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La nuova economia

La transizione digitale è per tutti, professioni devono fare da traino

Non si possono applicare tecnologie nuove a processi vecchi: la blockchain ha effetto su smart contract e supply chain, l’internet delle cose e sanità

La transizione digitale è per tutti, professioni devono fare da traino

Il ministero della Transizione digitale, al dì là del nome, che potrebbe essere diverso, rappresenta l’evidenza di una realtà che riguarda tutti. Ma attenzione: nel passaggio verso una 'nuova economia', come quella che stiamo pienamente vivendo grazie alla rivoluzione digitale, classicamente si sovrastima l'impatto a breve ma si sottostima quello a lungo periodo. Per questo motivo le opportunità oggi sono certamente maggiori dei rischi, i quali si possono riassumere in un solo concetto: inerzia.

 

Il tema riguarda tutti noi come cittadini ma anche e soprattutto il mondo delle professioni intellettuali, organizzate o meno in Ordini e Collegi, che infatti devono  passare ad una partecipazione attiva, qualificata e autorevole a questi cambiamenti perché è chiaro che per esse 'o si sarà intorno al tavolo o si sarà sul menù’. Le tecnologie digitali offrono grandi opportunità ma occorre comprenderne la logica, che è esponenziale piuttosto che incrementale, e che richiede di concentrarsi sui perché piuttosto che sui come. Si tratta, soprattutto, di non applicare tecnologie nuove a processi vecchi. È una sfida rilevante per i sistemi a intelligenza diffusa e collettiva, qual è il mondo professionale, ma lo è in tutti i campi.

 

Costruire competenze, organizzazioni efficaci e istituzioni adatte all'economia digitale e sostenibile è la grande sfida del nostro tempo. Nel prossimo futuro, per le professioni, una particolare attenzione meriteranno gli scenari basati su tecnologie che vanno affermandosi, quali le Blockchain e gli smart contract. La Blockchain si sta evolvendo per essere una piattaforma sicura e affidabile per la condivisione dei dati in aree di applicazione come il settore finanziario, le supply chain, l'industria alimentare, il settore energetico, l'internet delle cose e la sanità. Se andiamo poi sul concreto possiamo osservare, ad esempio, come l'applicazione degli smart contract nella gestione della supply chain abbia generalmente migliorato la trasparenza, la tracciabilità e l'efficienza della catena di approvvigionamento, permettendole di essere più agile e rafforzando le relazioni tra le parti interessate.

 

Nello specifico si può, tra l'altro, determinare la provenienza delle merci, tracciarne la catena di custodia, eseguire automaticamente il pagamento al soddisfacimento dei criteri e mantenere un database aperto delle parti interessate con un punteggio che indica la loro reputazione. La premessa a tutto questo è che le organizzazioni devono essere, o rapidamente divenire, ricettive verso una cultura più aperta e trasparente, e gli standard e i regolamenti devono tenere il passo con la crescita della tecnologia. Solo così la tutela sarà adeguata per tutti, a partire dai contraenti deboli.

 

In queste dinamiche vi è un enorme spazio di azione qualificata per il mondo delle professioni intellettuali, verso il miglioramento della qualità delle transazioni e nell'espansione dell'offerta di servizi aggiuntivi. Sarà impossibile, infatti, formare un 'unico sistema omogeneo' basato su blockchain associato esclusivamente ai principi di decentralizzazione, trasparenza e apertura.

 

I sistemi basati su blockchain saranno di natura ibrida e conflittuale, combinando elementi di diverse logiche: legge normativa e algoritmica, Contratti Ricardiani e Smart, sistemi privati e pubblici, incontrollabilità e arbitrato. Le professioni intellettuali, di fronte alla "rivoluzione tecnologica", hanno tutto da guadagnare o tutto da perdere, ma il futuro è nelle loro mani.

 

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