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Lo scoglio

Nuovo governo, due giorni ancora per giocare a carte coperte. Poi…

Meloni in ambasce sui nomi. Gli altolà agli alleati, la ricerca di tecnici di alto profilo. Tante promesse ma sugli incarichi la leader è in alto mare

Nuovo governo, due giorni ancora per giocare a carte coperte. Poi…

Difficile trasmettere all’esterno un’idea di compattezza della coalizione di centrodestra in questa fase di decisioni sui nomi dei presidenti delle Camere e della squadra di governo. Giorgia Meloni ha ribadito che vuole persone competenti e preparate, ma lo stallo sui dicasteri più importanti impedisce, ad ora, di tirare le somme. Le liti, i distinguo e l’applicazione del più classico manuale Cencelli sono all’ordine del giorno ma la leader di Fratelli d’Italia, assicura, farà di testa sua. La verità è che Meloni sta incontrando oggettive difficoltà per occupare le caselle più importanti. Non solo perché non trova figure tecniche e di altissimo profilo disposte a legarsi a un governo di destra radicale, ma anche perché non è vero che può fare tutto di testa sua. Rischia di muoversi, infatti, come un elefante in una cristalleria e a rompersi potrebbero essersi i rapporti con i due alleati, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Il primo non vedrebbe di buon occhio Il compagno di partito Giancarlo Giorgetti a capo di un ministero di peso come l’Economia. Il leader del Carroccio vivrebbe la collocazione di Giorgetti al Mef come uno smacco insopportabile e una sconfitta interna. A maggior ragione se a lui fosse affidato, come pare probabile, un dicastero che non rientra nella rosa dei più importanti: appunto Economia, Interno, Esteri o Difesa. Berlusconi, dal canto suo, si è impuntato sulla fedelissima Licia Ronzulli, che la presidente di FdI non vuole al governo se non in un ruolo minore. 

 

La strada che sta percorrendo la premier in pectore è per ora abbastanza lontana dall’obiettivo di un esecutivo di alto profilo. E alla fine è probabile che per l’Economia bisognerà ripiegare su figure politiche. Ma l’ipotesi di Giorgetti non convince persino Meloni che , se proprio fosse costretta a rinunciare a un super-tecnico per via XX Settembre, preferirebbe a quel punto un esponente che viene dalla sua forza politica.  

 

Mancano solo due giorni all’avvio della XIX legislatura. Giovedì le nuove Camere si riuniranno e per sabato dovrebbero essere eletti i due presidenti. Tuttavia, se un accordo tra alleati non dovesse trovarsi nelle prossime quarantotto ore, le primissime votazioni a Palazzo Madama e a Montecitorio potrebbero riservare qualche sorpresa ed essere utilizzate per lanciare qualche messaggio alla super alleata. Staremo a vedere. Quello che è certo è che il tempo stringe e che dal 26 settembre, da quando Meloni assicura di essersi messa a lavoro sulla formazione del nuovo governo, sono passate più di due settimane.

 

“L’Ho detto agli alleati e lo dico anche a voi: puntiamo a dar vita a un governo autorevole e di altissimo livello, che parta dalle competenze. Non c’è spazio per le questioni secondarie rispetto a questo obiettivo”, ha detto ieri ai neo eletti di Fratelli d’Italia. Ma per ora i “nomi autorevoli” non sono usciti dal cilindro e Meloni sta navigando a vista più di quanto avesse immaginato all’indomani della vittoria. Ha davvero paura di deludere e lo scoglio che si è trovata a fronteggiare è sostanzialmente questo: vorrebbe in Consiglio dei ministri chi con lei non ci vuole andare e non vorrebbe chi invece insiste per esserci. Il rebus è ancora da sciogliere.  

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