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Il disastro di Ischia

A tutto c’è un limite, distinguere sempre i fatti dalle opinioni

Ridda di dibattiti e interpretazioni sulla tragedia che si è consumata a Casamicciola. Il caso delle parole dell’ex premier Conte sul ‘condono-non condono’

A tutto c’è un limite, distinguere sempre i fatti dalle opinioni

La frana che ha colpito Casamicciola, ad Ischia, è una tragedia che ancora una volta ci fa contare morti e feriti per disastri annunciati, che chiamano in causa il dissesto idrogeologico, ma anche le colpe dell’uomo, ancora convinto con ostinazione che la natura si lasci domare a suo piacimento. Tuttavia il dramma che vive in queste ore una delle più belle isole che abbiamo ci consegna anche qualcos’altro su cui riflettere. E’ l’immagine di un Paese in cui le opinioni vengono prima della verità oggettiva. Un Paese in cui sempre di più ci si sente autorizzati a chiamare le cose, che un nome ce l’anno, col nome che si vuole.

 

A Ischia si continua a scavare. Le vittime accertate in questo momento sono sette, tra cui un neonato e due bambini, mentre i dispersi sono cinque. Su quella colata di fango, che dalla montagna è arrivata a valle mischiandosi all’acqua del mare, e che ha spezzato vite umane, la politica si interroga e dibatte. Amministratori, rappresentanti delle istituzioni, ex uomini di governo spiegano, parlano in tv, danno la propria versione di ciò che è accaduto, di ciò che ha funzionato e di quello che tragicamente si è inceppato. Ma colpisce un elemento, che sta diventando costume consolidato nell’Italia degli ultimi anni: un soggettivismo dilagante che supera l’oggettività, come se ciò che accade potesse sempre essere interpretabile, potenzialmente discutibile e suscettibile di divagazioni che allontanano dai fatti, che vanno invece considerati per quello che sono

 

Un esempio. Hanno scatenato reazioni durissime le affermazioni dell’ex presidente del Consiglio, ora leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte. Nel corso di una trasmissione su Rai 3 l’ex premier, a proposito del decreto sul Ponte di Genova varato dal suo esecutivo nel 2018, che conteneva anche disposizioni per l’isola d’Ischia, ha dichiarato quanto segue: “Non era affatto un condono l’articolo 25. Ma una procedura di semplificazione”.

 

Peccato che la parola ‘condono’ figuri nel titolo dell’articolo, per cui chiamarlo in altro modo sembra davvero una giravolta verbale lontana dalla sostanza delle cose. Conte ha insistito: “Ci trovammo di fronte a un blocco totale con richieste di condono nell’isola per circa 27.000 abitazioni su 60mila totali”. L’articolo 25 “non è un condono ma ha definito la procedura alla luce della legislazione già vigente per esaminare quelle pratiche, dare una risposta”. Queste dichiarazioni hanno immediatamente scatenato, a ragione va detto, la reazione di alcune forze politiche. Anche se poi la polemica, come era da aspettarsi, ha preso il sopravvento. 

 

Basta ascoltare in questi giorni la ridda di pareri, pensieri, e analisi che vengono espressi. Qualcuno ha la memoria corta (la Lega era al governo con Conte nel 2018), qualcuno prova a tirarsi fuori dal mega partito, molto trasversale, della legislazione condonistica. Più si osserva il dibattito scaturito dal dramma di Casamicciola, più viene da pensare che, oltre alla piaga dell’abusivismo e della diffusa illegalità in campo edilizio, questo Paese debba abbandonare la pratica della ‘libera interpretazione’ degli eventi e dei rimpalli di responsabilità. Ripartire dai fatti fa parte del rispetto delle regole. Restituire peso alle parole significa attenersi alla realtà-verità. La confusione è uno strumento in mano all’ignoranza e all’illegalità. La trasparenza, invece, può dare una mano all’Italia che, forse, è ancora in tempo per sanare le ferite del territorio, che ne è il corpo, e del suo pensare ed agire, che ne sono l’anima.

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