Legge sull’omofobia

Ddl Zan, oggi 13 luglio in Senato: inizia la battaglia tra i partiti

In vista dell’arrivo in aula del disegno di legge sull’omofobia, previsto per il 13 luglio, ecco cosa agita le acque tra i partiti e cosa potrebbe accadere

Ddl Zan, oggi 13 luglio in Senato: inizia la battaglia tra i partiti

Nessuna mediazione e un solo appuntamento: oggi 13 luglio, quando il disegno di legge Zan sull’omofobia arriverà in aula a Palazzo Madama per l’approvazione definitiva.

 

Dopo giorni di braccio di ferro, che arrivano dopo mesi di discussioni e battute d’arresto, non si è trovato un accordo, soprattutto tra Pd, Leu e M5S da una parte e Italia Viva dall’altra, con la Lega che non ha mai nascosto la sua azione di ostruzionismo.


Il dibattitto, intanto, è uscito dai palazzi, coinvolgendo personaggi del mondo dello spettacolo e della musica, come Fedez e la moglie Chiara Ferragni, protagonista anche di un botta e risposta con Matteo Renzi.


Ora è il momento della “resa dei conti” e del conteggio vero e proprio dei favorevoli e contrari a far diventare legge il testo uscito dalla commissione Giustizia del Senato.

 

È per questo che assume il voto segreto potrebbe fare la differenza.

 

Il voto segreto “minaccia” il sì al Ddl Zan

In aula il 13 luglio potrebbe essere chiesto il voto segreto per approvare il Ddl Zan sull’omofobia, che però minaccia l’approvazione del testo stesso. Perché diventi legge, infatti, occorre la maggioranza in Senato cioè almeno 161 voti su 321 eletti a Palazzo Madama. Se Movimento, Pd, Italia Viva e Leu votassero tutti a favore si arriverebbe a 136 sì, ai quali potrebbero aggiungersi i 25 di Forza Italia e del Gruppo Misto, come avvenuto alla Camera.

 

Ma il timore circolato nelle ultime ore è che, in caso di segretezza del voto, possano esserci “franchi tiratori”.

Secondo fonti di palazzo, Matteo Renzi e il suo capogruppo Ettore Rosato pensano che, specie tra le fila del Pd (e tra i rappresentanti dell’anima più “cattolica” del partito), possano esserci senatori poco convinti del testo così com’è ora e che quindi potrebbero votare “no”.

 

Un’altra incognita, inoltre, è rappresentata dal gruppo per le Autonomie, che in passato e in più di una occasione ha votato con il centrodestra.

 

Ddl Zan, possibili il rinvio e il voto segreto

È una possibilità prevista dal regolamento del Senato che, all’articolo 113, stabilisce che l'Assemblea vota normalmente per alzata di mano, a meno che non sia richiesta una votazione nominale e, per i casi consentiti dai commi 4 e 7, quella a scrutinio segreto. Si tratta dei casi nei quali ci si pronuncia su testi che riguardano i rapporti civili ed etico-sociali.

Il Ddl Zan rientra a pieno diritto in questa categoria.

 

Al momento però non si esclude nemmeno un rinvio del Ddl Zan che potrebbe essere chiesto dal fronte del 'no' - Lega e Forza Italia in testa - al fine di limare il testo e blindarlo.

 

Intanto fuori dal Palazzo, le associazioni e collettivi legate al mondo lgbt hanno annunciato che faranno sentire la loro voce, in contemporanea all'Aula, per chiedere la "legge Zan senza compromessi".

 

Le posizioni dei partiti

Dopo l’ostruzionismo dei mesi scorsi, dalla Lega era giunta un’apertura al disegno di legge, purché modificato.

 

Si era parlato di “prove d'intesa” con Italia Viva, che aveva proposto di mettere mano all’articolo 4, in particolare con riferimento all’identità di genere e al coinvolgimento delle scuole, rilanciando la “vecchia” proposta di Ivan Scalfarotto.

 

Ma dal Movimento 5 Stelle, da Leu e dal Partito Democratico è arrivato un secco “no”, tanto che l’idea di una modifica in tal senso è stata definita “irricevibile” perché avrebbe snaturare il testo.

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