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Vaccini e Green Pass

Terza dose, Bassetti: “Serve la medicina di precisione e su misura”

L’infettivologo oggi nuovamente in Procura dopo le minacce, le aggressioni e gli insulti: “Si indaga su un gruppo criminale”. Poi difende il Green Pass

Terza dose, Bassetti: “Serve la medicina di precisione e su misura”

Non risponde più al telefono come ero solito fare a qualche tempo fa il professor Matteo Bassetti, primario della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, da giorni al centro di attacchi durissimi e insulti.

Ma alla fine accetta di parlare di quanto gli sta accadendo, dopo essere tornato dalla Procura del capoluogo ligure, dove ha presentato una serie di denunce. Per oggi è stato convocato nuovamente dal pm, per fare luce sugli autori di insulti e minacce ricevuti sia per telefono che via social.

Non solo: è stato anche avvicinato in strada, mentre era con la famiglia, da un esponente No Vax e No Green Pass, un uomo di 46 anni poi identificato e denunciato per minacce gravi.

Concede, però, a The Italian Times, una nuova intervista nella quale parla del periodo che sta attraversando, ma anche dei prossimi passi della campagna vaccinale.

 

Professor Bassetti, lei già sotto vigilanza attiva. Cosa prova adesso?

Matteo Bassetti: «Sono finalmente più sereno, anche se molto provato, perché il procuratore si sta dimostrando una persona molto avveduta e sono felice di aver trovato una risposta ferma. Ovviamente ora non posso dire altro sul caso, perché sono in corso accertamenti».

 

Dopo gli insulti via social, però, il livello di attacco nei suoi confronti da parte del popolo no Green Pass e No Vax si è certamente innalzato, tanto da profilarsi il reato di stalking. Questo lo può confermare?

Matteo Bassetti: «Posso sicuramente dire che gli autori delle aggressioni nei miei confronti non sono singoli individui, ma un’organizzazione criminale vera e propria, sulla quale ora si sta indagando».

 

Rimanendo solo alle ultime ore, a ieri, lei ha ricevuto 20 telefonate all’alba. Ma non è l’unico medico nel mirino dei contrati al Green Pass. Pensa sempre che sia uno strumento indispensabile, ora che si parla di nuove estensioni, oppure ha contribuito a esasperare gli animi?

Matteo Bassetti: «Il Green Pass è certamente uno strumento imperfetto, ma è pur sempre un ottimo strumento, quantomeno per ridurre sensibilmente il rischio. Dobbiamo ammettere che il rischio zero non esiste, non abbiamo strumenti possibili per scongiurare ogni rischio, come dimostrano i tentativi messi in atto anche in altri Paesi, con strategie differenti. Ma a mio parere, se puntiamo al Green Pass come certificazione soprattutto di vaccinazione, porta ad almeno due vantaggi: 1) incentiva a vaccinarsi e questo è utile per non sovraccaricare gli ospedali e per ridurre le forme gravi di Covid; 2) perché con il Green Pass abbiamo ragionevolmente un minor rischio in occasione di eventi come le partite allo stadio, i concerti o il ritorno alle discoteche, perché altrimenti avremmo una circolazione del virus molto più elevata».

A proposito di discoteche, però, sono rimaste chiuse, mentre ormai è tempo di tornare a scuola …

Matteo Bassetti: «Io non capisco ancora perché non siano state riaperte, con l’obbligo di Green Pass. Il risultato è che si è ballato comunque e ovunque, in bar, ristoranti, spiagge, a Lugano come a Riccione, dove erano in 5.000. Io rimango convinto che il Green Pass non limita la libertà, ma serve per riaprire le attività che si sono dovute fermare a lungo o hanno funzionato in modo ridotto, come piscine, palestre, locali, ecc.».

 

In attesa di capire con che modalità potrà essere esteso l’obbligo, per esempio ai dipendenti pubblici forse già da ottobre, si parla anche di terza dose. A cosa servirà davvero e a chi?

Matteo Bassetti: «Io non penso che il problema sia parlare dell’opportunità o meno, o della data esatta della terza dose. Io suggerirei, piuttosto, di chiamarla dose di richiamo. Mi spiego: la terza dose come tale andrà somministrata entro la prima solo ad alcune categorie, come immunodepressi, pazienti oncologici, over 80 o alcuni anziani con particolari comorbidità, per i quali penso che dovrà arrivare già tra settembre e ottobre. Ma per la terza dose per tutti c’è tempo e, anzi, io proporrei delle distinzioni e un cambio di strategia».

 

Cosa intende, prof. Bassetti?

Matteo Bassetti: «Finora siamo andati bene, ma penso che adesso dovremo cambiare. La vaccinazione di massa per la prima e seconda dose era necessaria ed è stato corretto procedere così. Ma adesso, per l’ulteriore richiamo, occorrerà una vaccinazione individualizzata: significa che si dovrebbe andare nella direzione di una medicina di precisione, andando a valutare caso per caso quando e se è opportuno il richiamo. C’è chi forse non avrà bisogno di una terza dose, perché ha una forte copertura anticorpale, chi invece ne avrà bisogno dopo un anno o due. L’ideale, poi, sarebbe indagare non tanto sugli anticorpi, come si è fatto in passato con i test sierologici, bensì sui linfociti».

 

Cosa significa?

Matteo Bassetti: «Il sistema immunitario è un meccanismo complesso. Per semplificare potremmo usare un paragone: gli anticorpi cercati finora, cioè le immunoglobuline IgG (di lungo periodo) e IgM (le prime a comparire e anche a scomparire) sono come gli arsesi che si possono vedere sul tavolo della cucina. I linfociti, invece, sono gli strumenti per cucina che si trovano nei cassetti: ne abbiamo molti, ma semplicemente non si notano a prima vista. Gli studi più recenti ne hanno sottolineato l’importanza, perché mentre le immunoglobuline possono decadere dopo 6/7 mesi (o di più o di meno, a seconda dei casi) i linfociti rappresentano le cellule di memoria, quelle che possono essere efficaci contro la proteina Spike in caso di nuovo incontro col virus, in futuro».

 

A proposito di futuro, cosa risponde a chi teme gli effetti a lungo periodo dei vaccini, specie a m-Rna?

Matteo Bassetti: «Che bisogna sgombrare il campo dagli equivoci. Se gli anticorpi vanno a scomparire nel tempo, nello stesso modo dovrebbero scomparire eventuali effetti a lungo periodo che però – va chiarito – non c’è motivo di temere che esistano. Il vaccino a m-Rna non è come un farmaco antitumorale, che può uccidere sia le cellule buone che quelle cattive, o come un altro medicinale che possa avere altre conseguenze: ha un percorso non viene metabolizzato a livello epatico, si ferma a livello immunitario. Quando mai abbiamo visto altri vaccini avere effetti a lungo termine scientificamente dimostrati? Ci possono essere nel brevissimo periodo, ma che poi svaniscono».

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