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Salvini, Meloni e Berlusconi: nel centrodestra monadi in ordine sparso

Lacerazioni post ballottaggi, il caso Verona brucia ancora. Meloni rilancia il dialogo. Ma è già pronto il prossimo stress test: sì o no a Musumeci

Salvini, Meloni e Berlusconi: nel centrodestra monadi in ordine sparso

La sensazione nel centrodestra è lampante: nella coalizione formata da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia ciascuna forza politica si muove come una monade, un corpo a sé stante, che non riesce a trovare un punto di congiunzione con le altre. La candidatura in Sicilia del presidente uscente Musumeci sarà il prossimo nodo del contendere e non è detto che con questi chiari di luna – la batosta dei ballottaggi di domenica nelle città brucia ancora – una via d’uscita si troverà a breve.

 

Le parole di Giorgia Meloni – “chiederò a Berlusconi e Salvini di vederci il prima possibile per evitare ulteriori divisioni” - le abbiamo già sentite altre volte. Da un lato dimostrano, senza dubbio, che la leader di Fratelli d’Italia è sempre pronta a rilanciare il dialogo, dall’altro che è perfettamente consapevole che seppure il suo partito risulterà ancora favorito nei sondaggi, l’assenza di un’alleanza nel centrodestra è destinata a segnare in peggio alle politiche il destino di Fratelli d’Italia. Il partito senza alleati non andrebbe da nessuna parte.

 

I punti su cui discutere sono tanti. Il caso Verona è emblematico della frattura che si è consumata a destra e dei malumori che serpeggiano tra alleati anche a livello nazionale. Peraltro, sia Matteo Salvini che Silvio Berlusconi fanno i conti con spaccature interne. Nel caso della Lega ancora sotto traccia ma pronte ad esplodere, mentre in Forza Italia sono già evidenti da un po’, ma congelate in attesa di qualche fattore scatenante che spinga i dissidenti ad uscire. Lo stesso Berlusconi alla sua veneranda età non fa altro che rilanciare la propria leadership convinto che “Forza Italia tra 8 mesi sarà sopra il 20%”. Visioni del tutto personali, ma anche un modo per tenere unite le truppe attorno alla figura del generale, mentre alcuni colonnelli guardano con attenzione ad altri fronti.

 

La situazione a destra è, dunque, magmatica. Oltre i litigi non emerge per ora né un progetto, né una prospettiva futura per il governo del Paese. L’orizzonte delle elezioni politiche si avvicina e per arrivarci preparati una qualche accelerazione alla capacità di aggregarsi bisognerà pur darla. Insieme a un programma credibile per gli elettori. Vedremo. Per il momento Fdi non getta acqua sul fuoco. Il casus belli è ancora Verona. “Non è mai accaduto, da quando esiste il centrodestra, che una forza politica che governa”, dichiara al Messaggero il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida, “al momento del voto spacchi la coalizione e scelga di sostenere un esponente che non fosse di centrodestra. Tosi non solo non fa autocritica, ma attacca il sindaco uscente di Verona Federico Sboarina. Visto l’esito ci chiediamo come mai non arrivino delle scuse per aver spaccato la coalizione e l’impegno ad evitare lo stesso errore in futuro”.

 

Intanto nel centrodestra, come nel campo progressista, un altro aspetto di rilievo è l’allargamento al centro. Fratelli d’Italia potrebbe essere d’accordo, “perché vogliamo un centrodestra forte”, fa sapere Lollobrigida, ma “Di Maio, Calenda e Renzi sono lontani dal nostro modello di centro”. Insomma, il partito della Meloni qualche messaggio lo lancia ma è sulla partita delle regionali in Sicilia che si giocherà un altro importante match tra alleati. Se Lega e Forza Italia non daranno il loro appoggio a Musumeci, a quel punto Meloni potrebbe essere costretta a un vistoso passo indietro sul nome del governatore. Una scelta forzata che potrebbe incrinare ulteriormente i rapporti.

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