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Cosa non torna

Politiche 2022, le incoerenze del melonismo tra passato e presente

I legami con Vox e l’irrinunciabile fiamma nel simbolo. Cosa è oggi Fdi, il partito che vuole conquistare a tutti i costi anche il voto dei conservatori

Politiche 2022, le incoerenze del melonismo tra passato e presente

Destra radicale avanti tutta. Giorgia Meloni con diverse dichiarazioni ha finito col gettare la maschera in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Non solo non ha rinnegato la matrice integralista e ultra-nazionalista che è a monte della sua formazione politica, ma l’ha persino rafforzata. Prima il sostegno a Viktor Orban, il capo del governo ungherese demolitore di libertà e diritti, poi l’appoggio a Vox con cui ha in comune idee e programmi politici. “Mi auguro che il centrodestra italiano guidato da Fratelli d'Italia vinca le elezioni e che questo possa aprire la strada per qualcosa di simile anche in Spagna tra qualche mese”, afferma in un’intervista a Efe, l’agenzia di stampa iberica. Il riferimento è appunto a Vox, il partito di estrema destra spagnolo nato nel 2013 e presentato ufficialmente nel 2014. E’ esplicativo che la formazione accusata di essere neo-franchista sia guidata da Santiago Abascal Conde, detto El Facha, ovvero il fascista. I rapporti politici tra Fratelli d’Italia e l’alter ego spagnolo sono strettissimi, per stessa ammissione della Meloni. 

 

“La campagna elettorale è stata troppo breve, abbiamo scelto di non organizzare eventi con ospiti stranieri”, dice. Ma “ho avuto una lunga telefonata con Santiago Abascal, come spesso accade. Siamo uniti dal rispetto reciproco, dall’amicizia e dalla lealtà”. Solo per dirne una, l’euroscettico Vox, sull’immigrazione ha persino posizioni più radicali di Fratelli d’Italia e il leader viene da una famiglia in passato legata alla dittatura del Caudillo. 

 

Non basta. Meloni non rinuncerà mai alla Fiamma tricolore, eredità del Movimento Sociale Italiano, che è nel simbolo di FdI. Il tema è emerso più volte nel corso della campagna elettorale. La leader non si asterrà dall’uso del vessillo che fu ideato da Giorgio Almirante, nonostante abbia affermato di condividere la celebre frase di Gianfranco Fini che definì il fascismo “male assoluto”. “Ero dentro An quando Fini ha fatto quelle dichiarazioni, non mi pare di essermi dissociata”, fa sapere. Catapultata nemmeno trentenne proprio dal capo di Alleanza Nazionale alla vice presidenza di Montecitorio, la Meloni ha un legame fortissimo con quel simbolo che nacque coi missini. Eppure, trapela un certo imbarazzo nelle sue affermazioni che rivelano contraddizioni e ambiguità. Un colpo al cerchio e una alla botte, diremmo. Con l’obiettivo di non scontentare da un lato gli oltranzisti, dall’altro coloro che non vengono da una tradizione di ultradestra. 

 

Enrico Letta, segretario del Pd, in merito alle dichiarazioni su Vox commenta così: “Spero che non abbia successo in Spagna, sarebbe un pessimo segnale per l’Europa. Ma non mi sorprendono le parole della Meloni, conosco il suo rapporto con quel partito”. Anche Matteo Renzi del Terzo Polo interviene: “Un moderato, un democristiano non può votare la fiamma”. Il problema in effetti c’è. Tuttavia, come conciliare un pensiero di destra reazionaria con un progetto più conservatore è tema che Meloni ha abilmente eluso schierandosi a Strasburgo con i Conservatori riformisti europei (Ecr).

 

Ma dopo settimane di comizi e piazze è difficile destreggiarsi. Da mesi cerca di barcamenarsi e di trasmettere un’immagine rasserenante, ammantata di modernità e novità, che possa far dimenticare le sue radici ideologiche. Forse ci riuscirà. Quello del 25 settembre per molti sarà un voto di pancia più che di testa, un fattore che avvantaggerà la paladina della fiamma tricolore. 

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