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Ritratti (poco) diplomatici

Quando Gorbaciov partecipò con Raissa al Festival di Sanremo

L’ultimo segretario del Pcus ha festeggiato i 90 anni di età: si discute del suo ruolo nella fine dell’Urss, dove è stato meno apprezzato che da noi

Quando Gorbaciov partecipò con Raissa al Festival di Sanremo

I novant’anni di Mikhail Gorbaciov (sinceri auguri di buon compleanno) ci hanno fatto tornare improvvisamente indietro al secolo scorso. L’ultimo segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica è uno dei pochi leader ancora in vita che appartengono all’epoca della Guerra Fredda: questa ricorrenza ci offre dunque l’opportunità per effettuare qualche riflessione su una figura che, forse suo malgrado, ha contribuito a marchiare in maniera indelebile il corso degli eventi nei decenni successivi all’implosione dell’Urss.

 

Partiamo da una domanda provocatoria: è giusto considerare Gorbaciov un leader di successo? Tecnicamente, è difficile sostenere questa tesi: il politico russo portò infatti alla disgregazione lo Stato di cui era il capo, e che rappresentava il principale (anzi, ai tempi l’unico) contraltare degli Stati Uniti. Peraltro, non è fuori luogo ipotizzare che le conseguenze delle azioni e delle scelte compiute da Gorbaciov andarono ben oltre le sue intenzioni: è infatti alquanto improbabile che il leader del Pcus volesse la fine dell’Unione Sovietica e la sconfitta nella Guerra Fredda, mai dichiarata ma dimostrata nei fatti dal tracollo economico e politico nel quale sprofondarono la Federazione Russa e le ex repubbliche socialiste negli anni Novanta.

Del resto, ancora oggi è molto facile sentire in Paesi come l’Ucraina l’imperituro adagio “si stava meglio quando si stava peggio”, a testimonianza della pessima maniera con cui fu gestita la transizione successiva all’implosione dell’Urss verso un’economia di mercato e l’istituzione di regimi che, almeno sulla carta, sarebbero dovuti diventare delle democrazie liberali e invece si sono trasformati in oligarchie gestite da precedenti leader sovietici in maniera spesso ben più autocratica che durante il regime socialista. 

 

È stato lo stesso Putin (che ha comunque tributato a Gorbaciov doverosi auguri di compleanno) ad attribuire al vecchio ex leader sovietico la responsabilità del vuoto geopolitico in cui la vasta area dall’Europa orientale all’Estremo Oriente sprofondarono negli anni Novanta del secolo scorso. Certo è che l’eredità politica di Gorbaciov è stata ambivalente e non del tutto positiva, se guardata con gli occhi di un cittadino russo, o ucraino, o turkmeno. Tuttavia, sarebbe ingeneroso negare all’ultimo leader del Pcus la lungimiranza e il coraggio nel voler cambiare un regime che era ormai diventato insostenibile, e che sarebbe comunque imploso da lì a pochi anni.

L’adozione della perestroika e della glasnost furono gesti molto importanti che denotano la grandezza di Gorbaciov, il quale aveva dimostrato l’onestà intellettuale di ammettere che si dovesse cambiare strada. Del resto, sarebbe anche scorretto attribuire a lui la catastrofica gestione del post-Guerra Fredda, dato che la transizione fu gestita da Boris Eltsin (che a differenza di Gorbaciov non verrà mai ricordato come un grande leader). In questo senso dunque, il conferimento del Nobel per la Pace nel 1990 fu ampiamente meritato.

 

Insomma, Gorbaciov forse era troppo in anticipo rispetto alla storia e accelerò un processo che avrebbe probabilmente avuto bisogno di essere incanalato su binari più saldi, anziché andare incontro a un collasso geopolitico di tali proporzioni. Le “sliding doors” della storia non sono però sufficienti a scalfire la grandezza del personaggio e dell’uomo, peraltro sempre molto vicino all’Italia e ai nostri “riti collettivi”. Sia quelli religiosi (è interessante la sua vicinanza alla religione cristiana e in particolare la sua sincera ammirazione per la figura di San Francesco), ma anche quelli laici: in questi giorni sanremesi, sono sicuro che in tanti si ricordano ancora della sua partecipazione al Festival con la amata moglie Raissa nel 1999! Ancora cento di questi giorni a Gorbaciov, testimonianza vivente di un’epoca fondamentale per la nostra storia recente.

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