I fondi europei

Recovery Plan, il ministro Franco: “191,5 miliardi per l’Italia”

Il titolare del Mef: stima leggermente inferiore rispetto a gennaio. Due i livelli di governance del Piano, il coordinamento al ministero dell’Economia

Recovery Plan, il ministro Franco: “191,5 miliardi per l’Italia”

E’ la prima audizione del neo ministro dell’Economia, Daniele Franco, in Parlamento. Precisamente davanti alle commissioni riunite Bilancio, Finanze e Politiche Ue di Camera e Senato. E il tema è il Recovery Plan italiano che sta entrando in queste settimane nella fase decisiva, e che per fine aprile deve essere pronto per Bruxelles.

I fondi a disposizione dell’Italia, conferma il titolare del Mef sono “circa 196 miliardi a prezzi correnti, 69 sotto forma di trasferimenti, 127 sotto forma prestiti”. Ma gli ultimi dati e il regolamento europeo che prende a riferimento il Pil del 2019, riportano “una stima leggermente inferiore a quella indicata a gennaio e pari a 191,5 miliardi circa”.  Il ministro conferma quanto già circolato nei giorni scorsi e cioè anche che i pre-finanziamenti al 13% “saranno disponibili alla fine dell'estate”. 

 

La governance del Piano italiano

Franco si sofferma anche sulla governance del Piano. “Occorre che sia robusta e articolata nella fase di attuazione degli interventi”. I “compiti e le responsabilità” saranno suddivisi su “due livelli”. L’ipotesi allo studio è quella di costituire “una struttura centrale di coordinamento presso il Mef a presidio e supervisione dell’efficace attuazione del piano”, a cui affiancare “una unità di audit indipendente”. Ma “la responsabilità primaria sui progetti rimane dei singoli ministeri, che devono lavorare congiuntamente”. Oltre all’Economia sono coinvolti “il ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale per tutti i progetti che riguardano la digitalizzazione, il ministero della Transizione ecologica per la politica energetica e l'impatto su ambiente e clima, infine Sud e coesione per assicurare coerenza complessiva al piano e riduzione dei divari territoriali”.

Per il titolare di via XX Settembre il “rapporto con il territorio è cruciale e rende possibile selezionare i progetti in grado di soddisfare i bisogno di cittadini e imprese”. In ciascun ministero dovrebbero essere creati “presidi di monitoraggio e controllo sulle misure di rispettiva competenza con il compito di interagire con i soggetti attuatori”. L’obiettivo è il “rafforzamento delle strutture tecniche e operative”, unico modo per accelerare sul “tasso di utilizzo dei fondi” europei che in Italia fino ad oggi è stato “molto contenuto”. Il Governo sta anche lavorando al “rafforzamento del piano dal punto di vista delle finalità strategiche e delle riforme” che servono.  Gli obiettivi saranno soggetti a “vincoli concreti attraverso precisi criteri di ammissibilità” in base alle tre linee guida Ue. Ogni singolo progetto andrà tarato “sulle risorse effettivamente disponibili”. Dal Mef valutano anche il “rapporto fra progetti a legislazione vigente e nuovi progetti per vedere se la distribuzione fra i due canali di intervento debba restare quella indicata o debba cambiare”.

 

La fotografia del Paese e il divario tra Nord e Sud

Il ministro si sofferma anche sulle “forti eterogeneità” che attraversano il Paese. Nel meridione vive “un terzo della popolazione” ma il Pil prodotto corrisponde a “un quarto” di quello nazionale, e “il tasso di occupazione è di 20 punti inferiore, il Pil pro-capite è al 55% di quello medio del centro Nord. Da circa 40 anni, dagli anni ‘80, il processo di convergenza si è arrestato”. Per quanto riguarda i giovani “il tasso di disoccupazione è quasi tre volte maggiore dei lavoratori più anziani”, la quota di giovani che “non studiano e non lavorano” è la “più elevata dell'Unione”.

Quanto alle differenze di genere “il tasso di occupazione femminile è al 50%, di 18 punti inferiore a quello degli uomini e di 8 inferiore alla media Ue”.  Questi divari “riflettono una molteplicità di cause storiche”, dice Franco, ma il Recovery Plan “offre l'opportunità di dare una risposta concreta”. Ed è anche “un esercizio di apprendimento senza precedenti per le istituzioni italiane” che ci “consegnerà un Paese più prospero, giusto, sostenibile, con una Pubblica amministrazione più efficiente e un contesto regolamentare più favorevole alla crescita economica”.

 

Importanti novità nella Pa

Il ministro dell’Economia non conferma, però, né smentisce la notizia apparsa sul Corriere della Sera sull’assunzione nella pubblica amministrazione di migliaia di persone, tra tecnici ed esperti con competenze diverse, per la preparazione del Piano italiano. Si limita solo a dire che sulla riforma della Pa il Mef sta lavorando con il ministero della Funzione pubblica il cui titolare, Renato Brunetta, “esporrà domani una serie di importanti innovazioni".

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA