Guerra Israele-Hamas

Israele al confine di Gaza. Convocato il Consiglio di Sicurezza ONU

Le truppe pronte all’attacco via terra, insieme ai raid aerei. Domenica vertice al Palazzo di Vetro. Netanyahu: “Hamas pagherà il prezzo necessario“

Israele al confine di Gaza. Convocato il Consiglio di Sicurezza ONU

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, lo aveva preannunciato nelle scorse ore: la risposta di Tel Aviv agli attacchi di Hamas non era che l’inizio, sarebbero seguiti “colpi che nemmeno immaginano", con una "crescente forza".

L'offensiva ora è pronta, con l’esercito della Stella di David pronto al confine di Gaza, per un attacco via terra, coordinato a quello aereo da parte dell’aviazione di Israele contro Hamas e in risposta al lancio di razzi da parte di quest’ultima su molte città israeliane.

 

L’attacco via terra

“Ho detto che avremmo fatto pagare un prezzo molto alto ad Hamas. Lo facciamo e continueremo a farlo con grande intensità. L'ultima parola non è stata detta, e questa operazione proseguirà per tutto il tempo necessario” ha scritto su Twitter il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Non sono stati forniti numeri sulla presenza delle forze terrestri di Tel Aviv a ridosso di Gaza, mentre è stato ordinato, a chiunque si trovi in territorio israeliano entro 4 chilometri dalla frontiera, di rifugiarsi nei bunker “fino a nuovo ordine”.

 

Il richiamo dei riservisti

Che Israele fosse pronto a un’offensiva terrestre a Gaza era chiaro fin da ieri, quando non solo sono state ammassate truppe al confine, ma è proseguito il richiamo dei riservisti. I vertici militari, poi, avevano presentato un possibile piano d’attacco, sottoposto all’autorità politica e di governo.

 

Domenica il Consiglio di Sicurezza dell’Onu

Nonostante i tentativi del presidente americano, Joe Biden, di evitare il ricorso a una risoluzione di condanna per entrambe le parti in conflitto da parte delle Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu è stato convocato per domenica. Al quinto giorno di attacchi reciproci, dunque, le possibilità di un “cessate il fuoco” e “ritorno alla calma” invocato dagli Usa sembrano ormai svanire. Dall’Unione europea non sono giunti appelli formali, né dalla Russia.

 

Le violenze interne

A preoccupare sono anche le violenze interne a Israele, tra ebrei e arabi, con numerosi episodi di scontri casa per casa, di auto incendiate e tensioni continue, che hanno spinto il ministro della Difesa, Benny Gants, a parlare di “stato di emergenza”. Su Israele sono arrivati circa 1.600 razzi, anche di nuova concezione e dunque dal potenziale distruttivo maggiore, come gli «Ayash250», che avrebbero una gittata di 250 chilometri. Sospesi i voli diretti all’aeroporto Ben Gurion, almeno fino a sabato. Alcuni razzi sono stati lanciati contro lo scalo di Ramon, a nord di Eilat.

Dura la risposta di Tel Aviv, che ha colpito molti centri di comando e di intelligence di Hamas e della Jihad. Nei raid non sono mancate vittime civili, come gli 11 morti (e 50 feriti) in un bombardamento di un campo nella zona di Sheik Zayed, nel nord di Gaza, nel quale avrebbe perso la vita un’intera famiglia, compresi 4 bambini e una donna incinta, secondo quanto riferito dall'agenzia palestinese Wafa.

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