, ma potrà essere somministrato solo agli adulti, nella fase iniziale. Il motivo è semplice: la sperimentazione è stata condotta solo su questa fascia di popolazione e non su quella pediatrica: «Tra i primi vaccini che arriveranno anche in Italia uno solo sarà stato testato nei soggetti di età di 16 anni. La sperimentazione sui più giovani, infatti, dovrebbe partire da metà del 2021 e proseguirebbe presumibilmente per diversi mesi, quindi i tempi per un eventuale vaccino pediatrico sono molto lunghi» conferma Rocco Russo, responsabile del tavolo sulle vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria (SIP). 

 

Perché bambini e ragazzi sono esclusi dal vaccino anti-Covid

«I motivi sono diversi: la sperimentazione pediatrica richiede procedure anche formali più laboriose rispetto a quella in età adulta, dove i soggetti decidono volontariamente di entrare in un protocollo sperimentale. Ma esistono anche differenze tecniche e sostanziali: per esempio, non è detto che il dosaggio pensato per gli adulti sia adatto anche a bambini e ragazzi, come neppure il numero di dosi, di richiami e l’eventuale intervallo tra una somministrazione e l’altra» chiarisce l’esperto. 

 

Priorità agli adulti per la vaccinazione 

Un altro aspetto è legato al fatto che finora ci si è “polarizzati” sugli adulti perché ha riguardato proprio questa fetta di popolazione, che è esposta a rischi potenzialmente molto più gravi in caso di malattia Covid. Secondo Paul Offit della Pennsylvania University e Kristin Oliver della Icahn School of Medicine di Mount Sinai, intervistati dal New York Times, i ricoveri ospedalieri degli under 21 sono 20 volte più bassi rispetto alla popolazione adulta. «Si tratta di un principio generale, seguito anche nel percorso che ha portato ad altri vaccini. Al momento è prioritario offrire uno strumento in più contro la pandemia negli adulti e in particolare contro anziani e operatori sanitari che saranno i primi destinatari del vaccino. Poi occorrerà procedere con la fase 4, di cui molti sottovalutano l’importanza o dimenticano persino l’esistenza. E’ quel periodo di controllo post marketing, dunque successivo alla commercializzazione del vaccino, in cui si devono proseguire le verifiche sull’efficacia del prodotto e su eventuali effetti collaterali - spiega il pediatra - La cautela, insomma, è d’obbligo e al momento di naviga a vista, si procede per priorità. In un secondo momento e presumibilmente a partire dalla metà del prossimo anno si inizierà la sperimentazione anche su bambini e ragazzi, ma non dobbiamo attenderci risultati in tempi rapidi». 

 

Come proteggere i giovani senza vaccino anti-Covid

Gli esperti non hanno dubbi: vanno mantenute e sempre rispettate le norme di protezione, quindi lavaggio delle mani, mascherina e distanziamento. «Noi confidiamo molto sul vaccino, ma non dobbiamo pensare che sarà la soluzione definitiva. Ci vorrà tempo, la stessa campagna vaccinale contro il Covid richiederà uno sforzo enorme: occorrerà vaccinare oltre il 70% della popolazione con due dosi, che è un traguardo molto ambizioso. Nel frattempo, però, possiamo contare sui nostri comportamenti corretti: lavarsi di frequente le mani, mantenere le distanze, indossare la mascherina e areare i locali sono fondamentali e abbiamo già visto che hanno prodotto effetti positivi. Tra l’altro ci permettono di proteggerci anche contro altre forme di malattie» spiega Russo, che fa un esempio: «Anche il morbillo è un virus che si trasmette tramite goccioline di saliva ed è molto più contagioso: ha un indice di contagiosità 10 volte superiore al coronavirus. Ma i dati di questi mesi ci dicono che, grazie alle misure di protezione, i casi si sono nettamente ridotti. Lo stesso vale per le forme influenzali». 

 

A quando l’immunità di gregge

Di fronte a una tempistica che, seppure accelerata, resta piuttosto lunga ci si chiede quando si arriverà a poter contare su un’immunità di gregge che limiti la circolazione del virus. Purtroppo, però, nel caso del Sars-Cov2 rimangono alcune incognite: «Si può parlare di immunità di gregge propriamente detta nel caso del morbillo, perché con una popolazione coperta al 95% grazie al vaccino, è difficile che il virus possa circolare. Inoltre, una volta vaccinati non si corre il rischio di riammalarsi. Con il coronavirus, invece, non abbiamo questa garanzia. Abbiamo visto, infatti, che alcuni soggetti si sono riammalati, dunque la risposta anticorpale potrebbe anche non permettere di essere protetti per sempre. Non sappiamo cosa accadrà col vaccino. Per questo possiamo anche ipotizzare che saranno richiesti richiami nel tempo. Insomma, l’immunità di gregge per il momento è stata dimostrata solo con alcuni tipi di vaccino e alcune malattie» conclude il pediatra. 

 

Nonni e nipoti: come proteggerli dal Covid

Non bisogna, però, allarmarsi. Secondo gli esperti rimane fondamentale l’educazione: «Non bisogna sentirsi smarriti: in attesa del vaccino, che rappresenta uno strumento di prevenzione aggiuntivo e importante, occorre educare i propri figli, insegnare loro i comportamenti corretti che consentono di proteggere bene se stessi e anche i nonni, in modo da non essere veicolo di contagio involontario nei loro confronti» spiega Russo. «La convivenza col virus, che durerà ancora a lungo, ci aiuterà a modificare le nostre abitudini e valorizzerà anche il ruolo dei nonni, in quanto persone care da proteggere» osserva l’esperto. 

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