Next Generation EU

Recovery Fund: Hahn su piano Ue da 806 mld per finanziare la ripresa

Prima emissione a giugno se i restanti 10 Parlamenti avranno ratificato la decisione sulle risorse proprie. Preoccupa lo stop della Corte Suprema tedesca.

Recovery Fund: Hahn su piano Ue da 806 mld per finanziare la ripresa

Oggi Johannes Hahn, Commissario per il Bilancio e l’Amministrazione, ha annunciato che l’Esecutivo europeo ha adottato le misure atte a garantire che l’assunzione di prestiti nell’ambito del Recovery Fund (NextGenerationEU) sia finanziata alle condizioni più vantaggiose.

 

Contrarre prestiti a favore della ripresa

La strategia di finanziamento diversificata reperirà fino a circa 806 miliardi di euro a prezzi correnti fino al 2026, con un ritmo di circa 150 miliardi l’anno: un volume che farà dell’Unione uno dei maggiori emittenti in Euro, rafforzandone il ruolo internazionale e la capacità di attrarre investitori. I prestiti saranno rimborsati entro il 2058. La prima emissione è prevista per giugno. I titoli avranno una durata variabile (da 3 a 30 anni), ma è prevista anche l’introduzione di obbligazioni con scadenza inferiore all’anno. Ma Johannes Hahn ha spiegato che la Commissione entrerà nei mercati quando tutti i Parlamenti nazionali avranno completato il processo di ratifica della decisione sulle risorse proprie.

 

L’appello del Commissario Hahn

Nel ricordare il carattere temporaneo dello strumento oggetto dell’accordo tra i 27, Hahn ha avvertito di non perdere tempo e affrontare rapidamente la crisi con impegno totale. “Faccio appello agli Stati membri che non hanno ancora ratificato la decisione sulle risorse proprie affinché accelerino il processo. Abbiamo un’opportunità da qui al 2026 per gestire la ripresa e promuovere la modernizzazione dell’economia attraverso la transizione verde e digitale”.


Risorse proprie e ratifiche nazionali: state of play al 18 marzo

La decisione sulle risorse proprie stabilisce le modalità di finanziamento del Bilancio dell’Ue. La sua entrata in vigore richiede l’approvazione di tutti gli Stati membri in base ai loro requisiti costituzionali. 17 Governi hanno ratificato. Altri 10 sono in ritardo.

Nella maggior parte dei casi, i Parlamenti nazionali sono responsabili della ratifica della decisione. In quelli restanti, solo il Governo decide sull’approvazione. Il completamento della procedura di ratifica da parte dei 27 ha richiesto generalmente più di 2 anni. Tuttavia, vi è un maggiore senso di urgenza, di votare tale decisione, adottata dal Consiglio europeo a dicembre 2020, dato che l’entrata in vigore è una condizione preliminare per il lancio di NextGenerationEU. L’obiettivo è completare la procedura di ratifica prima dell’estate 2021. Ma alcuni Paesi non hanno ratificato alla scadenza indicativa prevista. Al 18 marzo, solo 13 su 27 hanno ratificato la decisione: Italia, Belgio, Bulgaria, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Cipro, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Portogallo e Slovenia.

 

A complicare il quadro è lo scontro su nuove tasse per pagare i debiti della ripresa per la raccolta dei fondi di mercato da parte della Commissione. Un processo che sembrava ancora in alto mare fino a ieri. Non preoccupa solo lo ‘stop’ della Germania, ma anche le dinamiche in altri Governi (come quello olandese) o in Polonia dove uno dei partiti al potere della Coalizione Nazionale resta ancora contrario alla clausola sul rispetto dello Stato di diritto. Ecco perché non intende votare il via libera al pacchetto “recovery”. E inoltre: sotto il radar, c’è anche una decisiva battaglia diplomatica sulle cosiddette “nuove risorse speciali”, ovvero dichiarazioni fiscali aggiuntive di cui Bruxelles avrà comunque bisogno.

 

Il Premier Pedro Sanchez illustrerà domani il documento di Recovery del Governo di Madrid per portare agli spagnoli quei 140 miliardi di euro attraverso “102 riforme” in sei anni e “110 piani di investimento”. Sui timori legati al prolungarsi dei tempi di accesso alle risorse Ue del Recovery Fund - a causa dello stand-by alla ratifica dell’accordo in Germania e per conto della Corte Suprema tedesca (o in quei Paesi che avranno situazioni simili), Sanchez ha risposto la Spagna ha già assegnato 27 miliardi di aiuti e che li finanzierà, a prescindere, in attesa di luce verde da Bruxelles.

 

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