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Il congresso

La Schlein anti-Meloni? Quanto sono cambiate destra e sinistra

L’ex vice di Bonaccini in Emilia ufficializza la candidatura alla guida del Pd. Cercasi leader di un partito che deve scegliere cosa e chi rappresentare

La Schlein anti-Meloni? Quanto sono cambiate destra e sinistra

Le buone intenzioni ci sono, a partire da quella che riguarda le correnti interne che “vanno scardinate”. Elly Schlein è una giovane donna che si mostra molto navigata quando parla. Un misto di politichese e speranza che potrebbe piacere a buona parte dei militanti della sinistra interna del Pd, anche se figure di riferimento dell’area (vedi l’ex ministro Andrea Orlando) ancora non si sono espresse. L’ex vice presidente della Regione Emilia Romagna ha ufficializzato ieri la candidatura alla segreteria del Partito Democratico. Prenderà, dunque, la tessera ed entrerà con tutti i crismi nella corsa per la guida del Nazareno, dopo essere stata eletta alla Camera come indipendente.

 

Molti parlano di lei come l’anti-Meloni. Sicuramente le due donne sono molto distanti ideologicamente: madre, cristiana e patriottica Meloni, donna che ama un’altra donna, femminista ed ecologista Schlein. Due modelli, due storie. Con un paradosso. Donna del popolo ma di destra la primadonna di estrazione borghese ma di sinistra la seconda. Un dato che è specchio di una politica che si è trasformata negli ultimi due decenni, fino a perdere nelle sue polarità le connotazioni originarie. Meloni e Schlein ritratto di un Paese che cambia. Conservatrice, tradizionalista e nazionalista la premier che viene dal quartiere Garbatella, tra i più popolari della capitale. Progressista, ambientalista, e contro le disuguaglianze sociali la figlia del ceto agiato.

 

La candidata alla guida del Pd sfiderà Stefano Bonaccini, il suo presidente alla Regione, che ha l’appoggio del sindaco di Firenze, Dario Nardella, e dei tanti amministratori locali del nord e dell’asse tosco-emiliano. Ma quali sono i target di riferimento dei candidati? A chi parlano, a chi si rivolgono? Per quanto riguarda i posizionamenti non c’è dubbio che il governatore è forte al centro. Base riformista, la corrente che fa capo a Lorenzo Guerini lo appoggia fin dall’inizio. In più si sono aggiunti Enrico Letta e i suoi. La neo-candidata dovrebbe essere favorita a sinistra, ma non piace troppo ad alcuni big che, infatti, non si è ancora espressi. In compenso c’è Area dem di Dario Franceschini che ha rotto gli indugi e, con sorpresa di molti, ha deciso di uscire allo scoperto e sostenerla.

 

Tuttavia, mai come stavolta, il percorso congressuale e l’elezione del segretario si giocheranno sulla capacità dei candidati di fare un passo in più. Ovvero, conquistare consenso a seconda dell’identità che intendono costruire per ridare al Pd slancio verso il futuro. Più di Bonaccini, Schlein rappresenta un elemento di novità, seppure fuori dalla storia dem. Ma la sua forza è anche una debolezzachiamare un papa straniero per guadare la fase di crisi interna suscita in molti militanti un senso di diffidenza e di estraneità. La sfida è aperta, su molti fronti. Il Pd non ha bisogno solo di un segretario ma di un leader che lo porti fuori dal pantano in cui è finito e convinca chi votava il simbolo e oggi non lo vota più a ritornare sui suoi passi.

 

In ballo c’è la rifondazione di una formazione politica che, se si lascerà offuscare dai post grillini di Giuseppe Conte, è destinata all’agonia. La via è ritrovare valori identitari per riconquistare i ceti deboli che oggi si sentono più rappresentati a destra che a sinistraLa battaglia per l’identità è su questo terreno. Non è solo questione di scegliere cosa fare ma anche chi rappresentare.

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