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Lo scontro politico sui migranti

Francia-Italia ai ferri corti. Dovrà intervenire di nuovo Mattarella?

Tensione altissima tra Roma e Parigi. Una rottura potrebbe compromettere il Trattato del Quirinale. Così l’Italia si isola e butta all’aria il lavoro fatto

Francia-Italia ai ferri corti. Dovrà intervenire di nuovo Mattarella?

Potrà il presidente Mattarella ricucire lo strappo tra Francia e Italia sulla vicenda dei migranti? In queste ore i passeggeri della Ocean Viking stanno sbarcando nel porto di Tolone, ma sappiamo che la reazione di Parigi nei confronti delle ultime mosse e dichiarazioni dell’esecutivo di Giorgia Meloni è stata durissima. Il governo francese accusa l’Italia di essere stata “disumana” imponendo il divieto di sbarco per le navi delle Ong, e annuncia la sospensione dell’accordo sulla redistribuzione dei migranti, che prevede l’accoglienza di 3.500 rifugiati, attualmente in territorio italiano. L’esecutivo d’Oltralpe rafforzerà, inoltre, i controlli alla frontiera con l’Italia aumentando le dotazioni di agenti di 500 unità. Dunque, in questo moment, i rapporti tra i due Paesi sono davvero tesi. Il filo è sottile. Soprattutto sembrano aver perso peso due anni di importanti relazioni bilaterali. 

 

Il presidente della Repubblica è stato il principale fautore, insieme all’ex premier Mario Draghi, di un avvicinamento progressivo tra Parigi e Roma, che ha trovato la sua conclusione nel Trattato del Quirinale per la cooperazione bilaterale rafforzata, firmato il 26 novembre 2021 proprio nell’ex residenza dei Papi. Il Trattato ha suggellato un cambio di rotta, non solo negli equilibri tra Italia e Francia, ma anche in Ue, andando ad aprire un nuovo varco negli assetti di Bruxelles rispetto all’asse che durava dal 1963 tra Francia e Germania. Non che l’amicizia, sempre particolarmente forte tra Parigi e Berlino, confermata con il timbro sul Trattato dell’Eliseo nel 1963, e 56 anni dopo con quello di Aquisgrana, sia mai venuta meno. Una ipotesi del genere non è configurabile in Ue. Ma, certamente, i nuovi accordi di cooperazione tra Italia e Francia avevano creato nell’ultimo periodo un’ottima e continuativa collaborazione tra i due Paesi, consolidata da una sintonia personale di Emmanuel Macron con Sergio Mattarella e Mario Draghi.

 

Tuttavia c’è un’immagine che forse già annunciava, più di quanto potessimo immaginare, la direzione diversa che il cammino Francia-Italia avrebbe imboccato. La sera del 23 ottobre il faccia a faccia informale, sulla terrazza di un hotel di lusso a Roma, tra Macron e Giorgia Meloni, è stato immortalato da una foto. Il capo dell’Eliseo algido, per niente entusiasta, stringe la mano a una sorridente neo-inquilina di Palazzo Chigi. Un’immagine (col senno di poi) più eloquente dei comunicati seguiti all’incontro. Da parte francese, come da quella italiana, si è parlato di “cordialità” e “prosecuzione del lavoro comune”. Tant’è che alla Cop27 del Cairo, a vicenda sbarchi in corso nelle acque di Catania, Macron ha assicurato all’Italia aiuto e collaborazione. Ma non si aspettava che dopo qualche ora, l’aver accettato di accogliere in uno dei suoi scali la Ocean Viking, sarebbe stato salutato dal governo Meloni come una vittoria della “linea dura” italiana a scapito della Francia. 

 

Adesso la situazione è particolarmente delicata. Per diverse ragioni. Innanzitutto perché il dossier migranti riguarda la vita e i drammi di persone in carne ed ossa. Fare strategia politica sulla loro pelle per risolvere l’annosa questione tra Paesi membri è un’indecenza, per tutti. In secondo luogo, nei rapporti internazionali non ci si può muovere come un elefante in una cristalleria. Tanto meno si possono mettere le ragioni della propaganda interna in cima alle priorità, rischiando di pregiudicare il lavoro, lungo e faticoso, che altri hanno fatto per costruire un dialogo proficuo e di amicizia con Paesi fondamentali, come appunto la Francia. Un lavoro che Mattarella e Draghi hanno portato avanti per restituire centralità al ruolo dell’Italia. Più amici si hanno in Ue maggiore è la possibilità di ottenere consenso su questioni cruciali, come i fenomeni migratori, rispetto ai quali non c’è dubbio che l’Italia ha le sue ragioni nel chiedere più aiuto da parte degli Stati membri.   Ma con la conciliazione, con la diplomazia, non con mosse o dichiarazioni che possono poi provocare controreazioni e andare a toccare equilibri interni ed esterni. 

 

Il ministro dell'Interno francese Gerald Darmanin, non ha solo annunciato di aver sospeso l’accoglienza prevista di 3.500 rifugiati che sono in Italia, ma ha invitato “tutti gli altri partecipanti” al meccanismo di ricollocamento, “in particolare la Germania”, a fare altrettanto. Il titolare italiano degli Esteri, Antonio Tajani, ha parlato di “reazione sproporzionata”, mentre per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, “L’Italia è stata lasciata sola”. Di certo ora l’Italia è più isolata. Macron e Mattarella però hanno sempre avuto un buon rapporto. Non è escluso che proprio il capo dello Stato dovrà mettere in campo la sua opera di mediazione per rimuovere lo scoglio politico che oggi si frappone tra Roma e Parigi. Ed evitare che il dossier migranti precipiti come una valanga su tutte le altre questioni aperte a Bruxelles, comprese energia, modifiche al Pnrr, riforma delle regole di bilancio.

 

Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane. Non è nemmeno un mese che il nuovo governo italiano è in carica. Cominciare sfidandosi con i francesi non è un punto a favore del dialogo per raggiungere obiettivi comuni.

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