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Politica estera

Ucraina e ruolo dell’Italia, la guerra muta gli scenari per Roma

Vertice Biden, Johnson, Macron, Scholz: cosa sta cambiando in Ue e con gli americani. Intanto una nuova crisi economica rischia di inghiottire la ripresa

Ucraina e ruolo dell’Italia, la guerra muta gli scenari per Roma

Nel pomeriggio il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sarà alla Camera dei Deputati per rispondere nel corso del Question Time ad alcune interrogazioni sui temi più importanti del momento. A partire dalla guerra in Ucraina e dal dramma umanitario che si sta consumando. A quattordici giorni dall’inizio dell’invasione russa la diplomazia mondiale non ha fatto sostanziali passi avanti, nonostante si susseguano incontri e colloqui tra diverse nazioni per cercare una soluzione che fermi il conflitto. Iniziative, per la verità, più frutto di autonome spinte – vedi Israele e adesso la Turchia – ma con Osce e Consiglio d’Europa sostanzialmente fermi.

 

In uno scenario internazionale quanto mai complicato, e in repentina trasformazione, l’Italia nel quadro Ue - e rispetto ai rapporti con gli alleati americani - sta avendo un ruolo un po’ troppo defilato. Non sappiamo quanto per scelta propria o altrui. Il vertice a quattro di due giorni fa con il presidente Joe Biden, il premier britannico Boris Johnson, il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha registrato l’assenza fragorosa al tavolo del capo del governo italiano. Un’assenza che pesa e che cambia la percezione che in politica estera, soprattutto quanto a contatti con i Paesi del Patto Atlantico, l’Italia aveva dato di sé nell’ultimo anno, con l’arrivo dell’ex numero uno della Bce alla guida dell’esecutivo e fino all’inizio del conflitto russo-ucraino.

 

L’impressione è che la folle guerra di Putin contro Kiev abbia funzionato da straordinario acceleratore su alcune dinamiche anche interne all’Unione Europea, con Francia e Germania pronte a rinsaldare la loro alleanza e a riprendersi in coppia il ruolo di attori protagonisti nei rapporti con Washington. Intanto, in attesa dell’incontro di domani ad Adalia, in Turchia, tra i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina, Sergej Lavrov e Dmytro Kuleba, alla presenza di un rappresentante del governo di Erdogan, oggi una nota di Palazzo Chigi riferisce di un colloquio telefonico tra il presidente Draghi e il francese Macron. La conversazione precede il Consiglio europeo informale, previsto domani e dopodomani a Parigi e in cui si discuterà anche delle conseguenze del conflitto sul piano economico.

 

Draghi risponderà a Montecitorio anche su questo. Il tema economico in Italia ha in questa fase quattro principali declinazioni. Crisi energetica, aggiornamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ipotesi di nuovo deficit e sospensione del Patto di Stabilità e Crescita. Proprio quando il peggio della crisi post- pandemia sembrava passato e si guardava con un certo ottimismo ai segnali di ripresa, il quadro si è tinteggiato nuovamente di scuro. L’Italia ha bisogno di contro-misure e subito per fronteggiare la crepa che si è aperta con la guerra a livello di mercato globale, di scambi, di produzione e vendita di materie prime essenziali, tanto in campo energetico quanto manifatturiero. Potremmo trovarci stavolta di fronte a una carenza di materie prime non paragonabile al periodo pandemico. In ballo, come si ripete da giorni, c’è l’approvvigionamento di gas dalla Russia, da cui dipendiamo per il 40% del fabbisogno nazionale.

 

Il governo italiano è in difficoltà, anche se non è il solo. La sensazione è che le fibrillazioni della maggioranza su alcune riforme già approdate in Parlamento stiano indebolendo l’azione dell’esecutivo, sia fuori che dentro i confini nazionali. Draghi finora ha mostrato di essere una guida esperta per il Paese e ha saputo dare fiducia accreditandosi come punto di riferimento. Vederlo tentennare o abdicare al ruolo di protagonista nei rapporti con i partner europei e d’Oltreoceano è un segnale che stride con ciò che abbiamo conosciuto di lui come premier.

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