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Guerra in Ucraina

Dopo Washington Draghi più forte in Ue. Roma centro delle mediazioni

Per Joe Biden il premier italiano ponte tra Stati Uniti, Nato e Ue. Tuttavia nel Vecchio continente si cerca ancora una linea comune sul conflitto

Dopo Washington Draghi più forte in Ue. Roma centro delle mediazioni

Gli scenari mutano nel Vecchio Continente. La Germania di Olaf Scholz non riesce a ritagliarsi un ruolo sulla guerra in evidenza Ucraina o, forse, non vuole. Il cancelliere tedesco è praticamente silente nella drammatica crisi che sta contrapponendo l’Europa e gli americani a Vladimir Putin. I tempi di Angela Merkel, protagonista assoluta della politica europea, sono un ricordo lontano. Di contro, il presidente francese Emmanuel Macron, al suo secondo mandato, mostra un attivismo ambizioso. Ma tra Berlino e Parigi c’è Roma, che il vertice americano tra Joe Biden e il nostro presidente del Consiglio ha confermato essere centrale nelle scelte strategiche delle prossime settimane. Per il capo della Casa Bianca è Draghi, più di altri leader europei, il pilastro dell’alleanza atlantica in Europa e punto di riferimento per mediare tra Stati membri.

 

Hanno avuto una certa eco Oltreoceano e in Europa le parole che Macron ha ribadito solo poche ore prima della missione del premier italiano a Washington. “Non bisogna umiliare la Russia al termine del conflitto”, ha scandito con un tempismo che non è sfuggito a nessuno, avvertendo Casa Bianca e Palazzo Chigi su quale fosse la sua idea a riguardo. Il presidente francese è l’unico capo di Stato europeo a non aver mai interrotto un’interlocuzione diretta con Putin. Fonti bene informate dicono che i colloqui telefonici tra i due si ripetano con una certa frequenza.

 

Di fatto, Parigi appare sempre più distante dagli Stati Uniti che adesso hanno l’obiettivo di indebolire Putin, determinare una sua sconfitta se non militare almeno politica, e ridurre in maniera sostanziale la possibilità di rivendicazioni territoriali quando si arriverà al tavolo negoziale. Draghi non è del tutto d’accordo: l’Italia preme per una tregua subito e perché la diplomazia riprenda il suo corso. In mezzo c’è il difficile equilibrio tra Casa Bianca e Stati membri dell’Ue, Francia in testa. Le esigenze dell’Eliseo, d’altra parte, troverebbero l’appoggio probabilmente del cancelliere Scholz. Non è un caso che Macron sia volato a Berlino subito dopo aver pronunciato a Strasburgo il suo discorso nel giorno della Festa dell’Europa in qualità di presidente di turno del Consiglio. Seppure con nuovi equilibri di forza al suo interno, l’asse franco-tedesco potrebbe reggere anche sulla posizione da tenere con Putin sul piano diplomatico.

 

Se l’incontro con Biden ha riconosciuto Draghi come interlocutore privilegiato tra Usa, Nato ed Ue, va da sé che il premier italiano dovrà essere ponte anche in Europa per scardinare frizioni e tensioni con gli Stati Uniti. Far coincidere interessi europei e americani a questo punto del conflitto non è semplice. Draghi ha un compito arduo ma le sue indiscusse capacità diplomatiche e l’abilità politica potrebbero agevolare una partita di primaria importanza più per l’Ue che per gli statunitensi.

 

L’Europa la guerra ce l’ha in casa. Il premier italiano a Biden lo ha detto con chiarezza: “Dobbiamo usare qualsiasi canale diretto o indiretto per arrivare alla pace. In Italia e in Europa la gente vuole la fine di questi massacri, di queste violenze, di questa macelleria e pensa alla possibilità di un cessate il fuoco e di ricominciare con dei negoziati credibili”. Questo significa che come trattare Putin a guerra finita è senza dubbio un punto importante del dibattito ma la priorità è fermare l’invasione russa in Ucraina e farlo in fretta. Il messaggio è anche per gli Usa: prolungare il conflitto non è una soluzione.

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