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Intervista al presidente Ettore Prandini

Coldiretti replica al FT: sui prodotti italiani troppa superficialità

“Tuteleremo i consumatori dalle contraffazioni con tecnologia blockchain e QR code. E poi storia, cultura e qualità parlano per noi”

Coldiretti replica al FT: sui prodotti italiani troppa superficialità

Ettore Prandini, presidente di Coldiretti (la più importante associazione agricola italiana ed europea), non usa giri di parole sulla polemica sollevata dal Financial Times sulla nostra cucina e, addirittura, sulla italianità degli stessi prodotti agroalimentari che ne sono i pilastri, a cominciare dal parmigiano (che certo non è del Wisconsin): “Spiace che un quotidiano così autorevole si sia prestato ad una ricostruzione banale e superficiale che genera confusione invece di fare informazione. La cultura agroalimentare italiana è un patrimonio dell’umanità e noi la dobbiamo proteggere, anche quando ci troviamo di fronte a qualcuno che per avere visibilità si presta a facili strumentalizzazioni, che nascondono grandi interessi economici”, dice in un’intervista a Theitaliantimes.it.

 

Su cosa si basa la peculiarità e il successo della cucina italiana? 

“La cucina italiana è basata sulle nostre verdure, i nostri formaggi, i nostri salumi. Abbiamo sempre definito i ristoratori italiani i nostri “ambasciatori all’estero”, perché siamo consapevoli di quanto il loro ruolo sia fondamentale per trasmettere al mondo l’importanza del nostro patrimonio agroalimentare e l’impegno a difenderlo. L’Italia ha saputo coniugare e mettere a fattore comune tre aspetti: la produzione agricola (basti vedere quanto vengono apprezzati i nostri paesaggi agricoli dai turisti che vengono da tutto il mondo), la ristorazione e, appunto, il turismo. La lotta alla contraffazione è strategica in questo senso: oggi l’Italia esporta 60 miliardi di euro di prodotti agroalimentari, ma a fronte di questo la contraffazione (il cosiddetto Italian sounding) ha un fatturato complessivo di 120 miliardi. La nostra sfida per i prossimi 7-8 anni è quella di invertire le proporzioni, e per farlo dobbiamo fare innanzitutto in modo che i consumatori si accorgano della enorme differenza tra i prodotti originali e le imitazioni. Di fronte a tutto questo, anche il passaggio voluto dal governo italiano, di candidare la pratica della cucina italiana alla Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco, è un ulteriore elemento di valorizzazione”. 

 

Una sfida molto ambiziosa, come pensate di fare?

“Presto i nostri prodotti saranno tracciati con tecnologia Blockchain e QR code, in modo da potenziare gli elementi di tracciabilità e la credibilità per i consumatori. Ovviamente la nostra posizione genera preoccupazione in chi specula sulla contraffazione. E’ poco patriottico, nel senso che ama poco il proprio Paese, un italiano che si presta a strumentalizzazioni da parte di questi interessi. A me piacerebbe che queste persone amassero il loro Paese esattamente come gli americani amano il loro”.

 

Fuori dall’Italia, cosa può fare un consumatore per essere sicuro che quello che sta comprando è un prodotto italiano? 

“Innanzitutto leggere bene le etichette, per avere sempre la giusta informazione sull’origine del prodotto. Poi consultare i siti web specializzati per capire anche storia e tradizione reale dell’eccellenza alimentare che vogliono comprare. Nel più breve tempo possibile, ci stiamo lavorando a passo di corsa, arriverà la tracciabilità completa con QR Code: è un lavoro che noi di Coldiretti stiamo facendo e che sarà un grande supporto al diritto dei consumatori di essere informati. L’invito da parte mia a chi potrà fare le vacanze all’estero è di venire a visitare il nostro Paese, dove potranno toccare con mano la differenza tra quello che viene raccontato e quello che invece facciamo nelle nostre aziende agricole e nella nostra filiera agroalimentare”.

 

Dunque, la cucina italiana non è affatto un mito ingannevole, come vorrebbe il Financial Times, secondo i suoi maldestri ispiratori?

“Ci vuole davvero poco a dimostrare, se non la malafede, la superficialità in cui è caduto il quotidiano della finanza e della grande politica internazionale. La storia della cultura alimentare del nostro paese si ritrova in tutti i grandi luoghi della cultura italiana: i più grandi poeti, pittori e artisti italiani ne parlano nelle loro opere. L’Italia è il Paese con il maggior numero di D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) a livello mondiale ed è il Paese che ha il maggiore patrimonio di biodiversità al mondo. Non abbiamo un solo tipo di grano, un solo tipo di vite: abbiamo la fortuna di poter contare su centinaia di varietà di semi che rendono il nostro Paese un formidabile serbatoio di biodiversità a livello mondiale. Se parliamo di viticoltura, l’Italia è il Paese con il maggior numero al mondo di vitigni autoctoni: più del doppio rispetto alla Francia e cinque volte in più rispetto alla Spagna. E questo vale anche per le produzioni come i formaggi e i salumi, e per tutte le altre”.

 

Oltre alla storia, ci sono delle scelte dietro a questo processo. Quali?

“L’agroalimentare italiano da sempre ha scelto la strada della non omologazione, della distintività. Ovviamente, ciò genera preoccupazione per Paesi che invece hanno investito nell’omologazione e che vorrebbero potersi fregiare dei nostri prodotti senza avere la nostra storia”.

 

La scheda/ Cos’è Coldiretti e perché è importante

  • La Coldiretti è l’associazione di impresa più rappresentativa del settore agricolo italiano, capace di dialogare da posizioni di forza con gli altri comparti dell’economia, dall’industria alla distribuzione e ai servizi. 

  • Diffusa capillarmente su tutto il territorio italiano, Coldiretti rappresenta 1,6 milioni di agricoltori e circa il 70% dell’agricoltura italiana, la più “green” in Europa. 

  • Fondata nel 1944 da Paolo Bonomi, leggendaria figura che si schierò a difesa della piccola proprietà contadina generando un forte impatto sociale, l’associazione nei suoi 80 anni di vita si è guadagnata la posizione di paladina dell’italianità agroalimentare, da sempre in prima fila per difendere e valorizzare il prodotto agricolo italiano, promuovere tecniche sostenibili dal campo alla tavola, assicurare una giusta retribuzione ai produttori, garantire prodotti genuini ai consumatori. 

  • Tra le battaglie di Coldiretti ci sono quella per la sicurezza ambientale contro l’impiego degli OGM e la battaglia per garantire l’accesso al cibo naturale di qualità a tutte le fasce sociali, quindi contro il cibo sintetico e l’introduzione degli insetti sulla tavola al pari degli altri alimenti. 

  • Dal 2018 la Coldiretti è guidata da Ettore Prandini, 52 anni, imprenditore agricolo bresciano, padre di tre figli. Il segretario generale dell’associazione è Vincenzo Gesmundo, in Coldiretti dal 1981.

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