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Equilibrismi

Elezioni, Letta deve guardarsi le spalle dal populismo di sinistra

Tra i democratici (vedi Bettini) c’è chi non demorde su un’alleanza futura con Conte. Ma non è la linea del segretario. Dopo il 25 cosa accadrà nel Pd?

Elezioni, Letta deve guardarsi le spalle dal populismo di sinistra

Chi nel Partito democratico considera un errore aver rotto l’alleanza con il M5S, dopo che Giuseppe Conte ha scientemente deciso di dare il ‘là’ alla caduta del governo Draghi, osserva con attenzione le mosse del segretario Letta. La linea politica e le alleanze decise per questa improvvisa tornata elettorale dal capo del Nazareno, è noto, hanno lasciato parecchio malcontento in alcune correnti interne. Ma lo scenario che dopo il 25 settembre potrebbe configurarsi può mettere davvero in difficoltà l’ex premier ed ex professore dell’Institut d’Etudes Politiques de Paris. Profondo conoscitore delle istituzioni europee e dei populismi nel Vecchio Continente oggi Letta è impegnato in una partita complicata per salvare il primato del Pd nel centro-sinistra e garantire gli attuali rapporti di forza dopo il voto. 

 

Non è un mistero che vecchie volpi del partito, a partire da Goffredo Bettini, giudicato un abilissimo manovratore da molti, abbiano un certo feeling politico con il leader del Movimento Cinque Stelle. Legame che non è venuto meno nemmeno dopo che l’avvocato di Volturara Appula ha affossato l’esecutivo di Mario Draghi insieme a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Il ‘ponte’ tra i due potrebbe consolidarsi in questa fase pre-voto e anche dopo, ammesso che quello che è stato l’uomo forte dell’era Veltroni riesca davvero a convincere una parte del Pd che i pentastellati non sono affatto da snobbare. Si tratta sostanzialmente di quei democratici che considerano l’esperienza del Conte II non un unicum nel panorama politico-istituzionale ma un percorso politico che potrebbe ripetersi, eventualmente con successo. 

 

Un indirizzo che stride con l’attuale progetto politico del segretario nazionale, che non solo non ha voluto stringere alcun patto con i 5S ma ha anche spostato l’asse del suo partito verso Verdi e Sinistra italiana. Una virata – questa è storia - che ha determinato il passo indietro di Carlo Calenda che poi si è alleato con Matteo Renzi. Un balletto di posizioni che ha disorientato buona parte dell’elettorato di centrosinistra, tanto riformista quanto progressista, e che ha scatenato alcuni effetti a catena forse sottovalutati. Molti dei protagonisti hanno finito col trascurare un’ipotesi che sembrava solo venti giorni fa assai lontana: la rimonta nei sondaggi del Movimento.

 

Alcune proiezioni di voto registrano addirittura un sorpasso di Conte nei confronti di Salvini, con tanto di approdo al terzo posto nella classifica delle forze politiche più votate. Vedremo che percentuali di consenso saranno effettivamente attribuite ai 5Si che ormai del grillismo hanno fatto completamente a meno. In ogni caso, il loro recupero potrebbe riverberarsi sugli equilibri interni al Partito democratico, più di quanto Letta e i suoi riescano ad ammettere.

 

Le volpi guardano l’orizzonte e aspettano il 25 settembre per fare le loro mosse. La sirena del populismo di sinistra canta e l’esito delle urne potrebbe favorire nuove intese, anche se di convenienza e di una fronda sola. Nel mentre nell’area liberal e moderata di casa dem c’è chi guarda alle sorti del Terzo Polo. Al voto mancano solo 16 giorni. Ma già si presenta foriero di cambiamenti. Il quadro politico a sinistra potrebbe evolvere in maniera sorprendente.

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