Le prossime nomine

La corsa di vice-ministri e sottosegretari tra uscite e riconferme

Sono 36 le caselle da coprire. Molti i nomi in lizza ma non è detto che decidano tutto i partiti. Nel Pd Zinga stavolta dovrà calibrare il peso delle donne

La corsa di vice-ministri e sottosegretari tra uscite e riconferme

Sembra che la maggior parte sarà di attribuzione politica ma non è detto che qualche casella non sia riservata a tecnici. La corsa alle 36 nomine che mancano per completare la squadra di governo, quelle relative a vice-ministri e sottosegretari, è partita. E questa volta assume un valore strategico doppio rispetto al passato. Negli 8 ministeri chiave guidati dai tecnici di Mario Draghi i partiti puntano almeno a mettere delle loro ‘ sentinelle’. Specie in quelli che avranno ruoli da protagonista nella gestione del Recovery Fund. Poi c’è la Sanità. La Lega ha mal digerito la riconferma di Speranza e da ieri è all’attacco su quelli che definisce metodi “terroristici” del consigliere del ministro, Ricciardi, che è tornato a parlare di lockdown totale.

 

La decisione poi di prorogare la chiusura degli impianti sciistici al 5 marzo a 4 ore dall’apertura ha scatenato ulteriori polemiche e la rivolta dei governatori del Nord. Anche i Cinquestelle sono sul piede di guerra. Alle prese con la conta interna e con una ormai quasi certa scissione hanno perso ministeri importanti. Con i sottosegretari puntano a riconferme e almeno a qualche nuovo incarico. Ad esempio alla Giustizia. Dove Cartabia ha preso il posto di Bonafede. Malumori non mancano nemmeno all’interno delle forze politiche. Le donne Pd dopo essere state escluse dalla rosa di ministri in quota dem parlano di “ferita” e contano su “un bilanciamento con i vice-ministri e i sottosegretari”.

 

Le ambizioni e gli equilibri

Alcuni vice uscenti puntano sulla comunicazione per aumentare le chances di riconferma. Presenzialista con la pandemia in talk show e programmi vari il viceministro del M5s alla Sanità nel Conte II, Pier Paolo Sileri, ha fatto il pieno anche negli ultimi giorni di dirette e presenze in tv. Ma la Salute è tutt’altro che blindata. E giri di nomi potrebbero esserci anche all’Interno. Lì siede, riconfermata da Draghi, Luciana Lamorgese, invisa alla Lega per la riscrittura dei decreti sicurezza. Il Carroccio chiede un “cambio di passo” per entrambi i ministeri. Non sono escluse perciò new entry anche al Viminale.

Nel partito di Zingaretti si attendono le mosse della segreteria. Che questa volta dovrà meglio bilanciare il peso delle donne nelle caselle da occupare. I nomi che circolano sono quelli di Marianna Madia, Debora Serracchiani, Lia Quartapelle, Simona Valente. Le quote rose andranno a loro volta calibrate con il peso delle correnti.

Ecco le nomine dei capi di gabinetto.

 

Le commissioni di Garanzia e quelle permanenti

Cambi in vista alla presidenza delle commissioni parlamentari di Garanzia che spettano all’opposizione. Con la fiducia al governo, attesa per mercoledì al Senato e giovedì alla Camera, diverrà più chiaro il quadro delle forze che non voteranno l’esecutivo Draghi. Oltre a Fratelli d’Italia, la cui posizione è esplicitata da tempo, anche Sinistra Italiana - ad eccezione della senatrice Loredana De Petris e del deputato Erasmo Palazzotto – ha deciso per il No. Resta da capire quanto numericamente pesante sarà la fronda dei ribelli 5Stelle. Al momento si contano 40 deputati e 30 senatori contrari. Ma c’è la possibilità che molti si astengano per evitare una rottura definitiva. Quanto alle commissioni permanenti l’esistenza di una nuova maggioranza potrebbe comportare novità negli uffici di presidenza solo se tra gli attuali presidenti qualcuno fosse nominato vice-ministro o sottosegretario.    

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA