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Per il Quirinale il premier non si nasconde affatto

Mario Draghi mette Parlamento e forze politiche di fronte alla realtà

“È immaginabile una maggioranza che si spacchi sul Quirinale e poi magicamente si ricomponga per il governo?”. E poi indica Mattarella come modello

Mario Draghi mette Parlamento e forze politiche di fronte alla realtà

Mario Draghi in grande forma, tranquillo e totalmente padrone dei contenuti più disparati, nella conferenza stampa di fine anno ha messo con chiarezza e disincanto i singoli parlamentari e le forze politiche di fronte alle proprie responsabilità. Se volete, nell’interesse del Paese, visto che sono “un uomo, un nonno, al servizio delle istituzioni”, posso anche andare al Quirinale. La strada del governo è tracciata, non è un problema di persone e ovviamente le elezioni è meglio non anticiparle ed è arrivato al punto chiave facendo lui stesso la domanda, in risposta ad Alessandra Sardoni del Tg La7: “è immaginabile una maggioranza che si spacchi sull’elezione del presidente della Repubblica e che poi magicamente si ricomponga per il governo”? Il premier dunque non si è affatto nascosto e ha tratto con grande abilità e concentrazione le conclusioni che gli italiani, e anche l’opinione pubblica internazionale più avvertita (come dimostra l’opportuno ripensamento del Financial Times) si aspettano: trasloco al Quirinale come garante dell’unità nazionale e degli impegni e del ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo, così come alla Banca centrale europea ebbe a tutelare l’euro, anche dialogando con ministri delle Finanze tedeschi ostici come Shauble o lo stesso Sholz appena venuto in visita a Roma come nuovo Cancelliere.

 

Mai come questa volta il Parlamento è dunque arbitro del proprio destino e di quello del Paese, e quello che accadrà a gennaio sarà il risultato delle decisioni che esso assumerà. Il Quirinale è rimasta l’unica istituzione credibile e che gode di autorevolezza e prestigio interno ed internazionale in un paese che notoriamente non ama più in generale le proprie istituzioni, a partire proprio dal Parlamento, dai partiti ai sindacati, alla magistratura, alla rappresentanza degli imprenditori. La presidenza della Repubblica è riuscita pressochè sempre a rimanere al di sopra di qualunque gioco politico, talvolta anche indecoroso, preservando un’immagine forte dell’Italia nel mondo. E Draghi, che ha appena detto di provare per Mattarella affetto (oltre a ritenerlo “modello ed esempio”), può aggiungere ulteriore lustro e prestigio.

 

In cuor suo ciascun parlamentare sa perfettamente che questa è la via maestra. E tutto ciò deve realizzarsi alla prima votazione. Se così non sarà per qualunque ragione al mondo, comprensibile o incomprensibile che sia, il Paese si inoltrerà su di una strada impervia, piena di sorprese che, insieme a convenienze e opportunismi, indebolirebbero fortemente il governo e pregiudicherebbero forse irreparabilmente la stessa prosecuzione della legislatura. E tutto ciò al di là della volontà del presidente del Consiglio, delle sue aspirazioni o non aspirazioni, come lui stesso ha precisato: il pallino dunque è tutto nelle mani della maggioranza, e di tutte le forze politiche. Ed è interessante vedere come si riposizioneranno già da oggi e domani anche gli stessi candidati dichiarati o in pectore di fronte alla prospettiva di favorire l’interesse generale ad avere Draghi al Colle o invece avviare un Vietnam parlamentare che avrebbe come sola conseguenza la frammentazione dell’attuale maggioranza, la caduta del governo e le elezioni anticipate.

 

E siccome siamo convinti che la politica sia alla fine più avveduta di come viene raccontata, ci sono ragionevoli certezze che possa andare effettivamente così, che i grandi elettori possano esercitarsi in auto-moral suasion per il bene proprio e del Paese. Berlusconi ha candidato Draghi alla Banca d’Italia e alla Bce, crede fortemente in se stesso come in tutte le cose che ha fatto nel passato nonostante lo scetticismo generale e per questo si candida, ma si farebbe torto alla sua intelligenza se dovessimo pensare che non si renda conto della situazione e non pensi (come sempre del resto) anche alle sue aziende, che avrebbero tutto da perdere da un Paese che ritornerebbe nell’instabilità. Enrico Letta annaspa tra i desideri ben dissimulati del feroce Prodi, i timori per le mosse di Renzi e le attese di Gentiloni, Veltroni, Bindi e quant’altri. Giuseppe Conte non è pervenuto e non perverrà, Di Maio ha più chiara di altri la situazione. Meloni e Salvini non vogliono Berlusconi al Colle perchè difficilmente potrebbero andare a palazzo Chigi, pur se vincessero di misura le elezioni perchè il Paese non sarebbe in grado di sostenere un così marcato spostamento a destra di tutte le sue istituzioni, anche se il capo di Forza Italia come Zelig già recita la parte del padre della patria. Sarebbe dunque lecito aspettarsi, anche approfittando del Natale, una sorta di auto-moral suasion dei singoli parlamentari e dei leader politici, per una volta almeno più attenti alle prospettive strategiche del Paese (in cui, tra l’altro, potrebbero meglio rientrare anche le ambizioni personali di ciascuno).

 

É poi importante, ma non più di tanto, chi sostituirà Draghi fino alle elezioni politiche del 2023 a palazzo Chigi, poichè ella o egli non devono far altro, appunto, che continuare il lavoro già ben indirizzato e magari consultarsi con il Quirinale sulle questioni più rilevanti. Chi poi vince le elezioni, governerà e potrà giovarsi della copertura del presidente della Repubblica nei rapporti con l’Europa e i principali paesi del mondo (avete notato il grande realismo del premier che sull’energia ha detto che l’Europa non è in grado di opporre alcunchè a Putin?), cosa che dovrebbe stare a cuore anche e soprattutto a Giorgia Meloni e Matteo Salvini nel caso dovessero davvero riuscire a vincere le elezioni, eventualità che peraltro non è certo scontata come troppo facilmente si tende ad accreditare.

 

Si può quindi essere confidenti che, sia pure con qualche passaggio tattico in più del necessario, la politica ritroverà la sua unità su Draghi al Colle, dando un segnale forte di compattezza del Paese, il viatico migliore per la lotta alla pandemia e la ripresa strutturale dell’economia oltre il rimbalzo del 2021? A questo punto, e aggiungiamo purtroppo, è solo l’augurio migliore per il Natale e l’anno nuovo che possiamo fare a tutti noi.

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