In vista del summit dei Ventisette

Il premier Draghi spiega ai deputati lo stato dell’arte del Paese

Le nuove sfide: ripresa economica, Pnrr, pandemia, politica estera. Tra le priorità la gestione dei flussi migratori che “non può essere soltanto italiana”

Il premier Draghi spiega ai deputati lo stato dell’arte del Paese

Ripresa economica, pandemia, vaccini, emigrazione, rapporti con Turchia e Russia. Mario Draghi parla alla Camera dei deputati in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani e affronta i temi più importanti in agenda. “Possiamo dirci ragionevolmente ottimisti per l’evoluzione della situazione europea”. Ma sul tavolo ci sono anche “diverse sfide, a partire dalla gestione della migrazione.

 

L’Ue è la sede giusta per risolvere questi problemi, ma è importante che i nostri partner comprendano l'urgenza di trovare soluzioni rapide e condivise”. 

 

Crescita e politiche di bilancio espansive 

Il premier nelle sue comunicazioni a Montecitorio comincia da economia, crescita e Piano di Ripresa. “La fiducia sta tornando”, afferma. “La situazione economica europea e italiana è in forte miglioramento. Secondo le proiezioni della Commissione europea, nel 2021 e nel 2022 l’Italia crescerà rispettivamente del 4,2% e del 4,4%, come il resto dell'Ue”. Non è escluso, tuttavia, che si possa andare oltre perché “molti degli indicatori a disposizione” dicono che “la ripresa sarà ancora più sostenuta".

 

Ma per favorire la crescita, scandisce il presidente del Consiglio, “è fondamentale mantenere nei prossimi mesi a livello europeo una politica di bilancio espansiva”. L’obiettivo è superare “in maniera duratura e sostenibile i tassi di crescita anemici che l’Italia registrava prima della pandemia”.

 

Per Palazzo Chigi “raggiungere tassi di crescita notevolmente più alti di quelli degli ultimi decenni, permetterà di ridurre il rapporto tra debito e prodotto interno lordo e di creare nuovi lavori, fondamentali per affrontare le transizioni, come quella digitale e quella ambientale”. 

 

Piano di Ripresa: “Il successo dipende da noi”

Draghi avverte: “Gli occhi dell'Europa sono sull’Italia. Il nostro è il programma più sostanzioso per un importo pari a 191,5 miliardi di euro, a cui si aggiungono i 30 miliardi del fondo complementare.

 

Il successo del Next Generation Eu dipende in larga parte da noi”. Ieri il Piano che il governo ha predisposto ha ricevuto il via libera ufficiale della Commissione europea, con la presenza a Roma della presidente Ursula Von der Leyen.

 

L’“approvazione conferma il grande lavoro svolto dal nostro Paese”, è un “Piano ambizioso di riforme e investimenti” messo in campo “con la collaborazione degli enti territoriali, delle parti sociali e del Parlamento”. C’è poi il capitolo riforme: il semaforo verde Ue “è solo il primo passo. Nei prossimi mesi ci aspetta un cammino impegnativo, per avviare i progetti e per portare avanti l’agenda di riforme”.

 

I rischi di questa fase

Ma se le previsioni economiche sono positive nel “quadro economico permangono alcuni rischi”. “Il primo” riguarda “la situazione epidemiologica”, che “sebbene in forte miglioramento” prospetta ancora “pericolose varianti” che vanno tenute “sotto controllo” perché “possono rallentare il programma di riaperture e frenare consumi e investimenti”.

 

Altro rischio per il premier è quello che “riguarda la coesione sociale e la sostenibilità ambientale”. Perché “le fasi di ripresa dalle crisi recenti hanno spesso favorito solo alcune fasce della popolazione, penalizzando i meno abbienti, i più giovani e le donne”. E poi, come Draghi sottolinea spesso nei suoi interventi, c’è “la crisi climatica che colpisce soprattutto le aree più fragili del nostro Paese”. Questa volta bisogna “agire diversamente”. 

 

Migranti: “l’obbligo di solidarietà divide ancora”

Fin dal suo insediamento a Palazzo Chigi il premier ha considerato una priorità la “gestione dei flussi migratori, che torna ad essere in agenda al Consiglio Europeo su precisa richiesta dell’Italia”. Roma la sua linea l’ha data e la sta perseguendo in ogni sede utile: “gestire l'immigrazione in modo equilibrato, efficace e umano”. Ma la “gestione non può essere soltanto italiana. Deve essere davvero europea”. Serve un “impegno comune” per “contenere i flussi di immigrazione illegali, organizzare l'immigrazione legale, aiutare i Paesi a stabilizzarsi e a ritrovare la pace”.

 

Draghi fa particolare riferimento alla Libia.  "Occorre uno specifico impegno dell'Unione europea per la stabilità in Libia, auspicabilmente sotto gli auspici delle Nazioni Unite”. La questione centrale resta “una solidarietà obbligatoria verso i Paesi di primo arrivo attraverso la presa in carico dei salvati in mare” che resta però “divisiva per i 27 Stati membri”. Anche per questo motivo Draghi mette sul tavolo la possibilità di “un’alternativa di lungo periodo, per fare in modo che nessun Paese sia lasciato solo”.

 

Il “Patto su migrazione e asilo proposto il 23 settembre del 2020 dalla Commissione Europea, ha il merito di ricercare un cambio di prospettiva”, ma “il negoziato dimostra che c'è ancora molto lavoro da fare”. A partire da “un'azione più incisiva sui rimpatri, anche attraverso lo strumento di quelli volontari assistiti, che favorisca un impegno comune a sostegno dei corridoi umanitari. Attualmente”, ribadisce, “siamo protagonisti per i corridoi, ci sono pochissimi altri Paesi che li fanno e li fanno così bene”. 

 

Politica estera Ue: i rapporti con Turchia e Russia

"Per quanto riguarda la Russia” il presidente non si sbilancia ma richiama le “conclusioni del Consiglio Europeo straordinario di maggio”. Entra maggiormente nel dettaglio sui rapporti con Ankara: “Nella sua riunione di marzo, il Consiglio aveva ricordato come sia di interesse strategico europeo avere una situazione di stabilità e sicurezza nel Mediterraneo Orientale e, dunque, collaborare con la Turchia".

 

Ma torna sul tema dei diritti nel Paese di Erdogan: “Ribadiremo la nostra preoccupazione per il rispetto dei diritti fondamentali delle donne e dei diritti civili e umani”. Draghi ricorda anche che nelle “conclusioni del Consiglio Europeo sono previsti riferimenti alle crisi nel Sahel e in Etiopia. Per l’Italia è fondamentale la “stabilizzazione del Sahel e in Etiopia il cessate il fuoco”.

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