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Sfide elettorali

Politiche 2022, dove sono le contraddizioni di Meloni e Letta

Partito democratico e Fratelli d’Italia hanno visioni molto diverse del Paese. Le posizioni dei due leader e quei limiti nelle alleanze di cui fanno parte

Politiche 2022, dove sono le contraddizioni di Meloni e Letta

Come è stato già ampiamente scritto il confronto sul Corriere.it tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta si è svolto sulla scia di un sostanziale fair play. Ci sono stati certamente alcuni punti su cui il dibattito ha registrato toni più accesi - vedi il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e le adozioni da parte delle coppie omogenitoriali – ma i due ‘sfidanti’ hanno rispettato le regole, senza mai cadere in polemiche o attriti personali. Entrambi sono entrati nel merito delle questioni e hanno spiegato le loro posizioni sui temi più importanti: guerra in Ucraina, sanzioni alla Russia, Ue, caro bollette, debito pubblico, lavoro, salari e riforme.  

 

Possiamo affermare che come partiti Pd e Fratelli d’Italia hanno le idee chiare quanto a programmi, sia di politica nazionale che internazionale. Le contraddizioni sono piuttosto presenti nelle coalizioni di cui fanno parte. Il punto debole di entrambi in questa fase della campagna elettorale è esattamente questo. Non è un caso che mentre Giorgia Meloni parlava dello scostamento di bilancio come “extrema ratio” Matteo Salvini non risparmiava critiche all’alleata: “Le preoccupazioni degli italiani in questo momento sono le bollette. Si devono mettere subito 30 miliardi a debito. Non capisco perché su questo l’amica Meloni tentenni”. 

 

Anche Letta fa i conti con un’alleanza – quella con Verdi e Sinistra italiana -che sul piano dei contenuti si è rivelata alquanto strampalata. L’esempio più eclatante è proprio la guerra russo-ucraina e l’aiuto militare che l’Occidente sta fornendo a Kiev. Bonelli e Fratoianni continuano a chiedere il blocco dell’invio di armi a Zelensky, Letta invece evidenzia i successi dell’esercito ucraino grazie al sostegno di Usa e Ue. “I russi si stanno ritirando”, ha affermato nel corso della diretta sul Corriere. “Se penso a tutto quello che è stato detto nelle settimane e nei mesi scorsi da parte di tanti leader, che pensavano si dovesse dare a Putin quello che chiedeva, noi diciamo: non è così.  Ci siamo schierati dalla parte della libertà e della democrazia, con l’Europa e con gli europei”.  

 

In questi ultimi dodici giorni di comizi ed eventi elettorali l’incoerenza e l’inconciliabilità di alcune posizioni all’interno delle coalizioni potranno pure non catalizzare l’attenzione degli elettori. Ma dopo il 25 settembre bisognerà farci i conti. I nodi verranno al pettine per tutti, specie per chi uscirà vittorioso dalle urne, con ogni probabilità il centrodestra. Non sarà semplice a quel punto recidere certi legami che negli anni hanno avvicinato Salvini e Meloni all’Ungheria di Orban e alla Polonia di Morawiecki. O quelli di Salvini e Berlusconi con Putin. C’è preoccupazione in Europa per un eventuale esecutivo a guida Meloni, che pure in ogni sede utile sta cercando di dare rassicurazioni in questo senso. Anche nel faccia a faccia con Letta la presidente di Fdi sull’invasione russa dell’Ucraina ha ribadito: “Fin dall’inizio non abbiamo mostrato alcuna titubanza.

 

Non c’è dubbio che le cose resterebbero così anche con un governo di centrodestra. Ma l’Italia deve stare a testa alta in Europa e nella Nato”. Una versione soft del sovranismo in chiave meloniana che potrebbe però essere un’ottima sponda, all’occorrenza, per il Cavaliere e il Capitano. I quali sui rapporti col capo del Cremlino non sono mai usciti dall’ambiguità. 

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