Si volta pagina. Joe Biden inaugura il nuovo corso della politica estera statunitense e lo fa lanciando un messaggio chiaro alla Russia di Putin e alla Cina, senza però dimenticare l’Europa e l’impegno nell’ambito della Nato. La parola chiave diventa “diplomazia”.
Biden: “Diplomacy is back”
Dopo i primi ordini esecutivi firmati dal neo presidente Usa, su clima, emergenza sanitaria e migranti, ora è la volta della politica estera. Joe Biden nelle scorse ore ha chiarito: “Diplomacy is back at the center of our foreign policy”. Parole che segnano il cambio di strategie nei rapporti con i principali interlocutori mondiali. Nel suo primo discorso in questo ambito da capo della Casa Bianca, Biden ha annunciato la volontà di collaborare con gli alleati, senza cercare rotture o scontri frontali, ma allo stesso tempo lanciando un messaggio chiaro al presidente russo Putin, a partire dal caso Navalny.
L’appello a “rilasciare Navalny”
L’America "condanna con forza l'uso di metodi duri contro manifestanti e giornalisti questo weekend in diverse città della Russia" aveva fatto sapere il segretario di Stato, Blinken, e ora anche Biden torna a chiedere il rilascio “immediato e incondizionato” di Navalny.
Dalla Germania al Myanmar
Biden ha anche citato il colpo di stato in Myanmar, auspicando il ritorno della democrazia, mentre ancora più netto è il cambio di rotta nei rapporti con l’Europa e soprattutto nella presenza militare americana. Il neo presidente Usa, infatti, ha fatto marcia indietro sul ritiro delle truppe statunitensi in Germania, annunciato da Trump.
Linea dura con Arabia Saudita e Cina
Più ferma la posizione con Riyad: Biden ha annunciato l’imminente nomina di un inviato speciale per lo Yemen, con cui l’Arabia Saudita è in guerra da anni, invertendo la rotta dell’alleanza proprio con gli arabi (in chiave anti Houthi, inseriti a gennaio nella lista dei terroristi dall’ex segretario di Stato, Pompeo), siglata da Barack Obama e proseguita con Donald Trump.
Quanto alla Cina, chiaro il monito di Biden: "Affronteremo gli abusi economici della Cina, contrasteremo le sue azioni aggressive e coercitive, respingeremo l'attacco della Cina ai diritti umani” ha detto, proseguendo: “Siamo pronti a lavorare con Pechino quando sarà nell'interesse dell'America farlo".