il dibattito

Green Pass per lavorare: la proposta di Confindustria con critiche

L’ipotesi dell’associazione degli industriali è stata fortemente criticata dal sindacato. Impossibile anche privacy e mancanza di obbligo vaccinale

Green Pass per lavorare: la proposta di Confindustria con critiche

Quella che doveva essere una proposta interna al mondo degli industriali si è rivelata una miccia che ha fatto esplodere una polemica, che ha coinvolto non soltanto i sindacati. Tutto è nato da una lettera interna inviata dal direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, ai direttori delle associazioni, che però non è poi stata confermata in modo ufficiale dalla confederazione.

 

La proposta della lettera interna

Nel documento si legge che, nonostante la campagna vaccinale, “numerose imprese associate hanno segnalato la presenza di percentuali consistenti di lavoratori che scelgono liberamente di non sottoporsi alla vaccinazione”. Da qui il rischio non solo di ammalarsi in prima persona, ma anche di poter infettare altri lavoratori.

 

Proprio per tutelare la salute pubblica nei luoghi di lavoro e per garantire la produttività si legge che Confindustria “ha proposto" al Governo di rendere il Green Pass obbligatorio per lavorare. Il datore di lavoro, inoltre, potrebbe proporre mansioni diverse a chi non volesse il vaccino. In casi estremi di rifiuto, il documento ipotizza anche la sospensione della retribuzione.

 

Le critiche: dai sindacati a Fico

Immediata la reazione del sindacato, con il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ha commentato: "Spero che sia il caldo". In questo anno di pandemia i lavoratori sono sempre andati in fabbrica in sicurezza. Rispettando i protocolli e le norme di distanziamento. Non sono le aziende che devono stabilire chi entra e chi esce".

 

Per la Cisl "il ruolo delle parti sociali è favorire in maniera responsabile la vaccinazione in tutti i luoghi di lavoro e nelle aziende che si sono rese disponibili a costituire hub vaccinali aggiuntivi a quelli della sanità pubblica, come avevamo sottoscritto il 6 aprile scorso insieme alla Confindustria ed alle altre associazioni imprenditoriali per tutelare la salute collettiva e quella dei lavoratori. Porre dei vincoli di accesso ai luoghi di lavoro mediante il Green Pass non rientra nel perimetro del protocollo ed in ogni caso è una modalità discriminatoria di controllo che non può essere imposta con una circolare alle aziende".

 

Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, si è detto contrario alla proposta, mentre da Coldiretti teme che un provvedimento del genere possa mettere a rischio l’approvvigionamento alimentare per la scarsità di manodopera che disponga del Green Pass.

 

Cosa dice la legge

La proposta sarebbe comunque in contrasto con alcune norme giuridiche. In particolare quelle relative alla privacy (il datore di lavoro non deve essere a conoscenza delle condizioni di salute del lavoratore, quindi neppure della decisione di vaccinarsi o no) e pesa anche il fatto che il vaccino non è obbligatorio per legge.

 

Però il giuslavorista Pietro Ichino alcuni giorni fa ricordava che "La Costituzione all'articolo 32 garantisce la salute e la sicurezza a tutti. Libero dunque chi preferisce stare a casa propria senza avvicinarsi, ma non di mettere a rischio la salute dei compagni di lavoro". C’è, infine, l’articolo 2087 del Codice civile che impone all'imprenditore di adottare le misure necessarie ad assicurare l'integrità fisica dei dipendenti.

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