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Equilibri instabili

La guerra di Putin, il calo della crescita, l’incertezza globale

Blangiardo, Istat: frena la ripresa in Italia. Ma anche l’economia tedesca rallenta, lo dice Bundesbank. Intanto Putin: venderemo il petrolio ad Est

La guerra di Putin, il calo della crescita, l’incertezza globale

Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, conferma quello che già gli indicatori internazionali ed europei annunciano da giorni: la crescita italiana subirà una battuta di arresto a causa della guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina. Si registra “il blocco alla speranza di ripresa” e sicuramente non torneremo ad aprile al Pil pre-pandemia. Adesso l’impatto negativo del Prodotto interno lordo si aggira sullo 0,7% ma i valori potranno “diventare decisamente più grandi”. Il numero uno dell’Istituto Nazionale di Statistica non ha dubbi: oltre al problema della crescita esiste quello dell’inflazione. “Come statistiche ufficiali non siamo in grado di poter dare un’indicazione rispetto a qualcosa che non è sotto controllo. Viviamo praticamente alla giornata”, dice. Ma il livello dei prezzi è “preoccupante” soprattutto per le famiglie meno abbienti. “Non c’è nulla che faccia sperare che le cose possano migliorare”.

 

Parole che danno il senso del clima di incertezza che viviamo. Non solo i rincari registrati negli ultimi mesi potrebbero schizzare ancora verso l’alto, ma la guerra in Ucraina, il cui esito in questo momento nessuno è in grado di prevedere, rende imponderabili anche gli scenari futuri quanto a stabilità dei prezzi, produzione industriale, ripresa economica, rincari energetici. Tuttavia, non è solo l’economia italiana a rallentare. L’intera Unione Europea sta subendo gli effetti del conflitto. La guerra di Vladimir Putin contro Kiev frena la crescita anche in Germania. A certificarlo nel suo rapporto mensile è la Banca Centrale Tedesca. “Gli effetti dell’attacco della Russia dovrebbero pesare in modo percepibile a marzo sull’attività economica nazionale”, fa sapere Bundesbank.

 

“Per il secondo trimestre dell’anno la crescita attesa sarà molto più debole” e nel primo trimestre del 2022 l'economia potrebbe subire una “stagnazione”. I problemi della catena delle consegne dovrebbero rafforzarsi già a marzo, mentre l’aumento dei prezzi dell’energia potrebbe frenare il consumo privato e la produzione dell’industria ad alta intensità energetica. In un certo senso i governi di Roma e Berlino affrontano situazioni molto simili: Italia e Germania sono i due Paesi dell’Unione che maggiormente dipendono dal gas russo.

 

L’Ue si trova oggi nel mezzo di una congiuntura molto complessa. Da un lato la crisi scatenata negli ultimi due anni dalla pandemia fa i conti con un Next Generation Eu non entrato ancora a regime: gli Stati sono nella fase iniziale dei Piani di Ripresa che si concluderanno nel 2026. Dall’altro, prima ancora che gli aiuti straordinari del Recovery Fund possano dispiegarsi e risultare davvero efficaci, l’aggressione russa all’Ucraina rischia di vanificare gli aiuti previsti finora da Bruxelles.

 

A quattro settimane dall’inizio della guerra sta cambiando velocemente il contesto geopolitico ma stanno mutando anche gli equilibri geoeconomici più rapidamente di quanto sia avvenuto negli ultimi anni, con uno spostamento della forza economica mondiale da occidente a oriente. Non è un caso che oggi il vice di Puti abbia fatto sapere che Mosca crede fermamente che l’Europa non possa fare a meno del gas russo, mentre per quanto riguarda il greggio le compagnie petrolifere russe hanno iniziato a reindirizzare i flussi verso Est. Un primo segnale del cambio di strategia, ma anche mosse prevedibili da parte del Cremlino. La Russia piegata dalle sanzioni manda un messaggio: il centro dell’economia globale può tranquillamente spostarsi sul fronte asiatico.

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