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Alleanze da riscrivere

Regionali, Pd diviso tra strade già battute e l’intesa col Terzo Polo

Nel Lazio verso la candidatura “unitaria” di D’Amato, in Lombardia dopo il ‘no’ su Moratti riprende quota l’asse delle politiche, quello con Verdi e Si

Regionali, Pd diviso tra strade già battute e l’intesa col Terzo Polo

Vecchi schemi e qualche esperimento nuovo per sondare il terreno, e valutare se in futuro l’alleanza tra Dem e Terzo Polo di Calenda e Renzi potrà davvero reggere e, soprattutto, risultare vincente. E’ tutta qui la sintesi della linea politica che potrebbe scegliere di seguire il Pd di Enrico Letta in attesa del congresso, con cui si decideranno in primavera l’indirizzo politico e le future alleanze del partito.

 

L’imminenza delle elezioni in due delle Regioni più importanti del Paese, Lombardia e Lazio, potrebbe spingere il Nazareno verso scelte non coerenti ma che, piuttosto, tengano conto delle diverse condizioni contingenti che si sono venute a creare nei due territori. La discussione è ancora aperta ma nel Lazio la candidatura - ancora in alto mare fino a qualche giorno fa - di Alessio D’Amato, assessore uscente alla Sanità, sembrerebbe prendere quota. Domani Nicola Zingaretti, eletto alla Camera, firmerà le dimissioni da presidente della Regione e da quel momento un’accelerazione su alleanze e candidature sarà d’obbligo. “Non sarò il candidato del Terzo Polo”, dichiara oggi D’Amato, “ma candidato unitario”. Sulle alleanze, spiega, “vediamo, c'è una discussione in corso” e ricorda che “alle ultime elezioni regionali il centrosinistra unito vinse, i Cinque Stelle andarono per conto loro. Quello che conta sono poi i risultati, il rendiconto rispetto ai cittadini, creare la massima unità possibile”.

 

Dopo le politiche del 25 settembre, archiviato il ‘campo largo’ a livello nazionale, un accordo tra Nazareno e M5S è escluso anche per le regionali. La rottura col Movimento - Giuseppe Conte ha lanciato ieri non poche bordate nei confronti dei Democratici escludendo la possibilità di intese – è per ora destinata a durare. Conte porterà i Cinque Stelle nuovamente verso la corsa in solitaria, sicuro che si tratti di una scelta vincente, che lo ha già premiato per la rappresentanza in Parlamento. Dunque, nel Lazio, tutto lascia pensare che il ‘patto’ tra Calenda e Letta, che fu rotto all’indomani dell’accordo del Nazareno con Verdi e Sinistra italiana, possa rivivere. I due leader (chissà se Renzi ne è davvero contento) potrebbero davvero riannodare i rapporti tra liberal progressisti e liberal riformisti.

 

Ma se nel Lazio la candidatura di D’Amato, lanciata proprio da Calenda, alla fine potrà agevolare un accordo, in Lombardia l’ipotesi di Letizia Moratti candidata unitaria è destinata a tramontare. La forte connotazione di centrodestra dell’ex sindaca ed ex ministra di Berlusconi, proposta dal leader di Azione, per il Pd rende impossibile qualsiasi appoggio. Svanita è anche l’ipotesi Carlo Cottarelli, che in un’intervista ha spiegato il suo passo indietro per l’assenza di “una proposta di alleanza ampia tra liberal democratici e social democratici (tradotto tra Pd e Terzo Polo)” e “per il sostegno del Terzo Polo a Moratti”.

 

A questo punto sembra scontata una corsa con gli stessi alleati delle politiche, ovvero Verdi e Si, ma senza nomi di grido. Questo significherebbe per i Dem percorrere una strada già battuta e la sconfitta certa. Anche questo è un problema legato all’identità. Dopo il congresso difficilmente si potrà continuare a mettere in campo dei meri tentativi, senza un una linea che tenga conto, sì delle circostanze, ma anche di principi e programmi cui far riferimento.

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