La “geopolitica” dei film

Effetto Brexit, meno film e serie tv inglesi in tv e streaming

Alcuni Paesi europei, Italia compresa, pronti a ridurre i prodotti d’Oltremanica da Netflix e simili. L’Italia candida Cinecittà a Hollywood europea

Effetto Brexit, meno film e serie tv inglesi in tv e streaming

Gli appassionati di Bridgerton, The Crown e simili dovranno prepararsi “al peggio”, che in questo caso non significa un finale drammatico delle seguitissime serie tv, ma semplicemente la fine della loro trasmissione sugli schermi europei. O quantomeno una loro forte riduzione.

 

Il motivo è legato alla Brexit e riguarda diversi Paesi, dalla Francia all’Italia, che si candida a diventare "Hollywood europea".

 

Meno film e serie dal Regno Unito

Non bastava la “battaglia delle salsicce”quella del panino, sorte dopo l’imposizione di dazi e controlli tra il Regno Unito e i paesi dell’Unione europea. Ora arriva anche la “disfida tv”, che si traduce nel rischio di “importare” da Oltremanica meno prodotti Made in UK.

 

A far circolare la notizia è stato il quotidiano britannico The Guardian, che cita un documento al vaglio delle autorità a Bruxelles. Si tratterebbe di una iniziativa della Francia, da sempre contraria all’importazione di prodotti anglosassoni, che si tratti di fast food come McDonald’s o di battaglia agli inglesismi imperanti ovunque. In questo caso, nel mirino sarebbero finiti serie tv e film di produzione britannica, che potrebbero subire una drastica riduzione sugli schermi europei, per effetto della Brexit.

 

Un colpo all’industria dell’intrattenimento Uk

L’idea di fondo è dunque quella di ridurre i prodotti targati Uk, ossia numerosi film e serie tv, che spopolano su piattaforme come Amazon Tv e Netflix, e che sarebbero stati giudicati dall’Ue “sproporzionati”.

 

D’altro canto è indubbio che il Regno Unito sia leader nel campo delle produzioni di intrattenimento e che ultimamente abbia messa a segno colpi importanti, per esempio con serie come Bridgerton. Si stima che solo nel 2019-20, il comparto abbia fruttato qualcosa come 490 milioni di sterline (pari a oltre 572 milioni di euro) dalla vendita di diritti internazionali a canali e piattaforme in Europa.

 

Le “quote” Ue in tv

Di fronte a questa situazione di dominio, ecco l’idea targata Parigi, ma appoggiata – pare – anche da altri Stati membri europei, Italia compresa: limitare la presenza di prodotti britannici con “quote Ue”, un po’ come avviene in altri campi.

 

In base alla direttiva Ue in materia di servizi audiovisivi, infatti, almeno il 30% dei titoli su piattaforme di video on demand come Netflix e Amazon deve essere destinato ai contenuti realizzati nell’Unione.

 

La Francia, in realtà, vorrebbe raddoppiare la cifra, arrivando al 60% e inserendo l'obbligo di destinare almeno il 15% dei fatturati delle piattaforme alla creazione di opere europee. Un altro fronte, dunque, è aperto e forse l’Italia potrebbe giocare un ruolo di primo piano.

 

Cinecittà come “Hollywood europea”

Il progetto è stato lanciato dal premier, Mario Draghi, in occasione dell’incontro con la presidente Ursula Von Der Leyen, a Roma, proprio presso gli studi di Via Tuscolana 1055, scelti come palcoscenico per il suggello dell’Europa al Pnrr che contiene un progetto specifico per il rilancio di Cinecittà. L’idea è proprio quella di trasformarli in una “Hollywood europea”. Si riuscirà?

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