Crisi trasporti: camionisti cercasi

Regno Unito: code ai distributori di carburante, nuovi effetti Brexit

Marcia indietro del Governo Johnson. Data l’emergenza, concederà il visto a camionisti europei. Pompe di benzina a zero, lunghe file d’auto per rifornirsi.

Regno Unito: code ai distributori di carburante, nuovi effetti Brexit

Sorry, out of use” – così si scusano i gestori delle stazioni di rifornimento di benzina e carburante che, nel Regno Unito, stanno subendo il nuovo effetto della crisi dei trasporti e della logistica post-Brexit. È una vera e propria corsa alle pompe di benzina, con riserve in esaurimento, quella dei tanti automobilisti e trasportatori che, da ben 4 giorni, si trovano costretti a restare in fila di ore ed ore per poter rimettersi in strada.

 

Stazioni chiuse, ma “la benzina non manca”, dice il Governo

Le autorità britanniche ribadiscono che c’è il carburante nelle raffinerie e nei terminal. E per rassicurare i cittadini, hanno dichiarato oggi che “la benzina non manca”. Eppure, non arriva alle pompe di distribuzione. Come si è arrivati allora alla chiusura di tante stazioni di servizio e ad altre con carburante razionato? La causa è l’interruzione del sistema d’approvvigionamento per la carenza di camionisti.

Inoltre, il Governo del Regno Unito ha annunciato ieri sera che sta temporaneamente revocando le regole di concorrenza per il settore dei carburanti, dato l’aumento repentino del numero di stazioni di servizio che hanno registrato, un po’ in tutto il Paese, il “tutto esaurito”.

In molti, si stanno chiedendo se basterà o se serve, invece, una rivisitazione delle regole e delle politiche introdotte dopo il divorzio di Londra dal blocco dei 27. Inoltre, tra le misure adottate, c’è quella di mettere in collegamento i big dell’industria del carburante (come Shell, ExxonMobil e la UK Petroleum Industry Association) al fine di condividere le informazioni in modo che possano più facilmente dare la priorità alle consegne nelle regioni rimaste ‘a zero’ evitando anche che i punti strategici della viabilità rimangano scoperti.

 

 

Ancora scaffali vuoti: Londra fa i conti con la Brexit

Gli impatti negativi sull’economia britannica e sugli scambi oltremare, scaturiti dalla crisi post-Brexit, stanno mettendo in ginocchio diversi comparti produttivi, oltre agli stalli creatisi nel settore della distribuzione e della logistica. A pagarne le conseguenze, ad esempio, sono stati gli agricoltori, che lamentano la mancanza di manodopera straniera per la raccolta nelle campagne britanniche.

È il caso dei peperoni del West Sussex, che ospita la coltivazione più vasta del Paese, che adesso vengono raccolti solo ogni 11 giorni anziché ogni 3, segnando una grave perdita di incassi. E nelle ultime settimane, si sono acuiti anche i problemi della catena di approvvigionamento di altri beni e servizi (a partire da quelli stranieri, che dipendono da operazioni di import). Gli effetti-Brexit hanno colpito anche la vendita di pollame, latte e prodotti caseari. Sono tante le fattorie in cui tonnellate di latticini finiscono nella spazzatura, sempre a causa della carenza di trasportatori.

 

A caccia di camionisti, la ‘visa policy’ cambia rotta

In tutta l’Inghilterra, mancano circa 100.000 camionisti. Un bilancio aggravato dagli effetti della Brexit, ancor più che dall’emergenza sanitaria. Il Sotto Segretario ai Trasporti ha confermato così l’impegno (deciso solo di recente) del Governo a rivedere le politiche di immigrazione. Si parlava di un rilascio di 5.000 nuovi permessi di lavoro temporanei a cittadini dell’Unione europea, a cui si aggiunge la possibile concessione di altri visti per entrare nel Regno Unito.

Il Governo aveva subito rifiutato l’istanza, ordinando piuttosto di procedere al reclutamento e addestramento di camionisti britannici. Parallelamente, arrivava il netto stop del Premier Boris Johnson all’assunzione di personale straniero. Una decisione che ha di fatto amplificato la crisi dei trasporti. Ma, ora, Londra è a un nuovo bivio. La mancanza di di conducenti di mezzi pesanti fa quindi intuire una certa ‘retro-marche’ da parte del Governo, costretto a risolvere la situazione in tempi brevi. Tra i cambiamenti in arrivo, anche la ridurre gli standard di certificazione dei driver per rendere loro più allettante il mercato del lavoro britannico.

 

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