Richiamo all’equità

Concorsi pubblici: polemica su Brunetta per regole “discriminatorie”

Le nuove regole per i concorsi pubblici del ministro PA Renato Brunetta sono state definite discriminatorie perché favoriscono le famiglie più ricche

Concorsi pubblici: polemica su Brunetta per regole “discriminatorie”

Scoppia la polemica sui giovani e sulle nuove assunzioni del ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, con le nuove regole che di fatto favoriscono i candidati con master e dunque le famiglie più ricche del Paese.

 

Forum Disuguaglianze e Diversità chiede l’immediata ridefinizione delle norme per l’accesso ai concorsi pubblici, in quanto quelle appena varate violano il diritto costituzionale di eguaglianza e non discriminazione in base al censo.

 

Brunetta semplifica le regole dei concorsi pubblici: scoppia polemica

La Pubblica Amministrazione ha bisogno di rinnovarsi e di giovani, lo dicono i numeri: dal 2008 al 2018 le amministrazioni italiane hanno perso 260mila impiegati a tempo pieno e almeno altri 150mila negli ultimi due anni. L’età media in tutta l’amministrazione pubblica è di oltre 50 anni, nei ministeri è di 54,1 anni. Nei ministeri solo l’1% degli impiegati ha meno di 30 anni e poco più nelle Regioni e negli enti locali. Il 58% degli impiegati pubblici non ha una formazione universitaria e oltre il 20% possiede solo il diploma di terza media. La formazione è estremamente carente e si attesta su 1,17 giornate di formazione di media che scendono a 0,85 giorni per le donne e a 0,51 giorni per gli impiegati ministeriali.

 

La fotografia scattata dal Forum Disuguaglianze e Diversità non lascia dubbi: servono bandi veloci ed efficaci per la Pubblica Amministrazione al fine di trovare le forze per cavalcare l’onda del Recovery Plan e riportare il Paese a crescere.

 

In quest’ottica il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, ha ridisegnato le regole di accesso ai concorsi pubblici, con modalità semplificate e più veloci ma che di fatto sollevano un problema di discriminazione in base al censo.

 

Nuove regole concorsi pubblici discriminatorie, favoriscono famiglie ricche

I nuovi concorsi pubblici ideati dal ministro PA Renato Brunetta prevedono lo svolgimento di una sola prova scritta e di una orale, con modalità decentrate, ma a monte c’è una preselezione fatta di titoli.

 

Chi è in possesso di più titoli ottiene maggiore punteggio e passa alla prima prova scritta mentre chi ha una laurea triennale potrebbe restare fuori. Tradotto vuol dire che chi economicamente può permettersi di frequentare master e corsi post-laurea sarà avvantaggiato rispetto a chi dopo tre anni dalla laurea si è visto costretto a lasciare per problemi economici familiari.

 

Queste nuove regole sono state definite discriminatorie da parte del Forum Disuguaglianze e Diversità, poiché violano i diritti costituzionali di eguaglianza in base al censo, anche perché non è detto che chi ha una laurea triennale sia meno brillante di chi ha frequentato un master.

 

L’appello lanciato dal Forum Disuguaglianze e Diversità lanciato al premier Draghi è quello di non sprecare l’opportunità storica di assumere 500 mila persone nella PA, bisogna concentrarsi sui più meritevoli e sui più necessari.

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