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Il punto sull’esecutivo Meloni

Gli inciampi del primo mese. E ora il test più importante: l’economia

La campagna elettorale è finita da un pezzo, serve maturità di governo. Non basteranno gli aiuti previsti dalla manovra di Bilancio senza una visione

Gli inciampi del primo mese. E ora il test più importante: l’economia

Ci sono stati errori e questioni mal poste. Dalla norma anti-rave scritta frettolosamente e male, che ha suscitato evidenti dubbi di legittimità costituzionale (il ministro Matteo Piantedosi ha già detto che verrà riformulata) alla vicenda Ocean Viking, che ha scatenato – per una smodata corsa all’interno dell’esecutivo ad intestarsi la vittoria della linea dura contro le Ong - un serissimo incidente politico e diplomatico con la Francia. Poi l’idea di alzare il tetto al contante inserendo le nuove norme in un decreto legge (il presidente Mattarella ha fatto notare che non c’erano i requisiti di ‘necessità e urgenza’ previsti dall’articolo 77 della Costituzione) e, ancora, la gaffe del sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, scettico sull’efficacia dei vaccini

 

Questo primo mese di governo Meloni non è stato dei migliori e la competizione che Matteo Salvini ha ingaggiato nei confronti della premier non aiuta. Ma il tempo della campagna elettorale è terminato. Il Paese, più che battaglie di bandiera, ha bisogno di una classe politica che si ponga ben altri obiettivi nell’interesse di tutti.

 

L’esecutivo sta dimostrando più di qualche fragilità in politica interna ed, evidentemente, nello scacchiere europeo.  Meglio è andata nelle due uscite internazionali della premier, Cop 27 di Sharm el Sheikh e G20 in Indonesia, ma non dimentichiamo che siamo di fronte a una congiuntura economica complicatissima. Il banco di prova più rilevante sarà senza dubbio la politica economica nazionale. Oggi la Bce, per voce della presidente Christine Lagarde, ha annunciato che i tassi verranno alzati ancora fino a quando l’inflazione non calerà al 2%. Tutte le Banche centrali si stanno muovendo in questa direzione, ma è noto che l’aumento del costo del denaro potrebbe avere ripercussioni sulla crescita. In Italia significherebbe disperdere i risultati raggiunti dal precedente governo, che pure a fine pandemia era riuscito a far decollare il Pil oltre le più rosee aspettative. Ha contato certamente l’‘effetto rimbalzo’ ma la crisi galoppa e denota, adesso, la straordinarietà del momento. 

 

Non basterà la politica monetaria a tamponare l’inflazione che, in Italia, ha raggiunto la soglia del 12,5%. Né saranno sufficienti misure di sostegno a famiglie e imprese alle quali, peraltro, il governo destinerà i due terzi delle risorse della manovra di Bilancio da 32 miliardi, di cui 21 in deficit. Ciò che è urgente una visione, una strada da seguire, sì per fronteggiare il caro-energia, ma soprattutto per pianificare quelle misure macro-economiche che aiutino a risollevare le sorti del Paese e a riequilibrare distorsioni e disuguaglianze. Una cornice di interventi che possano gettare nuove basi per il futuro.

 

Si cominci a pensare, ad esempio, a interventi mirati per chi è davvero in difficoltà, chiedendo a chi non lo è di fare sacrifici per il bene comune. E si considerino gli effetti del costo delle materie prime sull’economia reale, quindi sulle produzioni. Come si farà a non perdere imprese e posti di lavoro in un’epoca in cui il denaro si genera quasi riducendo le prestazioni lavorative, perché è più forte il capitalismo finanziario di quello industriale? A queste e ad altre domande, drammatiche, il governo di destra è chiamato a dare risposte. In questa ottica, alzare il tetto al contante a 5mila euro non ha alcuna utilità. Tanto meno può averla alzare un muro sui migranti, interrompendo il dialogo con partners europei con cui è bene sostenersi vicendevolmente.

 

Non sono i disperati sulle barche delle Ong il problema dell’Italia che, ricordiamolo, ha fatto dell’umanità e dell’accoglienza uno dei suoi tratti distintivi nel mondo. Oggi siamo un Paese che sta affrontando, insieme al resto dell’Europa, e di molti altri Stati a livello globale, una crisi inedita. E abbiamo una guerra, dagli esiti ancora incerti, che si combatte al confine orientale del continente. La priorità deve essere costruire ponti e nuove occasioni di collaborazione per affrontare le sfide che abbiamo davanti. A partire da un’economia più giusta e più attenta ai bisogni dei deboli della società. Serve a noi e serve all’Ue

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