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Incontri bilaterali

Esteri, le sfide dell’economista Draghi tra europeismo e atlantismo

Domani il presidente del Consiglio sarà a Washington D.C. L’incontro con Joe Biden e il ruolo dell’Italia al tempo della guerra di Putin all’Ucraina

Esteri, le sfide dell’economista Draghi tra europeismo e atlantismo

Mario Draghi è stato il banchiere centrale europeo più in vista degli ultimi anni, colui che con il suo ‘whatever it takes’ ha lasciato un segno indelebile nelle politiche monetarie del Vecchio Continente. Domani andrà in visita a Washington ed è presumibile pensare che non dismetterà del tutto i panni di esperto di moneta, credito e finanza. Parlare con Joe Biden della guerra in Ucraina e di Putin non potrà prescindere dai nodi che riguardano l’energia, le ricadute sull’inflazione, il rischio di un blocco dei commerci delle materie prime, a partire dal grano, con effetti collaterali imprevedibili.

 

Ma il premier, in carica da febbraio 2021, è stato anche colui che ha impiegato parte del suo mandato da presidente del Consiglio a rimettere ‘in linea’ alcuni cardini della politica estera italiana in senso filo-atlantista. Per ripristinare, non senza fatica, nel Mediterraneo come nelle relazioni con gli Usa, un protagonismo italiano appannato dalle politiche degli ultimi governi. Un ruolo che, tuttavia, l’invasione russa dell’Ucraina ha incrinato ancora.

 

Per due ragioni: una esterna e una interna. La prima è che una Francia più intraprendente, forte del semestre di presidenza europeo, e un Macron lanciatissimo verso un rapporto privilegiato con Vladimir Putin (che poi si è rivelato fallimentare), hanno frenato le iniziative diplomatiche di altri Paesi. Non a caso il presidente francese ha quasi basato tutta la campagna elettorale per l’Eliseo, che ha conquistato per la seconda volta, sul ruolo della Francia ‘first’ in Europa. A favorirlo la presenza in Germania di un governo poco carismatico come quello di Olaf Scholz, molto cauto nei confronti di Putin per un retaggio politico decennale (vedi le scelte di Angela Merkel per buona parte del suo cancellierato) e timoroso di scatenare una guerra sul gas russo da cui dipende per il 51% del fabbisogno nazionale.

 

Poi c’è la ragione interna. Gli ultimi mesi sono stati contraddistinti da una diminuzione della forza di Draghi come collante di una coalizione di unità nazionale un po’ troppo sfilacciata. Il passaggio dalla crisi pandemica alla guerra in Ucraina ha segnato la maggioranza determinando un sostanziale allontanamento del Movimento Cinque Stelle dall’area di centrosinistra. Un terremoto ancora in corso, ma senza che siano chiari obiettivi ed eventuali nuovi equilibri della formazione capitanata da Giuseppe Conte. Che esprime tra gli altri il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, considerato tra gli uomini di governo più vicini all’inquilino di Palazzo Chigi.

 

Draghi volerà a Washington con questo bagaglio ma convinto che rinsaldare l’alleanza dell’Italia con gli Stati Uniti sia basilare per tornare ad essere interlocutore di primo piano con la Casa Bianca e, insieme, ponte affidabile per un’Europa in grande difficoltà. Francia e Germania, dal canto loro, studieranno con molta attenzione la trasferta del capo dell’esecutivo italiano. E anche a Bruxelles si guarderà al bilaterale con particolare interesse. Sostenuto dal presidente Mattarella, che più volte ha ribadito l’importanza che Ue e Nato siano uniti contro le minacce della guerra, l’ex presidente della Bce confermerà a Biden il pieno appoggio alle sanzioni contro Mosca.

 

La convinzione è che siano necessarie per riavviare i percorsi diplomatici. Anche per il G7 l’isolamento finanziario della Russia resta un obiettivo primario per indebolire l’offensiva di Putin contro Kiev. Ma L’Ue è in impasse sull’energia e stenta a trovare unità di intenti. La via più stretta in questo momento è proprio quella della diplomazia. Per fermare i massacri e la distruzione dell’Ucraina qualcuno deve agire con più determinazione per tornare su quel sentiero, anche se pieno di sbarramenti e insidie. In tale scenario sono i Paesi Ue ad avere il compito più difficile.

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