EditorialiOpinioniAnalisiInchiesteIntervisteScenariFirme
midTerm 2022

8 novembre, gli Usa oggi al voto: il banco di prova di Joe Biden

Si rinnova la Camera e un terzo del Senato: per cosa si vota, i sondaggi, chi si recherà alle urne e le conseguenze. Pesa l’influenza russa sull’esito

8 novembre, gli Usa oggi al voto: il banco di prova di Joe Biden

Il giorno delle elezioni di MidTerm è arrivato.

Oggi gli statunitensi vanno al voto per un appuntamento che, secondo gli analisti, non è mai stato tanto importante. Non si tratta solo di rinnovare la Camera e parte del Senato, ma di capire che margine di azione potrà avere il presidente in carica, Joe Biden, nei prossimi due anni, fino alla fine del suo mandato, in vista del quale l’ex inquilino della Casa bianca, Donald Trump, ha annunciato una possibile ricandidatura.

I sondaggi sono sfavorevoli al Partito Democratico e per questo anche Barack Obama è tornato sui palchi per esortare ad andare al voto e scongiurare l’astensionismo, specie tra i democratici stessi. Joe Biden, invece, negli ultimi giorni ha usato più volte la parola “democrazia”, paventando un pericolo in caso di successo dei Repubblicani. In questo quadro è tornato anche l'allarme di influenze straniere (russe) sull'esito della consultazione. 

 

Come si svolgono le elezioni di metà mandato

Le elezioni di MidTerm riguardano soprattutto i parlamentari della Camera che sono eletti per mandati biennali, quindi oggi si vota per rinnovare tutti i 435 seggi.

Si scelgono, però, anche alcuni senatori, che invece eletti per mandati scaglionati e della durata di sei anni: i seggi da rinnovare sono un terzo 100 complessivi.

 

Perché il voto è importante: il rischio dell’“anatra zoppa”

Se dovessero cambiare le maggioranze ci sarebbero conseguenze dirette sull’attività parlamentare. Il partito di maggioranza, infatti, determina chi guida le delicate Commissioni legislative e detta anche l’agenda politica del Congresso. Il rischio paventato dal Partito Democratico è quello di avere una cosiddetta “anatra zoppa”, ossia un Presidente che non ha il sostegno del Congresso e quindi ha possibilità di azione ridottissima.

 

Cambiano anche i Governatori

L’Election day, come è definito l’8 novembre, è anche l’occasione per votare per molti Governatori di Stati federali e altri amministratori locali. (sindaci, giudici e funzionari, ecc.).

La loro importanza non è secondaria, dal momento che ad esempio molte leggi sono statali e non federali. Non solo: l’appoggio dei Governatori diventa spesso fondamentale (ma anche cartina tornasole) in vista delle elezioni presidenziali del 2024.

 

I sondaggi della vigilia

Una delle agenzie di rilevazione ritenuta tra le più affidabili, la FiveThirtyEight, stima che i Repubblicani siano nettamente favoriti, non solo alla Camera dove otterrebbero la maggioranza in maniera piuttosto facile: si indica, infatti, l’85% di possibilità di vittoria contro il 15% dei Dem), che si tradurrebbero in 231 seggi per i repubblicani contro 204 per i democratici.

Ma in bilico c’è anche il Senato. Decisivi sarebbero, non a caso, alcuni Stati-chiave: tra questi la Pennsylvania, attualmente controllata dai repubblicani, il Nevada, ma anche la Georgia.

 

L'importanza dei giovani e il rischio di interferenze (russe)

Decisivi potrebbero essere i giovani tra i 18 e 29 anni, tra i quali il numero di votanti è cresciuto negli anni e che potrebbero essere orientati maggiormente verso il Partito Democratico. Coloro che si erano registrati per votare alle ultime elezioni erano circa il 15% dell’elettorato totale e avevano supportato Joe Biden, tanto da risultare decisivi per il suo arrivo alla Casa Bianca.

Secondo gli esperti di sondaggi, compreso l’istituto CIRCLE, il voto degli under 30 (circa 8,3 milioni i giovani di 18 e 19 anni) potrebbe rappresentare un contributo importante alla causa democratica.

Sempre che non si abbatta lo spettro dell’influenza di attori esterni sull’esito delle elezioni, a partire dalla Russia. Secondo il New York Times, tra i responsabili principali delle interferenze ci potrebbe essere la Internet Research Agency dell'oligarca Ievgheni Prigozhin, meglio conosciuto come "lo chef di Putin".

"Abbiamo interferito, stiamo interferendo e continueremo a interferire" nelle elezioni Usa, "attentamente, accuratamente, chirurgicamente e a modo nostro, perché noi sappiamo come fare". Così ha detto Prigozhin, importante imprenditore russo del settore della ristorazione, legatissimo a Vladimir Putin.

Lo ha dichiarato in un post diffuso su VKontakte (il social più diffuso in Russia), mentre lavora ufficialmente nella sua azienda di catering, la Concord, aggiungendo: "Nelle nostre operazioni di precisione, asporteremo in una volta sola il fegato ed entrambi i reni".

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA