Tempi stretti

Recovery Plan, la regia di Draghi e l’urgenza di ridisegnare il futuro

Dombrovskis: “Scadenza per i Piani a fine aprile. Così primi esborsi a luglio”. La “maggioranza” degli Stati “pronta” per l’inizio del mese prossimo.

Recovery Plan, la regia di Draghi e l’urgenza di ridisegnare il futuro

Ci sono rapporti diretti e praticamente quotidiani tra Bruxelles e gli Stati membri alle prese con la scrittura dei piani nazionali per l’accesso ai fondi del Next Generation Eu. “Il lavoro va avanti è c’è un dialogo costante con le capitali”, garantisce il vice presidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis. “La scadenza” per presentarli “è entro fine aprile e ciò permetterebbe i primi esborsi in luglio: il 13% di prefinanziamento sul totale dei fondi spettanti a ciascun Paese”. E se è vero che ad oggi “nessuno ha già sottoposto i Piani”, il vice della Von der Leyen ammette che “la stragrande maggioranza” è però pronta a farlo “per inizio aprile”. Dunque, attendere troppo è rischioso ma è difficile immaginare che l’Italia riesca a consegnare i compiti prima della scadenza regolamentare. “C’è da fare un lavoro tecnico spaventoso”, avrebbe detto il premier Draghi ai suoi più stretti collaboratori. Che, tradotto, significa che il Piano italiano va sostanzialmente ridisegnato e che Roma ha l’urgenza di farlo in poco più di 7 settimane.

Per la fine del mese prossimo il nuovo esecutivo dovrà mettere in piedi un’impalcatura di progetti e investimenti inseriti in un nuovo modello di sviluppo e tali da essere efficienti. I soldi fino al 2026 arriveranno ma solo se i progetti andranno avanti in conformità con gli obiettivi generali. 

 

Sulla sfida che si è aperta il governo lavora a testa bassa. In campo ci sono per l’Italia 209 miliardi destinati a 7 diverse priorità: energie rinnovabili, tecnologie pulite, edifici green, accessibilità ai servizi della pubblica amministrazione, connessioni digitale, riqualificazione del lavoro, economia dei dati. I finanziamenti a fondo perduto sfiorano i 69 miliardi, i prestiti da rimborsare arrivano a 127. Poi ci sono altri 13,5 miliardi assegnati nell’ambito del programma supplementare React-Eu per le politiche di coesione.

Il 70% dei fondi che l’Ue metterà a disposizione - anche grazie all’emissione per la prima volta nella sua storia di titoli di debito comuni - dovrà essere impegnato tra il 2021 e il 2022.  Per l’accesso alle risorse due sono le condizioni principali a cui i singoli Piani devono uniformarsi: il 37% degli investimenti totali vanno sul clima, il 20% sul digitale. 

 

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, si sta occupando personalmente della riscrittura del Recovery Plan, che comprende anche una parte di progetti preesistenti. Le decisioni che verranno prese e messe nero su bianco nel nuovo testo che Bruxelles attende, condizioneranno la ripresa italiana per i prossimi decenni. Il braccio destro del premier in questa impegnativa operazione è il ministro dell’Economia, Daniele Franco. Entrambi saranno affiancati da consiglieri per la pubblica amministrazione e per l’economia di primissimo piano. L’ex governatore della Bce dovrà predisporre una strategia che possa assicurare il rilancio dell’economia. Serve una nuova visione, una cornice di sviluppo sostenibile del Paese che sappia guardare al futuro ma con l’occhio vigile su risultati e ricadute su economia reale e livelli occupazionali.  

 

La governance del Piano cambia completamente assetto rispetto a quanto previsto dal precedente governo. Niente struttura piramidale, niente regia a quattro del premier con i ministri dello Sviluppo economico, Affari Europei ed Economia. Sarà solo quest’ultimo, il Mef, ad avere un ruolo centrale insieme alla Ragioneria generale dello Stato e ai funzionari pubblici che ne fanno parte. Il gruppo di lavoro sarà coordinato da Carmine di Nuzzo, al vertice della Ragioneria, coadiuvato da 6 funzionari interni e un team di economisti, dirigenti, docenti universitari ed esperti anche esterni. In tutti i ministeri coinvolti operano però task force e gruppi di lavoro, che non sono solo responsabili dei progetti che li riguardano ma anche dei rapporti con i competenti uffici europei.

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