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Piddini e grillini

Elezioni politiche, il rapporto tra Letta e Conte dopo il voto

‘Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano’ cantava Venditti. Ma in politica alcune variabili cambiano per sempre il corso degli eventi

Elezioni politiche, il rapporto tra Letta e Conte dopo il voto

C’è chi pensa che una rimonta domenica prossima dei Cinque Stelle possa portare a un riavvicinamento di Conte e Letta, in nome di un nuovo patto da opporre al centrodestra. Può darsi, ma è difficile non considerare quali variabili esistono all’orizzonte. La prima è data dalle percentuali di voto che le due forze riusciranno a mettere insieme da Nord a Sud dello Stivale. Dal consenso elettorale di entrambe dipende il futuro delle attuali leadership. Quella di Giuseppe Conte in questo momento sembra più solida, perché il Movimento è dato in crescita, mentre nel Pd c’è già chi pensa – se il voto fosse davvero al di sotto di ogni aspettativa - di aprire la corsa per la successione al vertice del Nazareno, che non è scontata ma nemmeno così lontana dalla realtà. In ogni caso, con Letta alla guida dei democratici, un accordo post elettorale con Conte è arduo che si concretizzi. I rapporti sono ormai deteriorati. Ma va detto che una dirigenza diversa non implica di per sé l’avvio della riconciliazione. Su quali obiettivi, su quali idee?  

 

C’è poi l’incognita Terzo Polo. Nato dall’unione di due partititi laici minori, liberali e riformisti, Azione e Italia viva ambiscono a sparigliare le carte da un lato e dell’altro, ma con una punta di rivalsa più a sinistra che a destra. Erodere voti a Forza Italia grazie alla presenza di Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini è nelle loro intenzioni. Ma più incisiva ancora è la volontà di attingere al bacino elettorale piddino. In ogni caso, i due puntano su percentuali apprezzabili per sedersi al tavolo di trattative da condurre su più fronti da lunedì 26 settembre.

 

E’ ovvio che né Terzo Polo né M5S sono in grado di giocare la carta del sorpasso del Pd. Piuttosto, hanno aperto una sfida che potrebbe minare l’attuale convivenza di alcune correnti dem, senza escludere in futuro ‘allargamenti’ in grado di scompaginarne gli assetti odierni. L’’avvocato del popolo’ sembra rinvigorito in questi ultimi giorni di campagna elettorale. I sondaggi non possono essere pubblicati, ma ciò non toglie che i partiti li commissionino. Si parla di un recupero al Sud dei pentastellati, complice la diffusione della misura che più di tutte li identifica, ovvero il reddito di cittadinanza. Siamo comunque alle ultime battute della campagna elettorale. Tra una settimana a quest’ora stime, sondaggi e proiezioni avranno già fatto i conti con il quadro reale che il voto ci consegnerà.

 

Gli analisti fotografano una forte frammentazione nell’area di centrosinistra e progressista. Che - è ragionevole pensare - più di qualcuno vorrà ricomporre, sempre se si fosse capaci di individuare priorità condivise senza rincorrere solo gli interessi di parte che animano la corsa al voto. Cosa potrà nascere dopo è tutto da vedere, soprattutto in rapporto alla maggioranza politica che si configurerà dopo il 25. Letta e Conte non potranno esimersi dal tirare le somme e guardare ai tanti errori commessi negli ultimi mesi. Benché il partito che porta la colpa di aver fatto cadere il governo Draghi, insieme a Lega e Forza Italia, potrebbe ritrovarsi con più voti di quanti avrebbe mai immaginato - praticamente agonizzante - solo due mesi. Sono le stramberie della politica. 

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