Geopolitica dei vaccini

Arriva la “Nato” dei vaccini, accordi UE-Usa. Cosa sono e perché

Oggi videoconferenza tra il commissario UE, Thierry Breton, e il capo task force Usa, Jeffrey Zients per una collaborazione transatlantica. Dubbi su Sputnik

Arriva la “Nato” dei vaccini, accordi UE-Usa. Cosa sono e perché

La geopolitica passa anche dai vaccini. Se la pandemia ha “unito” il mondo nella lotta contro il coronavirus, la corsa alla produzione e distribuzione di sieri contro il Covid rischia di ricreare una frattura tra Occidente e Oriente. La conferma arriva dalla videoconferenza di oggi tra il commissario UE, Thierry Breton, che si occupa dell’emergenza sanitaria e della campagna vaccinale nel Vecchio Continente, e Jeffrey Zients, capo della task force anti-Covid degli Stati Uniti.

Al centro ci sono possibili accordi per aumentare la distribuzione di vaccini americani in Europa, che però rischiano di allontanare l’arrivo dei prodotti russi e cinesi, ossia il vaccino Sputnik e il Sinopharm, distribuiti invece su larga scala finora soprattutto nei paesi dell’America Latina e in Africa.

Anche il caos sull’autorizzazione dello stesso Sputnik da parte dell’Ema alimenterebbero nuove polemiche, dando credito all’idea della creazione di una “Nato dei vaccini”.

 

Un Patto atlantico Usa-Ue per i vaccini

I primi colloqui erano stati avviati la scorsa settimana, per far sì che aumentasse la fornitura di vaccini da parte degli Usa all’Europa. Oggi se ne discute nuovamente nella videoconferenza tra il commissario Breton, capo della task force europea che sta coordinando la campagna vaccinale, e il suo omologo statunitense, Zients. Tanto basta per far parlare di nuovi accordi transatlantici in “stile Nato”. “Il problema dei vaccini sta nel produrli. E la soluzione arriverà da Europa e Usa, da nessun’altra parte” ha chiarito Breton in un’intervista a France 2.

Nonostante i ritardi nelle forniture, denunciati anche da Von Der Leyen nei confronti di AstraZeneca (“meno del 10% rispetto a quanto pattuito”) Breton traccia la strada: “Abbiamo deciso di lavorare insieme, perché i nostri due continenti sono i soli del pianeta che ci permetteranno di uscire da questa situazione”.

 

Vaccini Usa, ma prodotti in Europa

L’obiettivo è quello di produrre nel Vecchio Continente le dosi dei sieri americani. “Abbiamo in Europa la più grande infrastruttura per la produzione di vaccini, insieme agli Usa. E lo sappiamo: il problema è permettere alle nostre fabbriche, tanto negli Usa quanto in Europa, di aumentare la capacità di produzione. La buona notizia è che effettivamente ci stiamo arrivando” ha aggiunto Breton.

Russi e Cina tagliate fuori?

Gli accordi rischiano, però, di ridurre possibili partnership con la Cina e soprattutto la Russia, del cui vaccino Sputnik si attende l’autorizzazione da parte dell’Ema. L’Agenzia del farmaco ha avviato la ‘rolling review’ solo pochi giorni fa, dopo “fraintendimenti” che hanno ritardato l’avvio dell’iter di valutazione. La sensazione è che i rapporti avviati a inizio anno in particolare tra Germania e Russia abbiano subito una battuta d’arresto. Dopo la telefonata tra Angela Merkel e Vladimir Putin per l’arrivo del vaccino russo Sputnik in Europa, proprio Berlino ha supportato Mosca nel redigere la documentazione da presentare all’Ema.

Che ne sarà ora del vaccino russo?

 

Obiettivo immunizzazione o export?

I rapporti con la Russia, però, sono in corso anche in Italia, in particolare per la produzione presso stabilimenti sul territorio, come annunciato tra gli altri dal Presidente della Regione Lazio, Zingaretti. Kirill Dmitriev, responsabile del fondo russo produttore di Sputnik, ospite a Mezz’ora in più su Raitre il 7 marzo, ha detto chiaramente che sono in corso trattative “con l’Italia” e altri Stati membri. Anche il presidente della Camera di Commercio italo-russa, Vincenzo Trani, ha confermato: “Dmitriev ha raggiunto un accordo con l’azienda Adienne Pharma&Biotech per la produzione dello Sputnik V in Italia, siglando il primo contratto europeo per la produzione locale del vaccino.

Il dubbio sulla strategia russa (e cinese), però, rimane: è stata la stessa presidente della Commissione Ue a sollevarlo il 17 febbraio, dicendo: “Ancora ci chiediamo come mai la Russia offra milioni di dosi quando ancora non vaccina tutta la sua popolazione, questo dovrà trovare risposta”. Al momento lo Sputnik è stato acquistato autonomamente prima dall’Ungheria, poi da Repubblica Ceca e Slovacchia, senza aspettare l’autorizzazione dell’Ema. Il premier ungherese, Viktor Orban, però, si è vaccinato con il vaccino cinese Sinopharm, lo stesso di cui si è approvvigionata la Polonia.

Il siero russo è stato scelto anche da San Marino e Serbia, ma Dmitriev ha già annunciato di voler estendere la collaborazione in Europa, puntando a chiudere “20 collaborazioni entro giugno”.

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