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Vecchie alleanze

Letta spera ancora nel ‘campo largo’. Ma cosa ne sarà dei giallorossi?

Il segretario del Partito democratico: “Coalizione unita unica condizione per competere”. Intanto prove di dialogo a Milano tra Salvini, Berlusconi e Meloni

Letta spera ancora nel ‘campo largo’. Ma cosa ne sarà dei giallorossi?

Dopo le tensioni degli ultimi mesi Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni si incontrano oggi a Milano in vista delle elezioni amministrative del prossimo 12 giugno. Un vertice atteso ma sempre rinviato per via delle divisioni interne nel centrodestra. Intanto il segretario del Pd, Enrico Letta, mette in guardia: “E’ un illuso chi pensa che la destra non andrà unita alle elezioni. Le schermaglie di ora sono di assestamento. Con questa legge elettorale una coalizione unita” di centrosinistra “è per noi l’unica condizione per competere”. 

 

Dalla direzione del Partito democratico il segretario dem lancia il suo messaggio: lavorare su un ‘campo largo’ resta la ‘conditio sine qua non’ perché il fronte progressista possa vincere le prossime elezioni politiche che dovrebbero svolgersi, salvo imprevisti, tra meno di un anno. “Dobbiamo e vogliamo aprirci ad alleanze che siano compatibili con noi, col nostro programma e con la nostra idea di Paese”, dice. “Quando dico compatibili dico chiaramente che anche le vicende di questi ultimi mesi ci confermano che, per quanto ci riguarda, continuiamo convintamente a considerarci alternativi alle destre”. Il tassello che però manca è quello relativo al Movimento Cinque Stelle. La leadership di Giuseppe Conte nelle ultime settimane non ha affatto rinsaldato l’alleanza con il Pd. Piuttosto, l’avvocato ha dato l’impressione di volersi smarcare ogni giorno di più rispetto al governo e rispetto alla linea prospettata dal Nazareno. In più, il problema dei pentastellati è che non hanno una linea unitaria.

 

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è allineato con Palazzo Chigi e con il Quirinale, a differenza del capo del suo partito che un giorno sì, e l’altro pure, rilascia dichiarazioni poco distensive, ben sapendo (tra l’altro) di non avere sotto controllo i gruppi parlamentari. Una situazione destabilizzante per tutto il centrosinistra, che finora Letta non ha gradito. Il nodo resta la politica estera e il conflitto in Ucraina. Ma il capo del Nazareno prova a salvare il salvabile, avvertendo i Cinque Stelle che da soli non vanno lontano neanche loro. In questo contesto, in cui i continui distinguo dei grillini sugli aiuti militari a Kiev non aiutano a sminare il campo da incomprensioni e sospetti, il centrodestra potrebbe invece trovare la quadra. Litigiosissimo fino a pochi giorni fa – vedi la vicenda delle candidature a Palermo e alla Regione Sicilia -  Lega, FdI e Forza Italia potrebbero risintonizzarsi e trovare un’intesa che sia un anticipo di quella che sigleranno per le politiche. 

 

C’è poi un’altra questione che non va sottovalutata: l’effetto che l’invasione armata dell’Ucraina da parte della Russia sta provocando sull’economia mondiale, a partire da quella europea. Con questi chiari di luna - il caro energia da gestire, l’inflazione che sale e l’approvvigionamento energetico che in autunno potrebbe incepparsi - le dinamiche di alcuni partiti appaiono davvero fuori luogo. I prossimi mesi richiedono grande determinazione, di tempo per tatticismi di parte non ce n’è. Nessuno si illude che tra le formazioni politiche l’interesse non sia principalmente rivolto alle elezioni del 2023. Sarebbe ingenuo pensarlo. Ma certe posizioni risultano più pretesti che altro e una maggioranza che mette continuamente paletti all’azione dell’esecutivo fa male al Paese. Il governo italiano mai come in questo momento è impegnato per avere un ruolo incisivo sulle scelte da operare a Bruxelles e nei consessi internazionali. Indebolirlo non giova a nessuno. 

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