L’allarme

Colf e badanti, arriva la stangata: aumenti fino a 2.000 euro nel 2023

I rincari sono legati agli aggiornamenti delle retribuzioni in base alla variazione dell’indice Istat. Lo stipendio crescerebbe anche di 125 euro al mese

Colf e badanti, arriva la stangata: aumenti fino a 2.000 euro nel 2023

Non bastavano i rincari generalizzati sull’energia e anche sui beni di largo consumo, come gli alimentari. Con il 2023 si profila l’arrivo di una nuova stangata, che potrebbe interessare le famiglie che si avvalgono di colf e collaboratrici o collaboratori domestici.

A causa dell’adeguamento delle retribuzioni all’inflazione, che è cresciuta di oltre l’11%, lo stipendio per una colf potrebbe aumentare del 9%, il che significa dover sborsare circa 125 euro in più al mese.

Calcolando l’intero anno significa che una famiglia che si avvale dell’aiuto di una donna o un uomo per tenere pulita la casa o anche di una badante per un parente non autosufficiente dovrà mettere in conto di spendere fino a 2.000 in più.

 

La stangata a causa dell’inflazione

Lo stesso effetto, naturalmente, si avrà anche per tutte quelle famiglie e quei genitori (anche single o separati) che si affidano a una baby sitter. L'allarme è arrivato dalla Fidaldo, la Federazione italiana dei datori di lavoro domestico, che ha spiegato: "Siamo molto preoccupati perché il tempo per intervenire stringe".

 

Quando scattano gli aumenti

La data fatidica a partire dalla quale è previsto un adeguamento delle retribuzioni minime in base alla variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo è il 1° gennaio 2023. Si prevede un aggiornamento che tenga conto dell’incremento dell’inflazione in un anno, con un costo della vita che mediamente è lievitato di 11 punti percentuali.

A compensare i rincari, ma solo in parte, potrebbero essere anche gli adeguamenti delle pensioni. Per questo è scattata una corsa contro il tempo.

 

Il Governo corre ai ripari

Entro il 20 dicembre il ministero del Lavoro convocherà la Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo, in base all’art. 38 del Ccnl. Se non si riuscisse a trovare un accordo, scatterebbe l’aumento in via automatica. “L’auspicio è che attraverso un confronto con le parti sociali si possa arrivare ad uno scaglionamento nel tempo di questi incrementi, che peseranno sui budget familiari già gravati dagli aumenti del prezzo del gas e delle bollette", spiega la Federazione, che invoca la necessità di aumenti scaglionati nel tempo e di una defiscalizzazione del lavoro domestico. Secondo il presidente dell’associazione, Alfredo Savia, si tratta di una misura necessaria "per scongiurare il rischio di incremento del lavoro nero, fenomeno preoccupante che rischia di dilagare qualora le famiglie dovessero trovarsi nelle condizioni di non riuscire a far fronte a questi aumenti vertiginosi".

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