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Il summit

G7 di Elmau, la linea della fermezza di Draghi per fermare Putin

Il governo italiano conferma la sua posizione. Bilaterale tra il capo di Palazzo Chigi e Boris Johnson. Casa Bianca: presto Biden parlerà con Xi Jinping

G7 di Elmau, la linea della fermezza di Draghi per fermare Putin

La posizione di Mario Draghi sull’Ucraina si conferma più netta di quella di Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Il premier italiano nel corso del G7 in Baviera, in particolare durante la sessione con Volodymyr Zelensky, il presidente del Paese che dal 24 febbraio è sotto attacco della Russia, ha rimarcato che “Putin non deve vincere. Siamo uniti con l’Ucraina, perché se l’Ucraina perde tutte le democrazie perdono e sarà più difficile sostenere che la democrazia è un modello di governo efficace”. Il premier italiano durante una pausa del vertice ieri ha anche avuto un incontro bilaterale con il capo del governo britannico, Boris Johnson.

 

Il conflitto mosso da Mosca nei confronti di Kiev e le sanzioni per colpire la Federazione russa sono state al centro del summit presso il castello di Elmau. Si è discusso anche di misure economiche e del price cap per tutti gli idrocarburi, compreso il gas. Il presidente del Consiglio italiano considera il tetto al prezzo del gas un intervento necessario per frenare l’inflazione. Una posizione che l’Italia ha sostenuto con forza anche nel corso del Consiglio europeo che si è svolto il 23 e il 24 a Bruxelles.

 

I Ventisette intendono approfondire il dossier con studi specifici e hanno rinviato ogni decisione all’autunno. Intanto, il numero uno di Downing Street si è detto “colpito dalla straordinaria determinazione ad andare avanti uniti. Al momento non c’è accordo di pace che il presidente Zelensky possa firmare. Quindi, nelle circostanze attuali” i 7 Grandi della Terra “devono continuare a sostenere l’Ucraina”. La situazione per Kiev è “molto difficile a est e sud-est” ma non è da escludere che le forze ucraine possano “rovesciare le posizioni”. Anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che con Ursula Von der Leyen ha partecipato al summit in Baviera, è convinto che “Il Cremlino” vada “sconfitto in Ucraina” e sottolinea l’“incrollabile coesione del G7 in solidarietà di Kiev”.

 

Quanto agli Stati Uniti la Casa Bianca si è detta pronta ad annunciare un aumento dei dazi su oltre 570 gruppi di prodotti russi per un totale di circa 2,3 miliardi. Sempre dall’amministrazione di Joe Biden è arrivata la notizia che il presidente americano e il presidente cinese Xi Jinping avranno uno “scambio” nelle prossime settimane. Con ogni probabilità, almeno da quello che è possibile desumere, si tratterà di un confronto telefonico. Sempre il consigliere per la Sicurezza Nazionale americana, Jake Sullivan, in un briefing con la stampa Usa in Germania, ha fatto sapere che c’è la possibilità di un bilaterale tra Biden e il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan, nel corso del vertice Nato dei prossimi giorni a Madrid, ma si vedrà nelle prossime ore se l’ipotesi è realizzabile.

 

Quello che è certo è che i vertici di questi giorni sono importantissimi sul piano internazionale per capire come muoversi quando si è giunti ormai al 125esimo giorno di guerra. Prima la riunione a Bruxelles dei capi di Stato e di governo dei Ventisette, poi il G7 in Baviera, a seguire il summit Nato nella capitale spagnola: il mondo si muove per fermare Putin. Per l’Occidente è prioritaria la compattezza sul piano geopolitico così come sulle sanzioni. L’invio di nuove armi a Kiev è stato confermato nel G7. Nel frattempo la Russia ha annunciato che Putin parteciperà a novembre al G20 in Indonesia.

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