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Quella cena a Washington

Con Colin Powell finisce l’epoca degli Usa superpotenza globale

L’ex segretario di Stato, scomparso da poco, ricordato purtroppo solo per le armi chimiche di Saddam, avrebbe invece potuto essere un ottimo Presidente

Con Colin Powell finisce l’epoca degli Usa superpotenza globale

Nel ricordare la figura di Colin Powell, a pochi giorni dalla sua scomparsa, l’elemento che è stato posto maggiormente in evidenza è la “macchia” che ha segnato in maniera indelebile la sua carriera. Il discorso tenuto alle Nazioni Unite il 5 febbraio del 2003, con il quale creò il fondamento per l’invasione dell’Iraq di Saddam Hussein da parte degli Stati Uniti, è giustamente ricordato come una grande manipolazione, un esempio clamoroso di “fake news” che – a distanza di quasi vent’anni – non cessa di creare polemiche per le conseguenze che la rimozione del dittatore iracheno in modi del tutto contrari al diritto internazionale hanno avuto per la stabilità politica e sociale del Medio Oriente.

 

Eppure, Colin Powell è stato molto altro: militare di grande levatura, persona equilibrata e dotata di grande umanità, l’ex Segretario di Stato di George W. Bush è stato un vero servitore dello Stato. È stato dunque il senso del dovere la spiegazione dello “scivolone” che ne ha macchiato irrimediabilmente la figura, a dispetto dei numerosi aspetti positivi che lo hanno fatto apprezzare in maniera bipartisan proprio in virtù della sua moderazione. Legato al Partito Repubblicano durante la sua “seconda vita” in politica, Powell fu in realtà stabilmente collocato al centro, tenendosi sempre lontano dalle frange più radicali e conservatori. Tanto che, una volta lasciato il Governo, non nascose il proprio sostegno per il Democratico Barack Obama, da lui votato sia nel 2008 che nel 2012.

 

È dunque ingiusto lasciare che questa pur grande ombra metta in cattiva luce una carriera caratterizzata da grande spessore umano e professionale. Powell fu prima Consigliere per la Sicurezza Nazionale dal 1987 al 1989 (durante gli ultimi anni della Presidenza di Ronald Reagan) e poi Capo dello Stato maggiore congiunto (dunque al vertice delle forze armate statunitensi – il più giovane nella storia degli USA ad occupare tale posizione) dal 1989 al 1993, coordinando l’operazione “Desert Storm” in occasione della prima Guerra del Golfo contro l’Iraq. Dotato di una grande visione geo-strategica che non si fermava alle sole questioni militari, proprio per questo Powell riuscì a raggiungere anche i vertici del Governo statunitense, rivestendo il ruolo di Segretario di Stato durante il primo mandato Bush dal 2001 al 2005.

 

Ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare Powell durante il periodo trascorso a Washington: ricordo un uomo dotato di grande integrità, che sarebbe stato senz’altro un ottimo Presidente degli Stati Uniti in grado di generare consensi trasversali, se non fosse stato per le false motivazioni create per poter attaccare l’Iraq di cui si fece portavoce davanti all’Onu. Una sera, a cena, parlavamo proprio di una sua possibile candidatura alla Casa Bianca, eventualità che fu prontamente respinta dalla moglie di Powell che non voleva che il marito si esponesse a critiche eccessive ed immeritate da parte dei suoi detrattori.

 

Il mondo in cui viveva Colin Powell – e che con le sue azioni ha contribuito a plasmare – è profondamente diverso da quello odierno. Gli Stati Uniti di oggi non sono più l’unica superpotenza globale come negli anni Novanta e fino ai primi anni Duemila: il ridimensionamento subito da Washington recentemente dipende anche da alcune scelte fatte proprio durante l’amministrazione Bush. Allora, la volontà di contrastare il terrorismo islamico tentando di “esportare” la democrazia fu portata avanti sostanzialmente in buona fede, nella convinzione che i tempi fossero maturi perché il modello occidentale si potesse imporre ovunque.

 

Una valutazione che col senno di poi si è rivelata sbagliata – basti pensare alla complessa situazione in cui versano attualmente le relazioni internazionali – ma che fu sostenuta con senso dello Stato e convinzione da Colin Powell, nel tentativo genuino di ampliare le aree di libertà in tutto il mondo. 

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